La materia si fa largo tra cedimenti strutturali e ibridazioni formali con umani e non umani nelle anatomie delle sculture che riprendono i corpi o gli oggetti di Matilde Sambo (Venezia, 1993), nei mostri di Camilla Alberti (Milano, 1994), e nei mondi fantastici di Martina Cioffi (Como, 1991). Stessa generazione di artiste che ragionano intorno a una visione non più antropocentrica (che, in alcune aree più che in altre, ha alimentato la dicotomia tra un noi-umani), ma volta a indagare le relazioni sul pianeta con i suoi abitanti.
È pur vero che, come le società più progressiste si sono allontanate dalla vita naturale, più si è amplificato il concetto di diversità. Ci si è lentamente disabituati (soprattutto in alcune parti del globo) all’ascolto della diversità (con tutto ciò che questo termine si porta dietro e dentro), e la distanza fisica e culturale rispetto che in altre comunità, ha acutizzato l’idea dell’estraneo. Estraneo, invece, che in altre società o collettivi, mantiene una stretta relazione con la dimensione umana, e non è vissuta in maniera oppositiva. All’interno di un sistema di comunitarismo, fondato sul principio di reciprocità, si riconosce la natura come parte non indipendente ma strettamente connessa e legata a tutti gli organismi viventi. È invece l’opposizione netta e radicale, assunta da coloro che si sono autoproclamati come modelli dominanti di civiltà, che li allontana dagli “estranei”, adottando principi colonialisti e ambizioni di potere e controllo.
«Il mondo non è fatto di corpi, di oggetti, ma di processi, di relazioni. Ogni oggetto è un gruppo di fenomeni e a livello microscopico ci sono particelle che esistono solo se sbattono da qualche parte, se entrano in relazione, altrimenti non esistono. Non sono possibili previsioni certe, solo probabilità», sostiene Werner Heisemberg (1901-1976), fisico tedesco che ha introdotto la fisica quantistica. Un pensiero ripreso nel libro di “Helgoland”, pubblicato nella Piccola Biblioteca Adelphi (2020), il fisico teorico Carlo Rovelli che scrive: «La scoperta della teoria dei quanti, io credo, è la scoperta che le proprietà di ogni cosa non sono altro che il modo in cui questa cosa influenza le altre. Esistono solo nell’interazione con altre cose […] è a queste interazioni che dobbiamo guardare per comprendere la natura, non agli oggetti isolati». «L’interconnessione delle cose, il riflettersi l’una nell’altra, splende di una luce chiara che la freddezza della meccanica settecentesca non riusciva a catturare. Anche se ci lascia esterrefatti. Anche se ci lascia un senso profondo di mistero».
Potremmo tradurre visivamente il pensiero rovelliano attraverso le opere di alcuni artisti, e tra l’altro è noto il rapporto del fisico proprio con gli artisti. I lavori di Alberti, Cioffi e Sambo sono l’esito di avvicinamenti, indagini, incroci con materiali, supporti e organismi. Propongono un ambiente popolato da microrganismi, esseri animali e vegetali, corpi mutanti e mutevoli, lontani da un discorso squisitamente specista. Al contrario formalizzano e creano un nuovo paradigma nel suo generarsi, attraverso processi di ibridazione e interrelazione. E le relazioni sono anche quelle tra le artiste: oggettive con la loro presenza all’interno di medesime collettive; concettuali attraverso sensibilità, non solo ascrivibile a una pura questione generazionale, e estetiche per via di apparenze e aspetti maturati in una dimensione tra natura-cultura.
Le loro sono soprattutto installazioni, sculture, fusioni e ceramiche (argilla, bronzo, raku). Come i paesaggi definiti da Diorama (2023) di Cioffi, realizzato appositamente per lo spazio che l’aveva ospitata Platea (Lodi). Un lavoro composito costituito da un insieme di elementi e formazioni che rimandano a un reale paesaggio lombardo. Un insieme in cui tra storia e mito appare una creatura di ceramica, sabbia, alberi, come fosse un prelievo da un archivio di fossili. Come la Distrazione al pericolo (2023) di Sambo, una recente produzione esposta da Cassina Project nella mostra After Reminiscence curata da Federico Montagna. Un’opera apparentemente respingente per via delle spine presenti sul ramo che si arrampica nello spazio, eppure pieno di fascino grazie alle misteriose creature che lo abitano. Piccole entità di bronzo. Cicale che si insinuano in punti imprevedibili del ramo. Una figura che ritroviamo anche in un’altra sua opera Cantus ab aestu (2018), in cui gli insetti lasciando la loro muta su di esso con all’interno un essere, che l’artista raggruppa formando piccole sculture. In The Adoubement. Ceremony for extremophiles body. Extremophile (2023) di Alberti, anch’essa presente in mostra, scheletri di matrice architettonica, risentono di un iniziale interesse dell’artista per le costruzioni e lo spazio abitativo. Ferro, legno, alluminio, gesso e arbusti, elementi naturali e industriali recuperati dalla civiltà contemporanea, si costituiscono in esemplari di specie in via di formazione dalle oscure sembianze.
Sambo e Alberti propongono esiti diversi all’indagine intorno al vivente, il tema scelto da aA29 Art Project (2018), nella mostra Domande sul vivente curata da Gabriela Galati. La prima lo fa con Fairy Cage, che coglie il modo predatorio in cui la natura e l’uomo si trovano. Il concetto di predazione, elaborato in diverse sue ricerche, appare qui rappresentato attraverso il video. L’elemento sonoro svolge un ruolo fondamentale poiché accompagna il pubblico all’interno di un percorso. Tra ambienti acquatici popolati da organismi e specie diverse, e quelli terreni con greggi di animali, che vengono estrapolati dal loro territorio originario, per collocarsi in una dimensione umanizzata attraverso modalità di esposizione delle merci, all’interno di un tessuto commerciale e di sfruttamento (mercati, fiere, musei, etc.). Alberti introduce la leggerezza del ricamo, un richiamo a una tradizione personale poiché cresciuta nel ricamificio di famiglia. L’esito è un paesaggio di forme non ancora note. In Bizarre Remains (menzione anche all’ultimo Talent Prize), riprende i tessuti realizzati tra il Sei e il Settecento, di gusto orientale in cui gli elementi vegetali e animali seguivano indirizzi più fantastici che realistici, chiamati appunto bizarre. In un altro suo lavoro presentato in occasione del Premio E.ART.H Eataly, che ha proposto agli artisti il tema della biodiversità, curato da Treti Galaxi (Matteo Mottin e Ramona Ponzini), è ancora il ricamo a delineare i confini che abitano Corpi fruttiferi (2022). Un’opera in cui funghi e insetti si avviano a creare nuove ibridazioni, frutto di processi parassitari tra specie. In Esuviazione (2022) di Cioffi, ospite alla stessa mostra, l’attacco è quello di un insetto a un tronco di un albero. Il titolo rimanda al fenomeno della muta di diversi animali. Le imperfezioni della materia rappresentano l’aggressione dell’animale, che si insinua su di esso, aggiungendo sostanza e forma al calco prodotto. Un risultato amplificato dalle sbavature delle ceramiche realizzata con la tecnica Raku, che permette la produzione di pezzi unici, per via del suo processo che lascia screpolature, fenditure e colorazioni diversi.
I calchi di ceramica di Cioffi concettualmente risultano come armature naturali, tronchi che hanno subito l’aggressione di un estraneo (l’insetto), eppure hanno mostrato capacità difensive includendolo nel suo involucro. Così come le armature di cera e metallo di Sambo sono il risultato tra performance e produzioni, intorno al concetto di difesa umano, che presenta similitudini con quello animale. La cera modellata sul corpo diventa prodotto utilizzabile nella lotta successiva. Il corpo (umano) si appresta a lasciare anatomie imperfette che possono essere indossate ancora, e armi che l’uomo nel corso del tempo ha utilizzato evocando il mondo animale. Si tratta del lavoro realizzato per Open Studio in occasione di Vita come saliente avidità (2020), a seguito della residenza presso la Fonderia Battaglia, intorno alla ricerca sulle armature e le armi.
Ma Fiammifero elettrico, una tela tinta nel caffè e ricamata con i ricordi notturni Sambo, nel capitolo Dormiveglia, allo spazio Barriera (Torino, 2022), ci riporta alle armature create dai fili di Alberti, in cui formazioni ignote si inseriscono “in un’estetica che attinge al mostruoso e al deforme, matrice di metamorfosi possibile”. Un ambiente in cui abitano anche le creature di Cioffi. In Coaugulo (2022), interviene con innesti nei traumi e nelle ferite di un tronco, nella pineta di Pur, in Trentino, per il progetto Ledro Land Art. Aggiunge elementi alieni e alienanti, creando ibridazioni tra i pini e la ceramica. Come aliene sono ancora le figure di Alberti. Unbinding Creatures è una popolazione di forme in grado di contenere corpi, sradicare confini di specie, che per l’artista sono “collaborazioni tra organismi”, che attingono a iconografie perturbanti e all’estetica del mostro. Una condizione che ha sempre affascinato l’uomo, dalle valutazioni biologiche di Geoffroy di Saint-Hilaire e Charles Bonnet. Da quelle letterarie di Victor Hugo, alle descrizioni kafkiane ne “La Metamorfosi”.
Potremo sostenere come si manifestino, in certi artisti, delle affinità elettive, nonostante ciascuno sia portatore di bagagli (inter)culturali, di storie e di avvicendamenti differenti. Alberti, Cioffi e Sambo nel loro procedere rivelano chi aspetti ancestrali, archetipi e sopravvivenze, chi relazioni e incroci non specisti, in cui le influenze e le interazioni di cui ci parla Rovelli producono nuovi soggetti. Prevale un’estetica che sfugge alla rigidità delle forme perfette, condizione che si qualifica in opposizione alle aspirazioni della decadente società, liquefatta dalle contraffazioni e dalla chirurgia. I materiali si fanno qui ora corposi, ruvidi, imperfetti, nel loro sottoporsi allo sguardo dello spettatore, e nel loro sottrarsi a presunti canoni che sono il prodotto della attuale contemporaneità. Le nuove immagini sono frutto di incontri, genealogie di nuove singolarità, nelle quali emerge la bellezza del difetto. Unico, irripetibile e non replicabile.
Questo contenuto è stato realizzato da Elena Solito per Forme Uniche.