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Addio a Günter Brus, performer dell’Azionismo viennese

Günter Brus, Selfpainting, 1965
Günter Brus, Selfpainting, 1965

Pittore, scrittore e performance artist austriaco, esponente dell’Azionismo Viennese: si è spento il 10 febbraio Günter Brus, all’età di 85 anni

Pioniere della body art, insieme a Otto Mühl, Hermann Nitsch, e Rudolf Schwarzkogler è stato cofondatore dell’Azionismo viennese movimento secondo il quale il corpo è il luogo dell’azione. Ha dato vita ad alcune tra le più violente, simboliche e autodistruttive performance degli anni Sessanta. E’ in questi anni che comincia a dipingere dei dipinti astratti  gestuali  ma già nel 1961 la sua ricerca è interrotta dal servizio militare. Al rientro, dopo un anno di interruzione, trova difficile tornare alla pittura e dalla fine del 1962 si concentra più sul ”gesto” del dipingere piuttosto che sull’opera finita.

Nel novembre del 1964, viene convinto da Otto Muehl a cimentarsi, con sua moglie Anni, nella sua prima Aktion (o performance) “ANA” dalla quale trae un film, primo di una lunga collaborazione con il regista Kurt Kren (b 1920). Segue la prima Aktion su se stesso “Self-painting 1: Painting by Hand, Painting by Head, Painting the Head” realizzata il mese successivo. Brus concepisce le sue Aktionen come quadri, dove il corpo occupa il centro della scena. Utilizzò l’autolesionismo, il dolore e lo shock catartico del pubblico come protesta contro la repressione culturale che la società austriaca esercitava sulle pulsioni dell’individuo. Fu arrestato due volte per le sue provocazioni contro la pubblica morale.

Tra pochi giorni aprirà la mostra al Kunsthaus Bregenz, in Austria, dal semplice titolo Günter Brus“. I lavori per l’allestimento sono in svolgimento: aprirà come previsto il 16 febbraio e sarà visibile fino al 20 maggio. QUI tutte le informazioni sulla mostra e la biografia dell’artista.

Il museo presenta per la prima volta l’opera di un azionista viennese. La mostra si concentra sulla documentazione fotografica dei suoi Happening e Performance, nonché dei suoi dipinti informali. Queste opere, spesso di grandi dimensioni, sono caratterizzate da gesti irregolari e selvaggi. Il dipinto è percepito come un atto aggressivo; è una testimonianza di disinibizione, interruzione convulsa e un impulso di morte che si fa strada in superficie. Così raccontano dal museo la sua nota performance “Wiener Spaziergang (passeggiata viennese)” il 6 luglio 1965, sulla Heldenplatz come memoriale vivente, come uomo non morto che protestava contro il clima autoritario dell’epoca: «Un uomo esce da una Citroën 2CV. È vestito di bianco e completamente dipinto con vernice bianca. Una linea scura corre lungo il suo corpo, iniziando dal piede destro e proseguendo lungo la giacca sportiva, il collo, la bocca, il naso e la parte superiore della testa, terminando sulla parte posteriore del corpo all’altezza della parte sinistra. L’uomo è un quadro vivente, una scultura ambulante. La linea nera macchia il suo corpo, lo divide e, allo stesso tempo, lo tiene insieme come una cerniera…».

 

Lo ricordiamo anche segnalandovi il bell’articolo di Teresa Macrì su Il Manifesto, clicca qui per leggerlo.

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