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Una spirale contemporanea omaggia la Colonna Traiana

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LuminitaTaranu_TermeDiocleziano-73

7 spire, considerando che in antichità, il numero 7 era considerato numero magico. Ogni Spira racconta un percorso che partecipa all’intera narrazione. Le Terme di Diocleziano accolgono l’installazione monumentale “Columna mutãtio – LA SPIRALE” dell’artista romena Luminiţa Țăranu. L’opera è un’interpretazione contemporanea della Colonna Traiana, una vera e propria spirale che vuole significare il volgersi della storia, nel dialogo tra il valore storico, artistico e archeologico della Colonna Traiana e il nostro mondo contemporaneo. La Columna è il frutto della ricerca di un denominatore comune dei valori tra passato e presente, trovando gli elementi dialoganti tra l’Antica Roma e la Dacia, proponendo riflessioni sulla memoria archeologica.

Nata per celebrare la conquista dell’antica Dacia da parte dei Romani, la Colonna Traiana è diventata nel tempo il simbolo dell’inscindibile legame storico istaurato ai tempi di Traiano, tra l’Italia e la Romania, legami che hanno continuato nel corso dei secoli; se nel passato evocava le due guerre portate dall’Imperatore Traiano contro Decebalo, il Re dei Daci, oggi il capolavoro Romano è testimonianza visiva dell’origine del popolo romeno e, nella nuova Europa, è diventato simbolo, l’espressione dei rapporti di collaborazione culturale ed economica tra i due paesi amici, la Romania e l’Italia. Situata nel Chiostro piccolo della Certosa di Santa Maria degli Angeli alle Terme di Diocleziano la Colonna intende stabilire una connessione visiva con la preziosa collezione Romana ricca di statue e reperti arcaici del Santuario degli Arvali, creando interferenze sinergiche in un campo seminato da frammenti di memoria storica, fortemente evocativi. La cromaticità dell’installazione diventa un punto di energia che richiama la vitalità del mondo Romano, invece i simboli neri presenti sul lato interno evocano il mondo neolitico pre Dacico, omaggiando la storia dell’antica Dacia e il suo popolo.

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Ci racconta l’artista: Mi sono ispirata alla dinamica concettuale di Apollodoro di Damasco, il progettista della Colonna di Traiano, che ha immaginato il fregio marmoreo come un itinerarium pictum arrotolato attorno all’asse del fusto di una colonna. Interpretando in forma essenziale la gestualità del movimento “a spirale” del fregio, ho pensato la mia installazione come uno srotolamento di un nastro, come un itinerarium pictum srotolato, ma in orizzontale. Questo aspetto dinamico è stato raggiunto attraverso la “torsione forzata” delle 7 SPIRE, realizzata attraverso approfonditi calcoli dall’Architetto Pietro Bagli Pennacchiotti che ha seguito sia il progetto strutturale dell’opera come anche il progetto di allestimento sia nel Chiostro alle Terme di Diocleziano che sulla Via Biberatica ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali nella precedente mostra, e che suggerisce  l’avvolgimento di un nastro intorno ad un fusto di una colonna che è stato poi tirato via, “un continuum che si genera e genera immagini limitate in un tempo indefinito.

Completamente in alluminio, composta da un nastro largo 90 cm (circa 3 piedi romani) e lungo 34,05 m, l’installazione si sviluppa su una lunghezza di circa 12,50 m, con un diametro di 1,40 m, mantenendo un rapporto di proporzione con la Colonna Traiana di 1 a 3. È interamente dipinta con una particolare tecnica grafico-pittorica che sviluppo da anni, partendo dalla stampa serigrafica a mano, che rende l’opera unica. Sul lato interno dell’installazione si rende omaggio al popolo Dace, interpretando simboli della cultura e della spiritualità predacica, del periodo neolitico, alcuni legati al tema della morte, appartenenti alle culture Cucuteni e Gumelnița (presenti nelle collezioni del Museo Nazionale di Storia della Romania a Bucarest). Per esempio, al “Grande idolo” trovato a Vădastra – Cultura Cucuteni, ho individuato il disegno inciso, l’ho “estratto” dal suo stato oggettuale con funzione di spiritualità funeraria, l’ho ingrandito e, aprendolo, ho esacerbato il suo fascino arcaico. Ho inserito i simboli in modo alternato, ritmico, ripetitivo e ritualico, cosi come era la cultura Dacica,

Il contrasto tra il bianco delle scritture vicine al carattere lapidario Romano e il nero dei disegni simbolici evoca il senso del dramma, ma in un modo contenuto e riflessivo, con tracce di gioia, sentimento tipico dei Daci prima di affrontare il sacrificio. Il lato esterno invece ha un impatto cromatico intenso che evoca la forza della vita in un “mondo a colori”, ispirato al mondo Romano e al mondo Dace.  Attraverso più di 50 disegni, attraverso la metamorfosi, ho interpretato alcune rappresentazioni marmoree del fregio della Colonna Traiana e della statuaria dei Musei della Romanità a Roma, da cui mi sono ispirata, creando simboli che, ripetuti, diventano icone. I simboli, le icone e le scritture sono gli strumenti della sua personale evocazione, per costruire una nuova storia che non contraddice né riproduce, ma affianca l’opera originale da un’ottica libera e immaginativa.

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