Dalla pittura del Cinquecento ai grandi artisti internazionali, dai maestri dell’arte moderna ai giovani emergenti: in Italia la scelta delle mostre da visitare in questi giorni tra Natale e l’Epifania è davvero interessante e variegata. Come orientarsi? Ecco alcuni consigli per rendere le feste natalizie un’occasione di arricchimento culturale.
A Milano la mostra del momento è la retrospettiva dedicata a Giovan Battista Moroni, uno dei massimi ritrattisti europei del Cinquecento alle Gallerie d’Italia. Curata da Arturo Galansino e Simone Facchinetti, “Giovan Battista Moroni (1521-1580). Il ritratto del suo tempo” non solo riunisce i grandi capolavori dell’artista, come Il cavaliere in rosa e Il sarto, ma mette a confronto le opere del Moroni con alcuni capolavori di pittori dell’epoca come Tiziano, Veronese, Lotto, Savoldo e Moretto, per contestualizzare la sua ricerca, caratterizzata da un sottile studio del volto, colto in una dimensione espressiva del tutto innovativa.
Supermercati, deserti, discoteche e stabilimenti industriali sono i protagonisti delle fotografie di grandi dimensioni dell’artista tedesco Andreas Gursky, al quale la fondazione Mast di Bologna dedica “Andreas Gursky. Visual Spaces of Today”, prima antologica italiana con 40 immagini che documentano la sua carriera, dal 1989 al 2021. Curata da Urs Stahel e Andreas Gursky e aperta fino al 7 gennaio 2024, è un’occasione unica per riflettere sulla qualità di queste opere, che dimostrano come la fotografia abbia raggiunto in questi ultimi decenni un livello di perfezione visiva incredibile. Il Palazzo dei Diamanti di Ferrara si punta invece sulla pittura del primo Novecento, con la mostra “Achille Funi. Un maestro del Novecento tra storia e mito”: una retrospettiva con 130 opere, selezionate dalle curatrici Nicoletta Colombo, Serena Redaelli e Chiara Vorrasi per documentare la qualità dell’arte di Funi (1890-1972), interprete d’eccezione del Realismo Magico.
Nelle sale rinascimentali del palazzo Strozzi a Firenze gli spazi assumono una dimensione spirituale grazie a “Untrue Unreal”, la mostra di sculture dell’artista anglo-indiano Anish Kapoor, classe 1954, curata da Arturo Galansino. Sorprendente per la sua mistica essenzialità, che ricorda i battisteri romanici, l’installazione Void Pavilion VII (2023) costruita al centro del cortile, mentre impressionante appare Svayambhu (2007), con un solido di cera rossa che si muove su rotaie attraverso una delle porte del palazzo. L’opera più poetica è Angel (1990), un paesaggio composto da rocce di ardesia ricoperte di pigmento color blu di Prussia, che le rende immateriali. A proposito di pietre, da non perdere la mostra “Storie di pietra”, aperta fino al 14 gennaio all’Accademia di Francia a Roma. Curata da Jean de Loisy e Sam Stourdzé, la rassegna presenta 200 opere d’arte suddivise in 10 sale, che raccontano il fascino che le pietre hanno esercitato su artisti e scrittori come Roger Caillois, che aveva una collezione di minerali esposti a Villa Medici. Opere di artisti storici come Guido Reni o Antonio Tempesta abbinati a Giuseppe Penone, Auguste Rodin, Tatiana Trouvè e Damien Hirst compongono una narrazione che alterna manufatti naturali e artificiali, resa a volte confusa da un allestimento non lineare e dispersivo, che non aiuta la lettura di un tema di notevole suggestione concettuale. Un problema simile è presente anche in “Favoloso Calvino”, la mostra alle Scuderie del Quirinale dedicata al rapporto tra lo scrittore Italo Calvino e le arti visive, in occasione del centenario della sua nascita. Curata da Mario Barenghi, illustre accademico e studioso di Calvino, la rassegna appare costruita come un percorso giocato sul dialogo tra scrittura e opere d’arte, dove però il rapporto appare sbilanciato, con un’eccessiva quantità di documenti, che rendono la fruizione della mostra non agevole. Una mostra concepita come un volume più che come un evento espositivo, che avrebbe forse meritato una riflessione su nuovi modelli di narrazione, meno tradizionali e più innovativi, per rendere la mostra più accessibile e sorprendente, in linea con i romanzi di Calvino.
Molto interessanti e perfettamente allestite le mostre al palazzo delle Esposizioni, dedicate al fotografo britannico Don McCullin e all’artista ucraino Boris Mikhailov. La prima, “Don McCullin a Roma”, è curata da Simon Baker e presenta una selezione di immagini in bianco e nero divise per temi e valorizzate da un allestimento sobrio e rigoroso, che comprende anche la serie dedicata all’impero romano, iniziata negli anni Duemila. “Boris Mikhailov: Ukrainian Diary”, curata da Laurie Hurwitz, riunisce 800 immagini tratte dalle serie fotografiche scattate dall’artista dal 1965 ad oggi, sempre con uno sguardo attento a temi politici e sociali. Molto curati e ben fatti entrambi i cataloghi, ricchi di contributi scientifici, a dimostrazione dell’attenzione posta dal presidente Marco Delogu verso una programmazione di livello internazionale. Last but not least, da non perdere la videoinstallazione dell’architetto Susanna Nobili sulla volta della basilica di Santa Maria in Montesanto a Roma, costruita da Bernini nel 1681, trasformata dalla Nobili in una “cartografia celestre”. Si intitola Cielo ed è accompagnata da una colonna sonora di brani di musica sacra selezionati da monsignor Walter Inserio, rettore della chiesa e committente di un’opera che si configura come un’esperienza immersiva , legata ad un’interpretazione laica e scientifica dello spazio sacro, in linea con lo spirito dei tempi.