Un artista che ha partecipato come performer alla mostra del MoMA del 2010 “Marina Abramović: The Artist is Present” ha citato in giudizio il museo di New York, accusandolo di non aver impedito le molestie sessuali contro di lui da parte dei visitatori del museo.
Nella denuncia, John Bonafede, pittore e artista performativo con sede a New York, ha affermato di aver subito ripetute molestie sessuali da parte dei visitatori della mostra, che “era a conoscenza delle molestie sessuali in corso contro molti dei suoi lavoratori-artisti, eppure non hanno intrapreso azioni correttive per evitare che le aggressioni si ripetessero”.
I fatti, in particolare, risalgono al 2010, quando la mostra Marina Abramović: The Artist is Present rappresentava la prima retrospettiva di performance art del MoMA. Un grande appuntamento che aveva visto la partecipazione di 38 artisti performativi, che si alternavano in turni di otto ore di lavoro in cui riproducevano le opere di Abramović. C’era chi giaceva sotto uno scheletro, chi sull’uscio ostruiva l’ingresso in una sala, chi in un modo o nell’altro portavo il suo fisico (e la sua mente) al limite. Così come l’artista aveva realizzato, tempo prima, le stesse performance.
Nel maggior parte dei casi le opere erano condotte nudi, senza alcun vestito, nell’ottica di aumentare il sentimento di incontro con il pubblico. Che in qualche caso pare sia andato oltre. Giò nel 2010 alcune artiste avevano raccontato di aver subito palpeggiamenti, punzecchiature, colpi, spinte. Ma anche che il MoMA, consapevole delle criticità della mostra, scortava immediatamente fuori i trasgressori.
La questione è tornata d’attualità lo scorso anno grazie all’Adult Survivors Act di New York, che ha creato una “finestra di un anno per le vittime di molestie sessuali, avvenute quando avevano più di 18 anni, per denunciare i loro aggressori indipendentemente da quando si è verificato l’abuso”.
Ovvero il caso di John Bonafede, che ha affermato che le molestie sessuali subite gli hanno causato “anni di disagio emotivo e hanno sostanzialmente danneggiato la [sua] salute mentale, corpo, immagine e carriera”. In particolare, Bonafede era impegnato nel ricreare Impoderabilia (1977), performance in cui Abramović e il compagno del tempo Ulay si ponevano ai lati di un uscio, costringendo i visitatori a sfiorare i loro corpi per accedere alla sala.
Un’opera, e una mostra, che negli anni è stata esposta in altri importanti musei, dalla Royal Academy of Arts di Londra a Palazzo Strozzi di Firenze.