Oltre 1000 eventi che coinvolgeranno l’intera regione dell’Estonia Meridionale, fra arte, tradizioni locali, impegno civico: inaugurato a Tartu il 26 gennaio l’anno della Capitale Europea della Cultura, un progetto di ampio respiro che punta a lasciare un’eredità importante in termini di strumenti e strategie per la valorizzazione del patrimonio culturale dell’Estonia Meridionale
Con ben nove facoltà universitarie e una presenza di circa 20.000 studenti (un quinto della popolazione totale) anche dall’estero, oltre a tanti musei che spaziano dalla storia all’arte, dalla scienza allo sport, Tartu, capoluogo regionale dell’Estonia Meridionale, ha già un’importante cornice all’interno della quale organizzare l’anno da Capitale Europea della Cultura, un appuntamento atteso dal 2000, quando la città decise di tentare l’avventura. Adesso, con un budget di 26 milioni di Euro, 10 dei quali stanziati dal governo, è stato organizzato un programma che coinvolgerà non soltanto Tartu, ma anche i centri minori della regione; un progetto di ampio respiro e con una visione non limitata a un luogo e a un periodo. Si tratta invece di un punto di partenza per uno sviluppo di portata regionale, che anche dopo il 2024 continuerà a far sentire i suoi benefici effetti; nascerà infatti una fondazione che lavorerà alla promozione culturale della regione e organizzerà eventi, quali mostre, rassegne, seminari, anche nei centri minori.
Tartu è città di antica origine, nata dalla fortezza di Tarbatu (menzionata a partire dal 1030) e sviluppatasi a partire dal 122, quando i Cavalieri Teutonici, nell’ambito della crociata contro i Livoni, istituirono la diocesi di Dorpat (nome tedesco della città). Passata sotto la Svezia nel 1625, fu conquistata dall’Impero Zarista nel 1704. Distrutta quasi completamente da un incendio nel 1775, fu ricostruita nello stile neoclassico in voga all’epoca, di cui restano parecchie vestigia nonostante le nuove distruzioni della Seconda guerra mondiale. Il 2 febbraio 1920 a Tartu venne firmato il trattato con cui l’Unione Sovietica riconosceva l’indipendenza all’Estonia, anche se poi nel 1940 avrebbe militarmente riconquistate tutte le repubbliche baltiche. Fra le curiosità storiche di Tartu, anche la residenza di Michael Andreas Barclay de Tolly, generale russo di origine tedesco baltica, che combatté nelle Guerre napoleoniche. Tartu è il capoluogo dell’Estonia Meridionale, una regione costellata di laghi e foreste e sparsa di colline, che vanta anche un ricco patrimonio di tradizioni popolari, quali la sauna, il canto, i costumi diversi da villaggio a villaggio.
Questa è la cornice della Capitale Europea della Cultura, il progetto generale della quale porta il titolo di Arts of Survivals, ovvero Le arti della sopravvivenza, un titolo quanto mai attuale in un contesto difficile come quello contemporaneo.
E per raccontare come oggi si vive nell’Estonia Meridionale, è stato realizzato un ciclo di otto brevi documentari prodotti da registi indipendenti sotto il nome collettivo Arts of Survival, che affronteranno vari argomenti, dai club di robotica alla tipicità delle zone umide della regione, dalle comunità locali all’eredità di Jüri Lotman e Jaan Kaplinski, dai negozi di alimentari delle zone rurali alle aziende 2.0 di Tartu. A livello di memoria storica, invece, la mostra Washing Machine Made of Beetroot, ospitata dal Museo della Città di Tartu in collaborazione con il Museo dell’Agricoltura, documenta come nei difficili anni del comunismo la popolazione dovesse inventare soluzioni alternative per sopperire alla mancanza di quei beni come abbigliamento, accessori, mobili, materiali di consumo, eccetera che spesso dovevano essere realizzati dalle persone stesse, perché non reperibili sul mercato sovietico. Una mostra che racconta la capacità umana di creare una vita dignitosa nonostante le difficoltà imposte dai regimi autoritari.
Il programma avrà uno dei suoi punti di forza nella grande mostra Surrealism 100. Prague, Tartu and other stories, dedicata appunto al movimento fondato da André Breton nel 192, quando ne pubblicò il manifesto. La mostra, curata da Johanna Hoffmann, Kristlyn Liier e Anna Pravdova, sarà ospitata dal Museo d’Arte di Tartu, si focalizza su come il Surrealismo si sia diffuso anche in Estonia e Repubblica Ceca e abbia a suo modo documentato la capacità dei loro popoli, fra gli anni Venti e Quaranta, di sopravvivere ai rivolgimenti seguiti alla Grande Guerra, alla guerra civile (per quanto riguarda l’Estonia) e infine all’invasione nazista. La mostra, comunque, esporrà anche capolavori firmati da Dalì e altri maestri del Surrealismo, mentre il Museo Nazionale Estone ospiterà da novembre una personale del giapponese Ryoji Ikeda.
Spazio anche al teatro di riflessione civile con Business as usual, a metà fra musical e spettacolo di prosa scritto da Mehis Pihla e ispirato a un recente scandalo finanziario di riciclaggio di denaro da parte di banche scandinave in Estonia; una riflessione sulla ricchezza occidentale costruita sul sangue e sulla vita di milioni di persone del “sud” del mondo, sul denaro come fine che autorizza qualunque mezzo, sull’alto tasso di corruzione che purtroppo caratterizza buona parte della società occidentale.
Fra gli eventi che coinvolgono i centri minori della regione, e le minoranze etniche, il Kodavere Song Festival, dedicato alle canzoni popolari in lingua Kodavere; e ancora, la cittadina di Viljandi ospiterà, in ottobre, il Festival del Patrimonio, dedicato alle tradizioni popolari e alla loro armonia con la natura, un tesoro di conoscenza utile ancora oggi. Infine, fra gli appuntamenti musicali, i concerti di Sting (10 giugno) e Bryan Adams (7 luglio).
Un programma vasto per numero di eventi e di tematiche, pensato non soltanto per l’intrattenimento ma anche e soprattutto per la riflessione civica su temi importanti e urgenti quali la salvaguardia del patrimonio culturale e della biodiversità, il dialogo e l’unità dei popoli. Il programma entrerà nel vivo nel corso dell’anno, e Tartu sarà sicuramente fra le città più vivaci d’Europa.