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Al MoMA in arrivo la maggior retrospettiva di Joan Jonas negli Stati Uniti

Joan Jonas (part.) @ MoMA (moma.org)
Joan Jonas (part.) @ MoMA (moma.org)

Dal 17 marzo al 6 luglio 2024 con la mostra “Joan Jonas: Good Night Good Morning” il MoMA celebrerà gli oltre 50 anni di carriera dell’artista americana, con la più completa retrospettiva sul suo lavoro negli Stati Uniti. Nel percorso espositivo, strutturato in modo rigorosamente cronologico, una selezione di opere realizzate dal 1968 a oggi, tra cui video, disegni, fotografie, materiale d’archivio, grandi installazioni e performance, molte delle quali sono state rivisitate e riconfigurate dall’artista in occasione di questa mostra.

«È stato emozionante riconsiderare opere vecchie e nuove in un nuovo contesto. Sono molto felice di esporre le opere a New York, dove ho vissuto la maggior parte della mia vita», ha dichiarato Joan Jonas (1936, New York), che sta lavorando a stretto contatto con il team curatoriale, nel comunicato stampa diffuso dal museo.

«Questa attesissima mostra offrirà una panoramica del ruolo unico di Jonas come figura pionieristica del video e della performance e della sua duratura eredità multimediale per le generazioni di artisti più giovani. Traccerà lo sviluppo della carriera di Jonas, dalle opere realizzate negli anni ’60 e ’70 che esplorano la confluenza di tecnologia e rituale a quelle più recenti che trattano di ecologia e paesaggio», ha dichiarato Ana Janevski, curatrice della mostra con Lilia Rocio Taboada e Gee Wesley, assistenti curatoriali del Dipartimento di Media e Performance. «La mostra – inoltre – porta avanti anche l’impegno del Museo a rappresentare il lavoro di artiste chiave, le cui pratiche sono state profondamente influenti nella storia della performance, dei media e delle pratiche artistiche femministe».

Joan Jonas. Mirror Piece I. 1969. Performance, Bard College, Annandale-on-Hudson, NY. Courtesy the artist

Il percorso espositivo

«Joan Jonas ha iniziato la sua carriera come scultrice e solo dopo aver partecipato a workshop con coreografi del Judson Dance Theater, alla fine degli anni Sessanta, ha riorientato la sua pratica artistica sulla sperimentazione attraverso performance e tecnologia.
Organizzata cronologicamente, questa retrospettiva mette in evidenza quattro temi principali presenti in tutto il lavoro multidisciplinare della Jonas: performance, tecnologia, letteratura ed ecologia.
ecologia. La mostra mette inoltre in evidenza il modo in cui Jonas utilizza le proprie opere come materiale d’archivio, con ogni progetto che si basa su quelli precedenti, spesso trasformandoli e riproponendoli in altri mezzi», ha anticipato l’istituzione nel cominciato stampa.

«La mostra – ha proseguito – illustra anche l’uso da parte dell’artista delle nuove tecnologie disponibili all’inizio degli anni Settanta, come la telecamera Sony Portapak utilizzata nella prima video-performance dell’artista, Organic Honey’s Visual Telepathy (1972). In questo lavoro, Jonas considerava il monitor come uno specchio continuo: la performance del suo alter ego Organic Honey per la telecamera sfruttava la capacità della tecnologia di registrare e visualizzare contenuti in tempo reale. La retrospettiva offre una nuova versione dell’installazione Organic Honey’s Visual Telepathy/Organic Honey’s Vertical Roll adattata allo spazio del MoMA, rinvigorendo l’eredità contemporanea di Jonas nei campi del video, dell’installazione, della performance e dell’arte femminista».

Joan Jonas. Delay Delay. 1972. Photo: Gianfranco Gorgoni

«Le installazioni crossmediali presenti in tutta la retrospettiva forniscono una visione del metodo di lavoro unico di Jonas, compreso il processo di traduzione multistrato dell’artista da un mezzo all’altro, dalla performance al video all’installazione. Ad esempio, Mirage (1976/1994/2005/2019) – un’opera della collezione del MoMA, esposta nella terza sala della mostra – è iniziata nel 1976 come performance all’Anthology Film Archives di New York. In quell’occasione, Jonas ha utilizzato film, video, disegni e oggetti di scena per evocare rituali. Nel 1994, l’artista ha reimmaginato l’opera come un’installazione composta da elementi scultorei, disegni su lavagna, video e documentazione della performance originale, che ha poi riconfigurato al MoMA nel 2005 e nel 2019 e che ha nuovamente rivisitato per questa mostra».

«Dalla fine degli anni Sessanta, l’artista ha tratto ispirazione da favole, miti antichi, folklore e poesia, che costituiscono la base per opere importanti come The Juniper Tree (1976/1994), esposta nella sala accanto. Installazione performativa su larga scala basata sulla versione scritta dei Fratelli Grimm dell’omonima storia, quest’opera, con la registrazione audio dell’artista che racconta la fiaba, dimostra l’interesse di Jonas per le tradizioni orali e le narrazioni raccontate dalle donne sul loro ruolo nella società. La galleria seguente presenta anche Volcano Saga (1987), in cui Jonas continua il suo interesse per la letteratura e reinterpreta la Laxdaela Saga, un racconto popolare islandese del XIII secolo. Inizialmente realizzata come performance, la versione video esposta in mostra è stata realizzata nel 1989 e vede la partecipazione degli attori Tilda Swinton e Ron Vawter».

«Nella sala successiva sono esposti materiali che mostrano i processi di lavoro, raccolta e insegnamento di Jonas. Una selezione di appunti didattici dell’artista e di collaborazioni video con gli studenti sono esempi chiave del suo ruolo cruciale di educatore. Questa collezione di oggetti evidenzia anche l’importanza degli oggetti di scena nelle opere di Jonas. La maggior parte di questi oggetti è stata acquistata in un negozio di antiquariato di Cape Breton, in Nuova Scozia, Canada, dove l’artista trascorreva le estati annuali e il cui scenario naturale ha stimolato il suo fascino per il paesaggio e l’ecologia, temi chiave della mostra e dell’intera opera dell’artista».

https://www.moma.org/calendar/exhibitions/5367

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