Print Friendly and PDF

Frankenstein (a love story), creatore e creature d’amore

© Margherita Caprili
© Margherita Caprili

“Frankenstein (a love story)”, il nuovo spettacolo dei Motus – la compagnia nomade e indipendente, in costante movimento tra Paesi – coprodotto da ERT, è andato in scena alla Triennale di Milano dal 22 al 26 novembre

Diretto da Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande, con la drammaturgia di Ilenia Caleo, parte dal romanzo Mary Shelley per raccontare una storia nella storia, c’è il piano della scrittrice inglese e quello di Frankenstein e i due sono destinati a mescolarsi. Il lavoro di Motus parte dal corpo nudo che diventa funzionale al racconto come specularmente al centro dell’opera c’è il corpo della Creatura.

Il romanzo “Frankenstein” di Mary Shelley esplora profondamente il tema della creazione attraverso la storia del dottor Frankenstein e della sua creatura. La narrazione affronta le implicazioni etiche, morali e psicologiche della creazione di una vita artificiale. Ciò può essere interpretato in vari modi, includendo il parallelismo con la creazione artistica, scientifica, intellettuale e genitoriale.

La commistione con altri linguaggi, come la danza, strettamente correlata al corpo, e la musica, diventano imprescindibili per trasmettere emozioni, tensioni e la complessità delle relazioni tra i personaggi.

Nello spettacolo tre figure – Mary Shelley rappresentata da Alexia Sarantopoulou, Victor Frankenstein da Silvia Calderoni, e la Creatura interpretata da Enrico Casagrande – si alternano in monologhi che catturano anche frammenti del testo originale del romanzo. Si esibiscono su un palco minimalista, dove la scenografia si limita a teli di plastica bianca o trasparente che ricreano il paesaggio naturale ghiacciato e desolato.

Centrale anche il rapporto tra mostruosità e umanità, l’umanità mostruosa che non accetta il mostro contribuendo a renderlo davvero un mostro: la creatura inizialmente innocente diventa infatti mostruosa a causa della sua esperienza di respingimento e solitudine.

Lo spettacolo si chiude con un messaggio “to be continued” proiettato sullo schermo che anticipa la seconda parte del lavoro di ricerca condotto dalla compagnia attorno al romanzo di Mary Shelley, cioè il film “Frankenstein (a history of hate)”, in uscita nel 2024.

Frankenstein (A Love Story)
22–26 novembre
Triennale Milano Teatro
Motus Italia

Commenta con Facebook

Altri articoli