Sono trascorsi più di cinquanta anni dalla grande mostra di Henry Moore al Forte di Belvedere e finalmente si avvera il sogno dell’artista britannico che desiderava vedere esposto per sempre il suo Guerriero con scudo in uno degli ambienti più suggestivi di Palazzo Vecchio, la Terrazza di Saturno.
Molte sono state le mancate occasioni di collocare in quella sede la drammatica scultura in bronzo, di proprietà del British Institute of Florence. Negli ultimi decenni si è potuta ammirare nel primo cortile di Santa Croce, dove è rimasta fino a pochi anni fa. Adesso, grazie alla felice collaborazione di tutte le istituzioni coinvolte e degli eredi, e un accurato restauro seguito magistralmente dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, il desiderio di Moore si avvera e il Guerriero sale in alto, in quella Terrazza tanto amata dallo stesso Moore.
“È stato un lungo viaggio quello di Henry Moore iniziato nel 1970 – ha detto Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento – La sua apparizione al Forte Belvedere ha cambiato radicalmente il rapporto tra il mondo culturale fiorentino e l’arte moderna contemporanea. La scultura di Henry Moore è stata un “dolce shock” perché ha fatto cadere molte resistenze e perplessità con il suo linguaggio assolutamente all’avanguardia eppure classico, direi anzi neoumanistico. In più, ai più accorti, ha fatto capire il forte legame dell’arte del Novecento con il mondo arcaico e primordiale. Infine, le sue ricercate forme non sono vuote di significato perché tendono sempre a rappresentare il mistero della natura e la grandezza drammatica della storia e dell’esistenza umana. Finalmente siamo riusciti a soddisfare il sogno di Moore grazie alla perfetta collaborazione tra tante istituzioni. Siamo ancora grati a Mary Moore per aver approvato questo itinerario, agli amici del British Institute of Florence, a Sebastiano Barassi della Henry Moore Foundation e un vivo ringraziamento a tutta l’équipe dell’Opificio delle Pietre Dure che ha condotto un restauro perfetto. Sono personalmente grato al Sindaco Nardella che ci ha sostenuto fino ad oggi, a tutti gli uffici del comune, allo staff del Museo Novecento e a MUS.E. Questo è un traguardo alla fine di un decennio di sfide culturali che hanno avuto anche in Henry Moore un punto di riferimento. Non è una fine, ma solo l’inizio.”