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Il sublime astratto: una riflessione molto più ampia sullo stato dell’arte aniconica

Mark Rothko, Light Cloud, Dark Cloud, 1957. Collection of the Modern Art Museum Fort Worth, Museum purchase, The Benjamin J. Tillar Memorial Trust © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp, Paris, 2023.
Mark Rothko, Light Cloud, Dark Cloud, 1957. Collection of the Modern Art Museum Fort Worth, Museum purchase, The Benjamin J. Tillar Memorial Trust © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko – Adagp, Paris, 2023.

Una polemica attorno al termine “sublime” dà il via a una riflessione molto più ampia sullo stato dell’arte aniconica. Il sublime astratto, edito da Johan & Levi, è una antologia di saggi che prende avvio dalla querelle tra Erwin Panofsky e Barnett Newman per soffermarsi sull’onda lunga di quello scontro e sul suo significato per la cultura visuale contemporanea, accogliendo le riflessioni di alcuni tra i suoi più eminenti protagonisti. La curatela del volume è di Pietro Conte.

L’incomprensione è parte integrante delle relazioni umane, e quando a comunicare sono Erwin Panofsky, il massimo teorico dell’iconologia medievale e rinascimentale, e Barnett Newman, esponente e principale teorico dell’Espressionismo Astratto, il disastro è assicurato. Soprattutto se nessuno è intenzionato a scendere a patti.

Una polemica attorno al termine “sublime”. Negli Stati Uniti in particolare questa si è voluta annunciare completamente aliena non solo nei confronti della tradizione figurativa e delle categorie del bello formale e del classicismo di stampo europeo, ma anche rispetto alla stessa arte astratta del Vecchio Continente. L’astrattismo americano aveva come obiettivo principale quello di liberarsi da ogni proporzione e dalla rigidità delle forme e della geometria, senza per questo rinunciare al contenuto, aspetto che critici e teorici come Panofsky faticavano anche solo a immaginare.

In questa antologia di saggi, curata da Pietro Conte, emergono le posizioni di sostenitori e detrattori di quella corrente che ha posto come obiettivo la costante ricerca, il tentativo di suscitare un terrore mescolato al piacere, con la perdita di tutte le coordinate e i punti fermi, esprimendo ancora, ma in modo completamente nuovo, il sublime.

Pietro Conte insegna Estetica all’Università Statale di Milano. Le sue ricerche vertono principalmente sui concetti di iperrealismo, illusione e immersività, nonché sulle differenti pratiche di contestazione e superamento delle tradizionali soglie divisorie tra immagini e realtà.

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