Classici del fantastico e dell’orrore da riscoprire: Il grande dio Pan di Arthur Machen e Il Re in giallo di Robert W. Chambers
Arrivano in libreria – dal 28 marzo – due classici della letteratura horror e fantastica in un’edizione illustrata nuova di zecca (L’Ippocampo): Il grande dio Pan di Arthur Machen e Il Re in giallo di Robert W. Chambers. Per gli appassionati del genere è l’occasione di rileggere due pietre miliari, per nuovi lettori invece sarà una vera e propria scoperta. I due romanzi sono accomunati da un approccio psicologico e sottile al mondo del terrore, puntando l’attenzione sulla paura dell’ignoto e su quelle zone grigie in cui l’indagine scientifica rivela le angosce della natura e dell’universo. Si tratta di opere seminali, fonte di ispirazione cruciale per autori come H. P. Lovecraft.
Le macabre visioni e le inquietanti invenzioni letterarie di Machen e Chambers prendono forma in queste nuove edizioni grazie alla illustrazioni di Samuel Araya, artista paraguayano vincitore del World Fantasy Award 2015.
1894, Il Grande dio Pan di Arthur Machen viene pubblicato dalla Bodley Head, in copertina un’illustrazione di Aubrey Beardsley. Sono gli anni di The Yellow Book, di Keynotes e delle Keynotes Series. Editoria, grafica e illustrazione sono settori in grande fermento, animanti da un vivacissimo revival del paganesimo: i simbolisti, il movimento decadentista, la Golden Dawn, tarocchi, spiritualismo e magia egizia sono ovunque nell’Europa prebellica stanca della moralità vittoriana e che guardava a un’innocenza perduta per colpa della Rivoluzione industriale. Machen però scrive questa storia in solitudine, lontano da Londra, “Se essa rappresenta qualcosa, non è il fermento degli anni Novanta, ma le visioni avute da un ragazzino tra la fine dei Sessanta e l’inizio dei Settanta“.
Nel racconto un essere demoniaco si aggira per le vie di Londra, una figura femminile ammantata di mistero. Chi l’ha incontrata ha terminato i propri giorni in oscure circostanze, il volto deformato. Chi è questa creatura che semina morte e terrore? Qualcuno che stretto un patto con forze invisibili e demoniache? Oppure di mezzo c’è l’esperimento di uno scienziato folle che l’ha portata a vedere ciò che l’occhio umano non può contemplare? Illustre campione della letteratura decadente britannica, questo volume raccogli diversi racconti (Il grande dio Pan, La luce interiore, La storia del sigillo nero, Storia della polvere bianca, La piramide di fuoco) di Arthur Machen, maestro del terrore e del fantastico, che nella sua opera letteraria ha saputo unire ispirazioni tratte dalla mitologia celtica, dal paganesimo e da una morboso curiosità per l’occultismo. Con le prefazioni di Jorge Luis Borges e Guillermo del Toro e la postfazione di S.T. Joshi, illustre specialista di H.P. Lovecraft. Scrive Guillermo del Toro nella prefazione del libro: “Proprio come Borges, Machen era un adepto di Robert Louis Stevenson, uno dei più meticolosi scrittori di lingua inglese. E ancora come Borges, Machen sembrava credere che leggere e scrivere fossero una forma di preghiera, ciascuno un’estensione dell’altro. Ma se per Borges il mondo era una biblioteca, per Machen era una geografia concreta che abbracciava ogni cosa, affascinato com’era dalle tracce dei culti preromani. […] Nel Grande dio Pan il concepimento e la maledizione di un personaggio si schiudono nella generazione successiva. Il male non è mai dormiente – è in gestazione“.
Robert William Chambers, pittore per diletto, scrittore per caso, personalità di spicco dell’élite newyorkese, è stato un autore di grande successo, ma caduto in oblio dopo la sua morte: di recente la sua figura è stata riscoperta con la rivalutazione della sua opera fantastica. Nato a Brooklyn, studia arte a Parigi, tornato a New York, mentre alcune delle sue illustrazioni trovano spazio su importanti riviste, nel 1894 pubblica il primo romanzo, In the Quarter. Il successo ottenuto lo incoraggia a pubblicare un secondo libro, Il Re in Giallo, che esce nel 1895. L’opera ottiene, a sorpresa, un riscontro immediato e ristampata più volte. In quegli anni il pubblico è avido di temi cruenti e morbosi, per la letteratura fantastica è un momento d’oro. I successi letterari permettono a Chambers di entrare a far parte dell’alta società newyorkese, di essere ammesso al National Institute of Arts and Letters e di dare sfogo alle sue passioni di collezionista (arte dell’Estremo oriente, mobili d’epoca, tappeti, libri, armi antiche e soprattutto farfalle – insomma, un ecelttico). A poco a poco diventa uno degli autori più venduti del suo tempo e conquista l’attenzione di un nuovo, giovane, pubblico di lettori. Ben prima della sua scomparsa, le opere giovanili di Chambers suscitano l’entusiasmo di H. P. Lovecraft e, dopo di lui, di molti altri scrittori del fantastico. Questo nuovo volume a lui dedicato raccoglie una raccolta di racconti in grado di evocare un universo singolare, in cui convivono horror, fantastico e poliziesco. La lettura di una strana opera teatrale sembra provocare un’inaudita follia in numerosi giovani artisti. Fra pianti, risa e un terrore senza nome, i personaggi vi intravedono un universo onirico degno dei loro peggiori incubi: il mondo di Hastur e di Carcosa, su cui regna lo spaventoso Re in giallo. Sulla scia di Edgar Allan Poe, questo titolo ha ispirato con le sue suggestioni anche nomi quali Marion Zimmer Bradley (Le Nebbie di Avalon), delle storie nate della sua immaginazione sono stati tratti una trentina di film (tutti tra il 1916 e il 1934), ma anche la prima stagione della serie TV True Detective.