Fino a luglio a Palazzo Strozzi la mostra curata da Arturo Galansino ripercorre oltre 50 anni di carriera del grande Anselm Kiefer
“Le macerie sono come il fiore di una pianta; sono l’apice radioso di un incessante metabolismo, l’inizio di una rinascita”. Questo è il benvenuto che Anselm Kiefer da al pubblico della mostra “Angeli caduti. Fallen Angels”, concepita per Palazzo Strozzi a cura di Arturo Galansino e aperta fino al 21 luglio. Un’esposizione che raccoglie il testamento di uno degli artisti contemporanei più rilevanti degli ultimi anni, e che spiega attraverso la metafora dell’angelo caduto come alcune riflessioni storiche passate, in realtà siano più moderne che mai.
Il cortile del palazzo accoglie forse la sua opera più imponente, intitolata Engelssturz (Caduta dell’angelo) realizzata appositamente per l’evento, dominando il dialogo con l’architettura rinascimentale del palazzo e amplificandone la bellezza e l’imponenza. L’arcangelo Michele, divenuto il simbolo iconico della mostra, occupa il registro superiore dell’opera ed è ritratto nel momento in cui si impegna a liberare il Bene dal Male, ritornando ad essere quel simbolo di speranza di cui oggi più che mai si sente la necessità.
Moderno Icaro
Il tema dell’angelo caduto ritorna a gran voce nella prima sala, dove è presentata l’opera Luzifer, lavoro tridimensionale, caratterizzato dall’utilizzo di vari materiali che vanno dall’acrilico al tessuto, che introduce il tema delle ali. Mettendo in contrapposizione quelle angeliche dei caduti con l’ala di un aeroplano che simboleggia l’emancipazione di un’umanità̀ che riesce a spingersi sempre oltre i limiti. Incarnando un moderno Icaro sempre desideroso di gloria è pronto a sfidare ed ignorare i pericoli destinando se stesso alla fine.
La conversazione tra opere storiche e nuove produzioni evidenzia una riflessione profonda sulla materia che diventa supporto di narrazioni profondissime che si trasformano in specchio della società contemporanea. Amplificandone la percezione nella sala centrale presentata come la stanza di un antico studiolo, in cui il tempo e lo spazio sono sospesi per un attimo che sembra infinito. Non c’è differenza tra le pareti laterali e il soffitto, allestiti in modo da ospitare circa sessanta opere di diverso formato eseguite in un periodo che riassume circa quarant’anni di ricerca. Dove l’uso di diverse tecniche porta Kiefer “a creare opere imponenti e suggestive grazie alla presenza fisica e tattile, stabilendo una connessione autentica con chi le osserva”. L’installazione occupa l’intera sala e può essere vista anche attraverso gli specchi a forma di tavolo posti al centro dello spazio. Che invitano il visitatore a entrare nel mondo di Kiefer.
Temporaneamente meraviglioso
Le opere sono scolorite da radiazioni che se da un lato sono evocative di un mondo “temporaneamente meraviglioso”, dall’altro aprono una domanda di questione pratica sul tipo di ambiente che si vive all’interno del palazzo, soprattutto per quelli che ci lavorano. Il filo portante dell’intera esposizione in termini di realizzazione delle opere è il tema della distruzione, che per Kiefer diventa un mezzo per fare arte: “Io metto i miei dipinti all’aperto, li metto in una vasca di elettrolisi. La scorsa settimana ho esposto una serie di dipinti che per anni sono stati sottoposti a una sorta di ‘radiazione nucleare’ all’interno di container. Ora soffrono di malattie da radiazione e sono diventati temporaneamente meravigliosi”.
La mostra si conclude tornando al principio della riflessione di Anselm Kiefer quando nel 1969, ancora studente all’Accademia di Belle Arti, si fece fotografare durante “azioni”, in varie località europee, mentre indossando l’uniforme da ufficiale della Wehrmacht del padre, emula il saluto nazista. L’intento di Kiefer era quello di esplorare e sfidare l’identità e la cultura del popolo tedesco. E richiamare l’attenzione sulla precarietà della vita umana e la transitorietà del tempo sanciti dai versi di Quasimodo tratti da “Ed è subito sera”. Che evocano temi legati alla tragedia della storia quanto alla condizione esistenziale degli esseri umani. Che incarnano la metafore degli angeli caduti che diventano i protagonisti indiscussi dell’intera riflessione.