La Fondazione Wilmotte si illumina della luna dell’estremo oriente. La luce di “Lee Bae – La Maison de la Lune Brûlée”.è in scena dal 20 aprile al 24 novembre in Corte Nuova a Cannaregio a Venezia. La mostra, curata da Valentina Buzzi, presenta l’omaggio e l’esplorazione dell’artista sudcoreano Lee Bae di un rituale centenario noto come Moonhouse Burning o daljip taeugi profondamente radicato in Corea del Sud. Questo rituale, che coincide con il 15° giorno del primo mese del calendario lunare, si svolge ogni anno con la prima luna piena dell’anno e riunisce l’intera comunità in una celebrazione unica e simbolica della cosmologia ciclica. L’Evento Collaterale di Lee Bae è un’esperienza partecipativa che intreccia profondamente il folklore e la tradizione con l’arte contemporanea. Al centro della mostra si trova l’intrinseca connessione tra l’uomo e il mondo naturale, che l’esposizione esplora tramite i temi del rinnovamento, della circolarità e dei ritmi armoniosi della natura, provando a ripensarne l’interconnessione superando la dicotomia natura/cultura della contemporaneità.
La mostra, divisa in due parti, si svolge prima e durante la Biennale Arte 2024, offrendo una ricca narrazione che coinvolge le comunità locali e globali. Prima dell’inaugurazione, Lee Bae ha raccolto messaggi da tutto il mondo contenenti auguri per il nuovo anno, trascritti su carta hanji (una carta tradizionale coreana) e bruciati durante la cerimonia daljip taeugi che si è tenuta lo scorso febbraio nella città di Cheong do. L’essenza di questo rituale rivive attraverso il video Burning (2024), proiettato sulle pareti del corridoio d’ingresso che conduce alla sala espositiva, offrendo un primo sguardo al vocabolario dell’opera di Lee Bae, e in conversazione con la composizione sonora Sailing Through Fire (2024) di Tod Machover. La cerimonia a sua volta è stata registrata e successivamente riprodotta sulle pareti che precedono la sala espositiva della mostra alla Fondazione Wilmotte. L’opera di videoarte, intitolata Burning (2024), verrà proiettata sulle pareti del corridoio d’ingresso della Fondazione che conduce alla sala espositiva attraverso 7 proiettori, offrendo un primo sguardo sulla tradizione del Moonhouse Burning attraverso aspetti visivi e sonori. All’interno della sala espositiva, i visitatori incontrano diverse installazioni chiamate Brushstroke (2024) che si sviluppano sia sul pavimento che sulle pareti della fondazione, rivestite con carta bianca attraverso una speciale tecnica chiamata “marouflage”. Le installazioni Brushstroke sono dipinte con vernice a carboncino ricavati dalla combustione del legno del Moonhouse Burning.
Lo spazio espositivo diventa una rappresentazione simbolica della speranza che emerge dalle aspirazioni collettive, nonché un momento per sperimentare quello che le filosofie asiatiche riconoscono come “spazio negativo”: la nostra e l’altrui essenza si manifestano attraverso un’assenza che è complementare alla forza bruciante dell’opera video. Il viaggio prosegue con un imponente monolite scolpito nel granito nero dello Zimbabwe, che funge da punto focale per la meditazione e la riflessione. Questa scultura monumentale, alta 4,6 metri e intitolata Meok (2024), evoca il tradizionale bastoncino d’inchiostro coreano, usato storicamente nei circoli accademici e culturali coreani come mezzo per trasmettere la conoscenza attraverso le generazioni. Infine, lo spazio è completato dall’opera su tela Issu du Feu (2024), dove i frammenti di carbone si trasformano in mosaici dai riflessi e le opacità contrastanti. Uscendo dalla sala espositiva, i visitatori attraversano Moon (2024), una struttura effimera il cui percorso conduce alle acque veneziane. Avvolto nella carta attraverso la tecnica del marouflage e illuminato da un soffitto in pannelli di vetro giallo, il percorso simboleggia il rinnovamento e la connessione, affinché il pubblico possa sentire e contemplare non solo la Laguna veneziana, ma anche la luce della luna che lo riconnette con l’atmosfera di Cheongdo durante il rito del rogo in onore della luna. In un’epoca segnata dalla complessità e dall’allontanamento dalla natura, “La Maison de la Lune Brûlée” trasmette un potente messaggio di riconnessione con i ritmi della terra, celebrando le cosmologie lunari e le tradizioni folcloristiche. La mostra non esplora solo la saggezza senza tempo della filosofia coreana, ma solleva anche domande essenziali sul ruolo centrale delle antiche tradizioni nell’epoca contemporanea. Attraverso la sintesi di arte e rituale, la mostra di Lee Bae invita i visitatori a intraprendere una profonda esplorazione della nostra umanità condivisa e delle possibilità di riscoperta e speranza.