Nodo del contendere 13 opere della collezione di Gianni Agnelli, firmate da artisti del calibro di Picasso, Bacon, Monet, de Chirico, Balthus, Balla
Il nuovo anno non porta serenità in casa di una delle dinastie più celebri dell’Italia del ‘900. Come riporta il Corriere della Sera, il gip milanese Lidia Castellucci ha aggiunto un nuovo tassello all’intricata vicenda dei preziosi dipinti scomparsi dall’eredità di Gianni Agnelli. Come già noto, la contesa vede contrapporsi la figlia dell’Avvocato, Margherita, contro i propri tre figli John, Lapo e Ginevra Elkann. Nodo del contendere 13 straordinarie opere della collezione, firmate da artisti del calibro di Picasso, Bacon, Monet, de Chirico, Balthus, Balla. Capolavori stimati oltre 200 milioni di euro, ma il cui reale valore viene da alcuni fissato a oltre 2 miliardi. Che, stando alle accuse, nel 2019 sarebbero spariti da Villa Frescot e Villar Perosa a Torino e da una casa a Roma.
Ora, informa il quotidiano, “cala definitivamente sui due (involontari) protagonisti del primo atto della saga familiare dei capolavori”. Ovvero sul gallerista svizzero Giovanni Gabriele Martino e sul suo collaboratore Gennaro Martusciello. “Tacciati da un investigatore privato di Margherita Agnelli (Andrea Galli) di custodire in un caveau frontaliero a Chiasso le 13 opere”. Ma nell’ordinanza di 10 pagine la gip milanese apre nuovi scenari “su due nuovi testimoni (le governanti della moglie dell’Avvocato e madre di Margherita, Marella Caracciolo), e su una nuova macchina scenica (la banca dati del ministero della Cultura)”. Fissando in 6 mesi l’ultimo tentativo per individuare “i soggetti che si sono appropriati delle 13 opere d’arte”.