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Trent’anni di ricerca di John Armleder in mostra a Milano

John Armleder @MASSIMODECARLO
John Armleder @MASSIMODECARLO

“On ne fait pas ça” è la retrospettiva che MASSIMODECARLO dedica a John Armleder (1948, Ginevra) nella sua sede milanese, con opere dal 1994 al 2023: dalle iconiche sculture di mobili ai suoi più recenti “pour painings“. La mostra sarò aperta al pubblico da domani, 21 marzo, all’11 maggio 2024.

«Il titolo della mostra, “On ne fait pas ça” – “questo non si fa” in francese – , è stato scelto in modo serendipico, in accordo con il solito metodo di Armleder di accettare la casualità e la spontaneità nel suo lavoro. Frammenti di conversazioni, libri, film, canzoni o qualsiasi altro incontro accattivante possono istigare l’ispirazione di Armleder. Il caso, l’assunzione di rischi e la volontà di sfidare le convenzioni stabilite sono aspetti integrali della pratica dell’artista. In un’intervista del 2011 per ARTFORUM, Armleder ha chiarito il suo approccio, affermando: “Ho deciso che era giusto fare opere che assomigliassero a cose già fatte: se erano cose che mi piacevano, era una ragione sufficiente per rifarle. Dopo tutto, questo è un modo antico di fare arte. Si guarda qualcosa che piace e si cerca di fare la stessa cosa nel proprio modo, possibilmente migliore”», ha anticipato la galleria.

«Mentre alcuni lavori di Armleder servono ad “arredare” Casa Corbellini-Wassermann (sede della gallerie a Milano, ndr), tra cui pezzi notevoli come l’opera scultorea Sans Titre, 1996, il letto per animali domestici con piedistallo Woofly, 2023, e una delle sue famose sculture d’arredo Blue John (Fluorine), FS, 2003, eccetera, sono i suoi “pour paintings” e schizzi a essere al centro della mostra. Dimostrando il dinamismo dell’action painting americana degli anni Cinquanta e Sessanta, la serie recente di Armleder sperimenta materiali diversi, dando vita a composizioni avvincenti. Attraverso i suoi dipinti a colata e a macchie, Armleder invita gli spettatori a confrontarsi con l’interazione di vari mezzi e texture, lasciando il controllo alle reazioni imprevedibili dei materiali stessi», ha proseguito la galleria.

Un’opera di John Armleder (part.) @MASSIMODECARLO

«Armleder – ha ricordato – sfida le convenzioni dell’arte, della sua formulazione e della sua presentazione. Influenzato dal movimento Fluxus degli anni Sessanta e associato al Groupe Ecart di Ginevra, Armleder si ispira all’etica del compositore e artista americano John Cage. Manipolando i contrasti tra decorazione e kitsch, geometria e astrazione, il lavoro di Armleder si posiziona al confine tra umorismo e profondo rispetto per il mondo dell’arte».

«In omaggio a Marcel Duchamp, l’artista incorpora spesso oggetti trovati e crea opere simili ai readymade. Tra queste, spicca Ciliata (FS), 1994, in cui un copertone di trattore viene riutilizzato come contenitore per una pianta in vaso, riecheggiando le influenze del giardinaggio urbano. Questo readymade “vivente” illustra il talento di Armleder nell’infondere agli oggetti comuni un’intenzione nuova.
Allo stesso modo, Armleder infonde nuova vita alle proprie creazioni, come nel caso di OLD POTRERO, 2023 (1985), originariamente concepito come un dipinto a bersaglio nel 1985, ora trasformato in uno dei suoi “pour painings”. Questa costante reinvenzione evidenzia la fluidità espressiva dell’artista e il suo continuo dialogo con opere precedenti».

«In una dichiarazione del 2014, Armleder ha espresso la sua convinzione che “l’artista è un danno collaterale all’arte”. Sottolinea il ruolo dello spettatore come interprete finale e co-creatore di significato, ponendo l’artista come mero tramite dell’espressione artistica. Questo sentimento continua a informare la pratica di Armleder, sottolineando il suo impegno a lasciare che il suo lavoro parli da solo».

 

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