La grande attrice, la donna ferita, l’artista poliedrica e l’amante appassionata. Tutte le sfumature della divina.
«Non parlarmi dell’impero della ragione, della tua vita carnale, della tua sete di vita gioiosa. Son sazia di queste parole! Da anni ti ascolto dirle. Non ti posso seguire interamente, né interamente comprendere […] Quale amore potrai tu trovare, degno e profondo, che vive solo di gaudio?» (Frase tratta dalla lettera di Eleonora Duse in risposta a Gabriele D’Annunzio).
L’amore è il motore di ogni cosa. Lei era una celebrità. Lui un poeta di talento alla costante ricerca di una musa ispiratrice. Nonostante Gabriele D’Annunzio (Pescara, 1863 – Gardone Riviera,1938) sia noto per essere un casanova e un collezionista di amanti, ci fu senz’altro una donna più indimenticabile di altre, il suo grande amore clandestino Eleonora Duse (Vigevano, 1858 – Pittsburgh, 1924). Era il 1882 quando il Vate dallo spirito dandy e la divina, attrice teatrale tra le più acclamate di tutti i tempi, si incontrarono per la prima voltaall’Hotel Danieli di Venezia. Una miscela esplosiva, un elisir del quale entrambi rimasero inebriati, ma come ogni sostanza psicotropa che crea dipendenza avrebbe avuto effetti collaterali. Ne erano consapevoli. Due artisti, entrambi tanto passionali e viscerali da implodere. Lei, la donna ferita che amava troppo e lui, l’esteta che le amava tutte.Tredici anni più tardi inizia la loro relazione, prolifica anche dal punto di vista lavorativo, che li vedrà collaborare spalla a spalla. Ma nel 1904 la loro travagliata storia d’amore, costellata di tradimenti, sotterfugi e umiliazioni, finirà. Si incontreranno un’ultima volta per pura fatalità a Milano nel 1922, ignari che sarebbe stato unaddio. Eleonora Duse morirà due anni dopo quell’incontro.Dalla loro lunga corrispondenza avvertiamo tutto il peso e il trasporto della loro storia. Nove anni di lettere d’amore. Missive nelle quali entrambi si mettono a nudo, mostrando le proprie ferite e i propri sollievi.
Si inaugura sabato 9 marzo l’anno del centesimo anniversario della morte della donna che ha dedicato la sua vita, sulla scena e nel privato, alla ricerca di un amore totalizzante. Aprirà i festeggiamenti il Vittoriale, l’ultima e definitiva dimora del poeta e romanziere che rimase rapito da quella villa affacciata sul lago di Garda. Un’iniziativa nata dalla cooperazione della Fondazione del Vittoriale, il Comune di Asolo, l’archeologo calabrese Pierfranco Bruni, il Comitato Nazionale per le celebrazioni della scomparsa della Duse e Carlo Mangolini, direttore Atcg del Teatro Stabile del Veneto. Un’occasione per rievocare la figura poliedrica di Ermione (come il Vate soleva chiamarla), amore malato di D’Annunzio, per la prima volta non più letta tra le righe dei suoi versi, ma in possesso di una voce propria. Voce che si materializza negli oggetti personali della donna, esposti all’ingresso dell’Auditorium e provenienti dalla collezione privata Fiorenzo Silvestri e dal patrimonio archivistico del Vittoriale. Il Mas, la nave museo del Vittoriale, ospiteràinvece la mostra «Umberto Boccioni. Dipinti e disegni inediti», aperta al pubblico dal 9 al 30 marzo. Tredici opere inedite del primo periodo di Boccioni (Reggio Calabria, 1882 – Verona, 1916), tra le oltre quaranta ritrovate negli ultimi otto anni dal curatore Alberto Dambruoso. Tre sono ritratti prefuturisti: uno dedicato all’amata sorella Amelia, uno che si ipotizza essere l’amico e compagno futurista Luigi Russolo e l’ultimo un giovinetto senza identità. Spicca poi un ulteriore ritratto, una giovane donna con il volto poggiato su un cuscino blu lapislazzuli, appartenente al primo periodo futurista. Tornando alla ricorrenza, che vede cadere quest’anno il centocinquantesimo della morte della Duse, il regista Pietro Marcello ha iniziato lunedì 4 marzo le riprese del lungometraggio «Duse» dedicato all’attrice omonima, scritturando come protagonista Valeria Bruni Tedeschi. Non resta che attenderne l’uscita, sperando finalmente di vedere sullo schermo Eleonora mai più oscurata dall’ombra dell’eccentrico Gabriele.