A Cagliari l’epopea Melis: una dinastia creativa – in movimento tra pittura, illustrazione, scultura, ceramica fino all’industria di ricamo e filet – da ammirare e riscoprire.
Nel trecentesco scrigno di Palazzo di Città il genio di Olimpia, Melkiorre, Federico e Pino Melis con Una famiglia d’arte nell’isola dei colori, a cura di Giorgio Pellegrini, per ripercorrere le opere e le invenzioni di un casato della storia dell’arte in Sardegna, in mostra fino al 28 gennaio.
Quasi 200 creazioni raccontano un mondo di ricerche e fantasia nell’esposizione, in scena nel quartiere Castello, Cagliari, dedicata alla famiglia Melis. Una storia che nasce a Bosa, centro isolano legato in maniera profonda all’artigianato – porto fiorente e robusto capoluogo, città dei mille telai e ancora di provetti orafi, argentieri, muratori, mastri d’ascia, conciatori scrive Giorgio Pellegrini – dove tra fine ‘800 e inizio ‘900 nascono Olimpia, Melkiorre, Federico e Pino, quattro personalità destinate tutte alla creatività.
Ad aprire è Melkiorre Melis che con il verbo nouveau della grafica, formato tra editoria, riviste e pubblicità, guarda l’universo dell’isola. Egli lo fa con la volontà di testimoniare la nobiltà intrinseca del popolo sardo, scoperto nelle sue peculiarità etnografiche e umane, in un percorso di ricerca, conscio e inconscio, seguito da molti autori isolani, a metà strada fra mitopoiesi, esplorazione antropologica e orgoglio di appartenenza. Così si fa immagine imperiale il cavaliere isolano e la guizzante fiamma liberty arde per il nuorese Sebastiano Satta, in memoria del grande poeta di Sardegna. E così ancora la sperimentazione disegnativa di gusto europeo racconta di processioni, artigiani, vele latine e mori bendati d’argento fino alla Tellus dell’abbondanza intitolata La sposa, contornata da spighe color oro. E così avviene la fervente adesione all’arte della gens sarda.
In un cosmo di ceramica e creatività si muove Federico Melis e la scultura, invetriata, incontra il colore vivo. Ecco le magnifiche anfore a figure nere, popolate di cavalieri ed esseri meravigliosi; ecco le piastrelle istoriate di ragazze sorridenti e barbuti pastori; ecco le piccole creazioni in forma di ridenti figure e danzatrici, draghetti dentuti e principesse incoronate; ecco motivi infiniti tra déco e tradizione isolana, finiture informali e arcaicismi visionari. A dominare la scena è La sposa antica, 1930, che dalla fucina di Melis è passata alla I Quadriennale romana e ha poi vagato per approdare infine, nel ‘63 e al costo di un milione di lire, al Rettorato dell’Ateneo cagliaritano.
La storia di Olimpia Melis è la vicenda usuale e straordinaria di una volontà decisa e operosa, in grado di trasformare l’artigianato in industria: l’impegno della donna e la sua abilità hanno fatto del filet di Bosa, un manufatto tessile di remote origini medievali, il centro di un sistema economico, capace di impegnare alcune centinaia di lavoratrici. Dando nuova vitalità a queste creazioni Olimpia Melis e le maestranze bosane riescono, partendo da questo filo che si accavalla senza annodarsi e si fa elegante ricamo monocromo bianco, a elevare il prodotto artigianale ad altissimo livello ed esportare con successo il lino ricamato con il classico motivo decorativo reiterato delle pavoncelle affrontate.
Di fiabe e miti sono fatti i mondi di Pino Melis e le sue illustrazioni sono popolate da affascinanti animali e meraviglie botaniche. Nelle sue creazioni convivono leggende antiche e misteriosi paesi lontani, regni sottomarini e scorci notturni ma, se la sua inventiva riesce ad animare scene di avventura e fantasia, egli sceglie di narrare continuamente anche di una sua visione della Sardegna, insieme nobile e concreta, povera e incantata.
Scrive il curatore Giorgio Pellegrini: «Questa mostra, dedicata ai pionieri dell’artigianato artistico nell’isola, vuole essere un omaggio vibrante a tutti gli artigiani di Sardegna. […] L’esempio dei Fratelli Melis, della loro cultura figurativa, felicemente divisa tra modernità e tradizione, della loro tenace vitalità creativa, si impone dunque come modello, capace di vertebrare il futuro di questo settore strategico della nostra economia e della nostra immagine proiettata nella scena globale». Così Una famiglia d’arte nell’isola dei colori ripercorre e permette di ammirare genio e ricerca espressiva di un grande casato della storia dell’arte nell’isola, tra i più vivaci promotori immaginifici della cultura visiva, materiale e popolare sarda.