171 espositori compongono Arte Fiera Bologna 2024, che taglia il traguardo dei cinquant’anni di vita. Qui qualche anticipazione di quel che troveremo in fiera dal 2 al 4 febbraio, 2024.
Era il 1974 quando si tenne l’edizione inaugurale di Arte Fiera Bologna. Cinquant’anni in cui l’evento ha cambiato nome (inizialmente era Fiera Campionaria) e insieme tante altre cose, rimanendo al passo con un mondo dell’arte globalizzato, iperconnesso e velocissimo. Uno scenario complesso in cui la manifestazione ha resistito, come una nave nella burrasca, senza i clamori della metropoli o i favori della sorte, fino ad arrivare al porto dei suoi primi cinque decenni di vita.
É particolarmente dolce, dunque, ritrovarla puntuale anche quest’anno, dal 2 al 4 febbraio, con 171 espositori distribuiti in quattro settori. Alla Main Section – che spazia dal Moderno e dall’arte post-bellica, storici punti di forza della manifestazione, fino al contemporaneo di ricerca, con un forte accento sull’arte italiana – si affiancano tre sezioni curate e su invito: Fotografia e immagini in movimento, Pittura XXI e Multipli.
Pittura XXI sarà nuovamente curata da Davide Ferri, Fotografia e immagini in movimento è affidata per il secondo anno a Giangavino Pazzola (curatore di Camera – Centro italiano per la fotografia, Torino). Novità invece per Multipli – la quale propone opere in edizione, spaziando dal libro d’artista al design d’autore – che vede l’arrivo del critico e storico dell’arte Alberto Salvadori. Ritorna poi Percorso: non una sezione vera e propria, ma un itinerario che collega un certo numero di stand secondo il criterio tematico del disegno. E ancora Opus Novum, l’iniziativa con cui ogni anno Arte Fiera commissiona a un artista italiano affermato un’opera inedita da presentare nel contesto della fiera. Quest’anno la commissione è andata a Luisa Lambri, artista che lavora con il linguaggio fotografico ed è nota soprattutto per le sue immagini di architetture moderniste, tanto essenziali da lambire l’astrazione.
Tornando alle proposte delle sezioni principali, segnaliamo la bipersonale di Paul Jenkins e Paolo Serra, più una scultura di Gianpietro Carlesso, che presenta la Galleria Ronchini. Partendo da quest’ultima, Curvatura 39.1, essa è realizzato in marmo di Carrara e vale 60 mila euro. Cinque i dipinti di Jenkins, tra cui spicca Phenomena Noh Veil del ’68-69, valutato 85 mila dollari. Altrettanti i lavori di Serra, tra cui spicca un Untitled rosso da 28 mila euro.
La Black Art contemporanea domina lo stand di Osart Gallery, come testimoniano alcune delle opere più preziose che troveremo esposte: Besides the Still Waters di Ikeorah Chisom Chi-FADA (11 mila euro), Umthetho Wekhaya di Feni Chulumanco (20 mila euro) e Picking up di Wilfred Timire (8 mila euro). Dep Art Gallery espone uno degli artisti del momento, Salvo, con una tela luminosa, Ottobre, valutata 75 mila euro. Accanto a lui un altro maestro della figurazione italiana del secondo dopoguerra, Valerio Adami, qui con Mnemosine machine à écrire et violon (200 mila euro). Fronte astratto rappresentato da 9 ovali bianchi di Turi Simeti (80 mila euro), quello poverista da Ferrocemento n.27 di Giuseppe Uncini (65 mila euro).
Galleria Poggiali presenta invece un progetto dal carattere istituzionale, teso a valorizzare il lavoro di artisti come Enzo Cucchi, Claudio Parmiggiani (Senza titolo, 90 mila euro), Arnulf Rainer ed Erwin Wurm. A fianco di questi trovano spazio lavori di artisti più recenti come Goldschiemd & Chiari (Untitled view, 23 mila euro) e Fabio Viale. La Galleria Giampaolo Abbondio porta con uno stand monografico di Jason Middlebrook, artista americano classe 1966. Un autore poliedrico di cui la galleria presenta dipinti e sculture realizzate con diverse tecniche e materiali. Tra queste la scultura Violet’s Infinite Possibilities, realizzata con cucchiai d’acciaio e valutata 40 mila euro. Tra i dipinti, che combinano texture geometriche e accenni figurativi, spiccano Night Breaks (16 mila euro) e Windows of Todi (16 mila euro).