Finisce oggi la bellissima mostra della Fondazione dell’Albero d’Oro di Venezia su Nicolò Manucci, il Marco Polo deIl’India. Sottotitolo, esplicativo: Un veneziano alla corte Moghul nel XVII secolo, il progetto espositivo dedicato al racconto della vita e dei viaggi del grandissimo Nicolò Manucci (1638-1720), veneziano di umili origini che spinto dal desiderio di esplorare il mondo a soli 14 anni si imbarcò a Venezia nel novembre 1653 alla volta dell’Oriente, nascosto nella stiva di una tartana, senza fare più ritorno.
Per raccontare l’avventura umana e l’atipico viaggio di Manucci, grazie alla curatela di Antonio Martinelli e Merco Moneta, sono stati riuniti per la prima volta a Palazzo Vendramin Grimani l’intero suo lascito, costituito, oltre che dal Libro Rosso e dal Libro Nero, dai due manoscritti che compongono la versione originale della Storia del Mogol e le loro successive trascrizioni, operazione resa possibile dalla collaborazione tra la Bibliothèque nationale de France di Parigi, la Staatsbibliothek di Berlino e la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.
La mostra ripercorre le tappe salienti della vita del viaggiatore veneziano attraverso un percorso che riunisce manufatti ed elementi decorativi di diverse epoche e una selezione di riproduzioni e di installazioni digitali dei manoscritti che permetterà di scoprire tutte le pagine dei testi e la ricchezza dei colori e delle illustrazioni di un mondo scomparso. Si intende così offrire lo sguardo di un testimone privilegiato della storia e della ricchezza culturale dell’India Moghul. Il corpus del lascito di Nicolò Manucci, composto dal Libro Rosso e dal Libro Nero, dai due manoscritti che compongono la versione originale della Storia del Mogol e le loro successive trascrizioni, verrà esposto nelle sale del primo piano nobile di Palazzo Vendramin Grimani e sarà consultabile grazie a dei supporti digitali.
I visitatori hanno avuto modo di conoscere lungo il percorso espositivo i più importanti aspetti di questa straordinaria vicenda umana e letteraria, ma potranno inoltre osservare da vicino tutte le carte che costituiscono il grande lascito culturale trasmesso da un uomo che non era né uno studioso né un letterato, ma che era tuttavia dotato di intelligenza, curiosità e tenacia tali da non smarrirsi davanti al compito gigantesco che si era prefissato. Manucci ha inteso scrivere la storia dell’immenso impero Moghul, raccontandola nei suoi diversi aspetti politici, militari, religiosi, sociali e culturali. Riservandovi all’interno, sparsi tra le pagine, non pochi momenti ed episodi della sua autobiografia.