Dal 7 maggio al 9 settembre 2024 la Fondation Louis Vuitton di Parigi presentate contemporaneamente una mostra dedicata a L’Atelier rouge (1911) di Henri Matisse (1869-1954) e una retrospettiva dell’opera di Ellsworth Kelly (1923-2015), con oltre 100 lavori, che riunirà dipinti, sculture, fotografie e disegni.
Inoltre, nel contesto dei Giochi Olimpici di Parigi e del sostegno di LVMH a questo evento, la Fondazione presenterà una selezione di opere della sua Collezione basate sullo sport, offrendo una visione eccentrica e poetica di questo evento internazionale.
Qui sotto vi presentiamo le mostre con le parole diffuse dalla Fondation Louis Vuitton.
“Matisse, “L’Atelier rouge”
«La Fondation Louis Vuitton, in collaborazione con il Museum of Modern Art (MoMA) di New York e l’SMK – Statens Museum for Kunst di Copenaghen (Museo Nazionale d’Arte della Danimarca), ospita la mostra “Matisse, L’Atelier rouge”, dedicata alla genesi e alla storia di questo celebre capolavoro del 1911, una delle opere simbolo del MoMA sin dalla sua acquisizione nel 1949. In essa l’artista ritrae il suo studio e i dipinti, le sculture e gli oggetti decorativi che contiene. La mostra riunisce per la prima volta le opere de L’Atelier rouge da quando hanno lasciato lo studio di Matisse a Issy-les-Moulineaux. È arricchita da documenti e opere che fanno luce sul contesto di creazione e sull’avventura di questo dipinto.
La mostra “Matisse, L’Atelier rouge” è stata presentata dal primo maggio al 10 settembre 2022 al MoMA di New York e dal 13 ottobre 2022 al 26 febbraio 2023 all’SMK di Copenhagen».
«L’Atelier rouge, che ha ormai più di centodieci anni, è sia una pietra miliare nella tradizione secolare dei dipinti di studio sia un’opera fondamentale dell’arte moderna”, afferma Ann Temkin, curatorice capo del MoMA. «Questo dipinto rimane una pietra di paragone per ogni artista che si avventura a rappresentare il proprio studio. La decisione radicale di Matisse di saturare la superficie dell’opera con uno strato di rosso ha affascinato generazioni di artisti, tra cui Mark Rothko ed Ellsworth Kelly. Tuttavia, molto resta da esplorare sull’origine e sulla storia del dipinto»..
«La mostra comprende anche opere strettamente legate a L’Atelier rouge, come La Fenêtre bleue (1913) del MoMA e Grand Intérieur rouge (1948) del Mnam/Centre Pompidou, che permettono di conoscere la complessa storia della pittura di Matisse e il contesto in cui fu acquisita dal MoMA. Una ricca selezione di documenti d’archivio e fotografie, molti dei quali pubblicati ed esposti per la prima volta nell’ambito di questa mostra, fa luce sulla storia dell’opera. Infine, un filmato presenterà le più recenti scoperte sul processo di esecuzione del dipinto».
«La mostra è stata ideata da Ann Temkin, chief curator del MoMA, Marie-Josée e Henry Kravis, Chief Curator of Painting and Sculpture – e da Dorthe Aagesen, chief curator dell’SMK, con il supporto degli Archives Henri Matisse».
“Ellsworth Kelly. Formes et Couleurs, 1949-2015”
«In occasione del centenario della nascita dell’artista, “Ellsworth Kelly, Forms and Colours, 1949-2015” è la prima mostra in Francia ad avere un approccio così ampio all’opera di questo creatore fondamentale della seconda metà del XX secolo, sia in termini di cronologia che di tecniche riunite. Organizzata con il Glenstone Museum (Potomac, Maryland) e in collaborazione con l’Ellsworth Kelly Studio, la mostra riunisce oltre cento opere tra dipinti, sculture, disegni, fotografie e collage. La mostra beneficia di prestiti da istituzioni internazionali (Art Institute of Chicago, Kröller-Müller Museum, Museum of Modern Art, San Francisco Museum of Modern Art, Tate, Whitney Museum) e collezioni private».
«Ellsworth Kelly è considerato uno dei più importanti pittori e scultori astratti americani. La sua carriera, durata sette decenni, è caratterizzata dall’indipendenza della sua arte da qualsiasi scuola o movimento artistico e dal suo contributo innovativo alla pittura e alla scultura del XX secolo.
Ha tratto ispirazione dalla natura e dal mondo circostante per creare il suo stile singolare, che ha rinnovato l’astrazione nel XX e XXI secolo. A dieci anni dalla sua morte, le sue opere esercitano ancora lo stesso fascino, ben oltre i confini abituali della pittura. La Fondation Louis Vuitton ha la fortuna di poterlo testimoniare quotidianamente: il suo Auditorium ospita l’ultima opera commissionata all’artista durante la sua vita. Concepita in dialogo con i volumi dell’architettura di Frank Gehry, l’opera si estende dal sipario del palcoscenico (Spectrum VIII) alle pareti della sala da concerto, che vengono sollevate e rese vive da una serie di monocromi rossi, gialli, blu, verdi e viola».
«La mostra “Ellsworth Kelly, Form and Colour, 1949-2015” ripercorre l’esplorazione dell’artista del rapporto tra forma, colore, linea e spazio attraverso opere chiave di periodi cruciali della sua carriera.
La diversità delle opere, presentate su due piani dell’edificio e su quasi 1.500 metri quadrati, ci invita a guardare oltre l’ingannevole semplicità del vocabolario di Ellsworth Kelly e ad apprezzare un corpus di lavori di sorprendente vitalità e ricchezza. Spesso monocromatiche, con linee apparentemente rigorose, le sue opere non sono il risultato di un sistema o dell’applicazione di una regola. Sono il risultato di una ricerca visiva in cui forma e colore si fondono in modo edonistico».
«Presentata al piano terra e al piano terra della Fondation, la mostra comprende quasi 100 opere provenienti dalle collezioni del Glenstone Museum, della Fondation Louis Vuitton e di importanti musei internazionali, tra cui il Centre Pompidou, l’Art Institute of Chicago, il Philadelphia Museum of Art, il Kröller-Müller Museum (Paesi Bassi), il San Francisco Museum of Modern Art, la Tate (Londra), il Walker Art Center (Minneapolis) e il Whitney Museum of American Art (New York). Opere importanti sono state inoltre generosamente donate dall’Ellsworth Kelly Studio e da collezioni private».
La Collezione
«Nel contesto dei Giochi Olimpici e Paralimpici di Parigi e del sostegno di LVMH a questo evento, la Fondazione presenta opere della Collezione di secondo livello, o opere apparse in una mostra recente, incentrate sullo sport e sui valori universali che esso rappresenta. Queste opere, nella loro polifonia, offrono una visione eccentrica e poetica di questo evento internazionale».
Galerie 9
«Nel video Marche sur les nuages, Abraham Poincheval, come un esploratore, scruta la volta delle nuvole. Sospeso nello spazio, appare attaccato a una mongolfiera dotata di un sistema di ripresa tramite drone. Di giorno o di notte, l’artista cammina sulle nuvole, in un territorio tanto familiare quanto sconosciuto. L’esperienza richiede un impegno totale di mente e corpo e un’attitudine al rischio che rende la passeggiata tanto irreale quanto atletica.
Di fronte a questo esploratore dei cieli, una fila di sciatori di fondo si avvia lungo un sentiero, ai piedi del grandioso spettacolo delle montagne svizzere: Engadin di Andreas Gursky».
Galerie 10
«L’emblema ufficiale dei Giochi Olimpici – cinque cerchi che rappresentano i continenti – colorato per rappresentare tutte le bandiere del mondo, è servito come motivo per Andy Warhol, che ha realizzato diverse opere su questo tema in collaborazione con Jean-Michel Basquiat.
L’intervento di Basquiat in questo simbolo geometrico, che Warhol aveva ripreso dai suoi dipinti, si distingueva per l’imposizione di un volto nero al centro del gioco. Dalla vittoria di Jesse Owens nel 1936 ai pugni alzati di Tommie Smith e John Carlos nel 1969, i Giochi Olimpici sono stati in più occasioni momenti decisivi per la visibilità della comunità afroamericana. Capolavoro della mostra “Basquiat x Warhol, à quatre mains”, questo prestito è stato eccezionalmente esteso per i Giochi Olimpici e Paralimpici di Parigi».
Galerie 11
«Il kayak è un elemento ricorrente nel vocabolario dell’artista Roman Signer. Solitamente sinonimo di movimento e velocità, la barca, sospesa al soffitto, acquisisce uno status scultoreo che la ingrandisce.
In Diaspora, Omar Victor Diop si concentra sulle figure degli africani che, dal XVI al XIX secolo, hanno svolto un ruolo importante al di fuori del loro continente d’origine. Vestiti in costume e mettendo in scena se stesso, Diop li incarna, travolgendo la storia della ritrattistica. Questi attori di un’epoca passata sono inseriti in un contesto contemporaneo, attraverso dettagli anacronistici presi in prestito dal mondo del calcio: un cartellino rosso, un pallone, guanti da portiere, un fischietto».