C’è già la data e il luogo: il 20 marzo nelle sale di Artcurial a Parigi il dipartimento Antichi Maestri e Ottocento terrà la sua usuale vendita primaverile che sarà guidata da un marmo eccezionale dello scultore italiano Antonio Canova (1757 – 1822)
Stimato tra i 3 e i 4 milioni di euro, questo capolavoro faceva parte della collezione della famiglia Gourgaud. Intitolata Tête de Calliope ou Portrait présumé de Marie-Louise de Habsbourg, Impératrice des Français en Calliope, questa scultura, ispirata alla musa della poesia epica Calliope, fa parte della serie delle “Teste Ideali” che incarnano, sotto la copertura di un’identità mitica, ma sulla base di un modello reale che l’artista idealizza, una sintesi originale in omaggio all’intramontabile genio italiano. Per il busto di Calliope l’artista fa riferimento proprio alla serie delle nove antiche Muse conservata nella sala ottagonale del Museo Pio Clementino in Vaticano, museo che ha contribuito a realizzare. «Si ispira alla musa della poesia epica Calliope per creare una forma ideale di bellezza che vuole essere armoniosa, allo stesso tempo lirica, delicata, naturale e meditativa – spiegano da Artcurial – La prima versione di Calliope fu commissionata dal poeta toscano Giovanni Rosini, biografo dell’artista. Il successo di quest’opera portò ad altre prestigiose commissioni, tra cui la copia della Contessa d’Albany conservata al museo Fabre di Montpellier, e la nostra».
Nel testo “Le teste ideali di Antonio Canova” (Electa) Omar Cucciniello racconta che in questa serie Canova sperimenta, a volte anche con maggior libertà rispetto alla scultura “in grande”, i principi di un bello ideale vivificato dalla natura. Spiega che «si tratta di una serie di teste (e in seguito anche di erme) tutte femminili, raffiguranti personaggi tratti inizialmente dalla mitologia (Elena, le Muse Clio, Calliope, Erato), dalla storia antica (la Vestale, le poetesse greche Saffo e Corinna), poi anche dalla storia o dalla letteratura dei secoli moderni (Beatrice, Laura, Eleonora e Lucrezia d’Este) e infine da concetti astratti (la Pace, la Filosofia, la Riconoscenza), che nascono come soggetti autonomi e non derivano né sono propedeutiche a statue a figura intera». Lo storico dell’arte esordisce con le parole di Melchior Missirini che nell’ampia biografia di Antonio Canova pubblicata nel 1824 descrive così l’origine delle teste ideali: «Come il divino Raffaello, e tutti gli altri grandi artisti, andava il Canova in cerca dell’ammirabil bellezza, specialmente nelle sembianze; e quando s’avveniva in alcun leggiadro aspetto, di quello facea diligentemente ricordo, e poi, girandoselo per la fantasia effigiava alcune teste e busti, che veramente avresti detto tenere di una specie intelletta: così sapea egli abbellir le sembianze, e dar loro spiritualità e divinità. […] Scolpì adunque il nostro Statuario o per sua privata vaghezza, o per satisfare alle domande di quelli ai quali non potea più grandi opere concedere, o per farne dono agli amici, molti busti ideali, o imitanti la somiglianza naturale».
Antonio Canova, uno degli scultori ufficiali di Napoleone
Celebrando l’antico e domando il marmo bianco più puro al servizio della Bellezza ideale, Antonio Canova rivoluzionò la scultura del suo tempo. Ha ricevuto prestigiosi incarichi da corti straniere e la sua fama è diventata presto internazionale. Intorno al 1812, periodo durante il quale Canova scolpisce la testa di Calliope in arrivo in asta, lo scultore era all’apice della sua brillante carriera. Nominato membro dell’Accademia di San Luca a Roma nel 1810, ne diventa direttore nel 1814 e il suo laboratorio di via delle Colonnette è una tappa obbligata per tutti i collezionisti e i grandi amatori internazionali in visita nella Città Eterna.
Nonostante i disordini geopolitici, compie diversi viaggi a Parigi dove fu “invitato” da Napoleone. Diviene poi uno degli scultori ufficiali dell’imperatore e del suo entourage per il quale realizza numerose opere, tra cui il ritratto ufficiale di Napoleone e quello della sua seconda moglie Maria Luisa d’Austria nel 1810 e le Tre Grazie commissionate da Joséphine de Beauharnais nel 1810 -1813.
Gérard Hubert nel 1964, nella sua opera “Scultura nell’Italia napoleonica” ipotizzava che la Calliope di Canova si ispirasse alle fattezze di Elisa Bonaparte, sorella dell’imperatore. Il professor Mario Guderzo, dal canto suo, preferirebbe vederlo come un ritratto dell’imperatrice Maria Luisa. Questa scultura faceva parte della collezione della famiglia Gourgaud. Il generale Gourgaud (1783 – 1852) fu un fedelissimo dell’imperatore che lo seguì in tutte le sue campagne e anche nel suo esilio sull’isola di Sant’Elena dove raccolse le sue memorie. Le collezioni della famiglia Gourgaud furono disperse in una vendita organizzata nel 2001 a Parigi, in cui il busto apparve sotto il titolo “Ritratto presunto dell’imperatrice Maria Luisa”.