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Dopo 555 anni riunite 8 tavole del Polittico agostiniano di Piero della Francesca. L’irripetibile evento al Museo Poldi Pezzoli di Milano

Il Polittico agostiniano di Piero della Francesca al Museo Poldi Pezzoli, Milano, 2024
Il Polittico agostiniano di Piero della Francesca al Museo Poldi Pezzoli, Milano, 2024

Dopo 555 anni dalla sua realizzazione per la prima volta si possono ammirare, esposte insieme a Milano, le otto tavole di uno dei massimi capolavori di Piero della Francesca (1412–1492): il Polittico agostiniano del 1469, le cui parti sono oggi conservate a New York, Lisbona, Londra e Washington. I segreti dello straordinario capolavoro rinascimentale sono svelati da una campagna di analisi diagnostica sostenuta da Fondazione Bracco, fino al 24 giugno 2024.

«Nel 1469 l’artista- ha ricordato il museo – finiva di dipingere il suo magnifico polittico per l’altare maggiore della chiesa degli agostiniani a Borgo San Sepolcro (Arezzo), iniziato nel 1454. La pala, fra le opere di maggiore impegno di Piero della Francesca, fu smembrata e dispersa entro la fine XVI secolo. Oggi ciò che resta del polittico agostiniano, ovvero otto pannelli (la tavola centrale e gran parte della predella non sono state finora rintracciate), si trova nei musei in Europa e negli Stati Uniti, oltre che al Museo Poldi Pezzoli, proprietario del pannello raffigurante San Nicola da Tolentino, uno dei quattro santi che appartenevano alla parte centrale del polittico».

«In passato alcuni musei avevano già provato a riunire il polittico: lo stesso Museo Poldi Pezzoli nel 1996, la Frick Collection nel 2013 e il Museo dell’Hermitage nel 2018. Ma, non ottenendo tutti i prestiti, ne hanno proposto solo una ricostruzione” virtuale”».

«Dal 20 marzo 2024, grazie alla collaborazione con i grandi musei proprietari dei pannelli superstiti, la Frick Collection di New York (San Giovanni Evangelista, la Crocifissione, Santa Monica e San Leonardo), il Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona (Sant’ Agostino), la National Gallery di Londra (San Michele Arcangelo) e la National Gallery of Art di Washington (Sant’Apollonia) sarà possibile ammirare riuniti tutti i frammenti del famoso polittico. Una mostra ambiziosa sostenuta da importanti istituzioni come Fondazione Bracco , main partner, e Intesa Sanpaolo – partner istituzionale con Gallerie d’Italia ».

Ricostruzione, polittico agostiniano, Piero della Francesca. Per gentile concessione del Museo Poldi Pezzoli

«La mostra, ideata da Alessandra Quarto , direttrice del Museo Poldi Pezzoli, è a cura di Machtelt Brüggen Israëls ( Rijksmuseum e Università di Amsterdam) e Nathaniel Silver ( Isabella Stewart Gardner Museum , Boston), studiosi di livello internazionale e gli ultimi a proporre la ricostruzione del polittico nel 2013 presso la Frick Collection di New York sulla base delle indagini finora condotte. L’organizzazione della mostra è a cura di Lavinia Galli , conservatrice, e Federica Manoli , responsabile della collezione, del Museo Poldi Pezzoli, con il coordinamento di Arianna Pace , dell’ufficio mostre».

«Presentati in un suggestivo allestimento a cura dell’architetto Italo Rota e dello studio internazionale di design CRA-Carlo Ratti Associati, i pannelli sono accostati tra loro con le cornici che li hanno “accompagnati” in questi secoli di storia collezionistica. Entrando nella prima sala, i visitatori prendono parte ad un viaggio emozionale in cui si percepisce l’atmosfera del luogo in cui il Polittico è stato creato. L’illuminazione – concepita ad hoc in partnership con Artemide – contribuisce a ricreare l’ambiente originario. Nella seconda sala, i visitatori hanno la possibilità di assistere a una proiezione video che riunisce insieme tutte le tavole del capolavoro di Piero della Francesca e che spiega la genesi del progetto e gli importanti risultati emersi con la campagna di analisi condotte grazie a Fondazione Bracco».

«La mostra mira a restituire al pubblico e agli studiosi la piena esperienza dell’opera pierfrancescana con tutta la sua potenza evocativa dell’epoca rinascimentale. Visti da vicino i dipinti rivelano la minuziosa attenzione del maestro per i tessuti e i gioielli lussuosi come il broccato d’oro del Sant’Agostino e l’armatura del San Michele Arcangelo e, per contro, la semplicità del saio del San Nicola da Tolentino, austero e ruvido. Mostrano inoltre i giochi di luce che Piero della Francesca ha sapientemente utilizzato per ognuno dei pannelli, rivelando una grande attenzione per i dettagli degli ornamenti che oggi dialogano perfettamente con le arti decorative presenti nella collezione del museo milanese».

Da sinistra: 1) Sant’Agostino, Piero della Francesca. Museu Nacional de Arte Antiga, Lisbona; 2) San Michele Arcangelo, Piero della Francesca. The National Gallery, Londra, 3) San Giovanni Evangelista, Piero della Francesca. The Frick Collection, New York, 4) San Nicola da Tolentino, Piero della Francesca. Museo Poldi Pezzoli, Milano

«La diagnostica per immagini sul “San Nicola da Tolentino” del Poldi Pezzoli, voluta da Fondazione Bracco e realizzata in situ dal team di ricercatori dell’Università di Milano, dello spinoff IUSS Pavia DeepTrace Technologies con la collaborazione del Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, coordinata dalla professoressa Isabella Castiglioni , ha permesso di ripercorrere le tecniche di lavoro del pittore ei materiali utilizzati, nonché le strade della composizione, dello smembramento e della ricostruzione del polittico. Si è potuto così ammirare in modo inedito l’opera d’arte, dagli strati pittorici superiori, visibili ad occhio nudo, agli strati preparatori più profondi, ottenendo una rappresentazione visiva e intuitiva delle caratteristiche e della distribuzione superficiale dei materiali.
La pratica pierfrancescana per il disegno prevedeva strumenti e tecniche diverse: i punti di spolvero dei cartoni ancora si rilevano perfettamente, infatti, in alcune aree del dipinto mentre altrove furono forse cancellati dall’artista stesso nel momento in cui tracciava il disegno. I raggi X hanno poi evidenziato che si tratta di una sola tavola di legno di pioppo, che reca tracce delle traverse rimosse e che fu assottigliata. Condotte attraverso immagini ad alta risoluzione nell’ultravioletto, vicino infrarosso, radiazione X e analisi di microscopia e spettroscopia puntuale, le indagini hanno permesso di scendere fino agli strati più profondi, portando alla luce più di un segreto. Primo fra tutti, il fatto che Piero della Francesca non ebbe a disposizione delle tavole apposite, ma dovette dipingere su una carpenteria medievale, ricavandone un capolavoro».

«La mostra a Milano è quindi un’occasione eccezionale per tutto il pubblico e fondamentale ai fini della ricerca e dello studio da parte degli esperti di tutto il mondo; Verranno infatti organizzate conferenze, giornate di studio e confronto fra i grandi conoscitori di Piero della Francesca e della sua pittura, oltre a numerose attività per le famiglie ei bambini».

 

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