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Venezia: le 20 mostre assolutamente da non perdere durante la Biennale Arte 2024

Willem de Kooning, Pirate (Untitled II), 1981
Philippe Halsman, Jean Cocteau, New York, 1949 © Philippe Halsman / Magnum Photos

Il 20 aprile la 60ma edizione della Biennale Arte aprirà le porte al pubblico, salutata da una luminosa costellazione di nuove mostre nei musei della città. Qui potete trovare la guida di ArtsLife agli eventi espostivi da non perdere: dalle mostre dedicate a figure cardine della storia dell’arte come Jean Cocteau, Willem De Kooning e Ilya Kabakov alle collezioni di grandi mercanti come Heinz Berggruen, da mostre organizzate in stretta collaborazione con artisti come Julie Mehretu e Pierre Huyghe a interventi site-specific come quelli di Christoph Büchel e Eva Jospin, passando per la storia del vetro veneziano in parallelo con le edizioni della Biennale.

Collezione Peggy Guggenheim: “Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere”

Dal 13 aprile 16 settembre 2024

La Collezione Peggy Guggenheim presenta la prima, grande retrospettiva realizzata in Italia dedicata a Jean Cocteau (1889–1963), enfant terrible della scena artistica francese del XX secolo.
«Curata da Kenneth E. Silver, autorevole esperto dell’artista e storico dell’arte presso la New York University, la mostra getta luce sulla versatilità – o destrezza da giocoliere – che sempre ha caratterizzato il linguaggio artistico di Cocteau e per la quale l’artista è stato spesso criticato dai suoi contemporanei. Attraverso una sorprendente varietà di lavori, oltre centocinquanta, che spaziano da disegni a opere grafiche, da gioielli ad arazzi, documenti storici, libri, riviste, fotografie, documentari e film diretti dallo stesso Cocteau, provenienti da prestigiose realtà museali internazionali, tra cui Centre Georges Pompidou, Parigi, Phoenix Art Museum, Nouveau Musée National de Monaco, Musee Jean Cocteau, Collection Séverin Wunderman, Menton, nonché importanti collezioni private, tra cui la Collezione Cartier, la mostra traccia lo sviluppo dell’estetica, unica e personalissima del poliedrico artista e ne ripercorre i momenti salienti della tumultuosa carriera».

Willem de Kooning in his East Hampton Studio, New York, 1971. Photograph by Dan Budnik © 2024 The Estate of Dan Budnik. All Rights Reserved. Courtesy The Willem de Kooning Foundation

Gallerie dell’Accademia: “Willem De Kooning e l’Italia”

Dal 17 aprile al 15 settembre 2024

L’esposizione alle Gallerie dell’Accademia è «il primo progetto espositivo che analizza i due periodi che de Kooning ha trascorso in Italia, nel 1959 e nel 1969, e il profondo impatto che hanno avuto sul suo lavoro. Il percorso riunisce circa 75 opere ed è la più grande retrospettiva dell’artista mai organizzata in Italia».

«L’arte che realizzò in Italia e l’influenza dell’Italia sui suoi successivi dipinti, disegni e sculture in America, non è mai stata considerata a fondo prima d’ora. L’effetto duraturo di questi due periodi creativi sarà rivelato attraverso un’esemplare selezione di lavori che vanno dalla fine degli anni Cinquanta agli anni Ottanta».

«La mostra è presentata in collaborazione con la Willem de Kooning Foundation, una fondazione privata basata sul patrimonio dell’artista che favorisce gli studi e l’approfondimento della vita e delle opere di Willem de Kooning attraverso la ricerca, le esposizioni e i programmi educativi».

«I curatori Gary Garrels e Mario Codognato hanno approfondito, come mai è stato fatto, l’influenza italiana sui successivi dipinti, disegni e sculture di de Kooning in America. L’effetto prolungato di questi due periodi creativi è testimoniato da una straordinaria selezione di opere che spaziano dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta».

«Siamo convinti che proporre de Kooning alle Gallerie dell’Accademia sia un’occasione unica in primis per l’importanza dell’artista, in secondo luogo per il tema e la speciale connessione con l’Italia che ci è cara e vicina» ha detto Giulio Manieri Elia, Direttore delle Gallerie dell’Accademia. «Aggiungerei che, dopo la morte di de Kooning, le sue opere sono state esposte in Italia solo di rado: l’ultima mostra dedicata al suo lavoro risale a diciotto anni fa. Notevole, infine, è stata la qualità della selezione dei curatori circa le 75 opere che rappresentano la dimensione dei periodi più espressivi di de Kooning».

Pablo Picasso, Dora Maar aux ongles verts, 1936, Oil on canvas, 65 × 54 cm. Credit line: Museum Berggruen, Neue Nationalgalerie, Stiftung Preußischer Kulturbesitz. Photo credit: bpk / Nationalgalerie, SMB, Museum Berggruen / Jens Ziehe. © Succession Picasso by SIAE 2024

Gallerie dell’Accademia e Casa dei Tre Oci: “Affinità elettive. Picasso, Matisse, Klee, Giacometti”

Fino al 23 giugno 2024

«Per la prima volta in Italia, una selezione di quadri e disegni del Museo Berggruen di Berlino: più di 40 straordinarie opere di Picasso, Matisse, Klee, Giacometti e Cézanne dialogheranno con Giorgione, Sebastiano Ricci, Pietro Longhi, Giambattista Tiepolo e Canova, i capolavori delle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
La mostra, dal titolo “Affinità Elettive” è allestita alle Gallerie dell’Accademia e alla Giudecca alla Casa dei Tre Oci, nuova sede del Berggruen Institute Europe, riaperta per la prima volta al pubblico dopo il restauro».

«L’esposizione è a cura di Giulio Manieri Elia e Michele Tavola, direttore e curatore delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, e Gabriel Montua e Veronika Rudorfer direttore e curatrice del Museum Berggruen di Berlino, uno dei più importanti istituti statali europei di arte moderna, che prende il nome dal collezionista tedesco Heinz Berggruen (1914-2007). Nel 2000, la Stiftung Preussischer Kulturbesitz (Prussian Cultural Heritage) è riuscita ad acquistare la collezione di Heinz Berggruen per la Nationalgalerie con il finanziamento del governo tedesco e dello stato di Berlino. L’edificio dove si trova il museo è attualmente in restauro e riaprirà nel 2026».

«Non è un caso se il titolo scelto per la mostra è Affinità elettive a evocare e sottolineare il potenziale che scaturisce dall’incontro di queste due importanti collezioni. Il titolo è ispirato al famoso romanzo di Johann Wolfgang Goethe, scrittore che trascorse alcuni mesi a Venezia durante il suo viaggio dalla Germania in Italia».

«Alle Gallerie dell’Accademia sono esposte 17 opere provenienti dal museo berlinese saranno integrate nel percorso permanente, invitando i visitatori a scoprire i capolavori in una sorta di caccia al tesoro. L’incontro tra due collezioni molto diverse tra loro – quella della più grande pittura Veneta delle Gallerie e quella di opere moderniste di Heinz Berggruen – darà vita a stimolanti spazi di dialogo». 

«Tra gli accostamenti più suggestivi vale la pena segnalare due capolavori assoluti: il ritratto di Dora Maar realizzato da Picasso accostato a La Vecchia di Giorgione, opere molto diverse ma entrambe riguardanti una relazione intima con il ritrattista. Inoltre due studi di Picasso per Les Demoiselles d’Avignon esposti accanto a una serie di bozzetti di Tiepolo: se da un punto di vista formale le differenze sono enormi, molti sono gli stimoli e le interpretazioni che vengono offerti al visitatore. O ancora, in dialogo tra loro, i due grandi scultori Giacometti e Canova».

«Il percorso espositivo prosegue alla Casa dei Tre Oci, sull’isola della Giudecca, nuova sede del Berggruen Institute Europe, aperta per la prima volta al pubblico dopo il restauro. Finalmente dopo mesi di chiusura il Palazzo neogotico, progettato come casa e studio dall’artista Mario de Maria e costruito nel 1913, sarà fruibile diventando un luogo di studio e confronto internazionale ospitando mostre, workshop e simposi. Qui si potranno ammirare 4 opere su carta della collezione grafica delle Gallerie dell’Accademia e 26 provenienti dal Museum Berggruen: acquerelli e opere su carta di Klee, Picasso, Cézanne e Matisse».

La Performance di Miles Greenberg: il Museum Berggruen – Neue Nationalgalerie presenterà «una nuova performance di Miles Greenberg (canadese, nato nel 1997) in occasione dell’apertura della 60a Biennale d’Arte. Co-curata da Klaus Biesenbach e Lisa Botti, la performance di Greenberg, Sebastian, dialoga con l’iconografia di San Sebastiano alle Gallerie dell’Accademia, così come con i motivi del moro di Venezia. Quest’opera, in contrapposizione a una narrazione lineare, sarà presentata come un rituale aperto che si svolgerà nel corso di otto ore nello storico Palazzo Malipiero».

Palazzo Diedo ph Alessandra Chemollo

Berggruen Arts & Culture – Palazzo Diedo: l’apertura al pubblico con 11 interventi site-specific

Dal 20 aprile 2024

Palazzo Diedo, nuovo spazio dedicato all’arte contemporanea, «il più grande a Venezia nell’ultimo decennio, apre al pubblico con 11 interventi originali site-specific di altrettanti artisti di fama internazionale: Urs Fischer, Piero Golia, Carsten Höller,Ibrahim Mahama, Mariko Mori, Sterling Ruby, Jim Shaw, Hiroshi Sugimoto, Aya Takano, Lee Ufan e Liu Wei».

«La mostra, intitolata Janus, e i due progetti speciali, presentati in collaborazione rispettivamente con The Kitchen di New York e con la Polaroid Foundation, riaprono il Palazzo dopo un importante restauro in concomitanza con la 60ma Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia 2024».

«Istituito da Berggruen Arts & Culture, fondazione benefica creata dal collezionista e filantropo Nicolas Berggruen, Palazzo Diedo si propone di approfondire il legame tra l’arte contemporanea e il passato, e tra l’Oriente e l’Occidente. Ospiterà residenze d’artista, mostre, eventi, film e performance su cinque diversi livelli con una superficie totale di 4mila metri quadrati».

 

Julie Mehretu, Among the Multitude XIII, 2021-2022. Ink and acrylic on canvas, 121.9 × 152.4 cm Private collection © Julie Mehretu. Courtesy the artist and Marian Goodman Gallery, New York. Photo: Tom Powel Imaging

Palazzo Grassi – Collezione Pinault: “Julie Mehretu. Esemble” con Nairy Baghramian, Huma Bhabha, Tacita Dean, David Hammons, Robin Coste Lewis, Paul Pfeiffer e Jessica Rankin

Fino al 6 gennaio 2025

Palazzo Grassi presenta «la più grande mostra mai dedicata a Julie Mehretu in Europa. A cura di Caroline Bourgeois e dell’artista, il percorso espositivo si compone di una selezione di oltre cinquanta dipinti e stampe realizzate da Julie Mehretu negli ultimi venticinque anni insieme a opere più recenti, prodotte tra il 2021 e il 2023. Distribuita sui due piani di Palazzo Grassi, la mostra riunisce 17 opere della Collezione Pinault oltre a prestiti provenienti dalla collezione dell’artista, da musei internazionali e da collezioni private».

«L’esposizione è punteggiata dalla presenza di opere di alcuni amici artisti, con i quali Julie Mehretu condivide una forte affinità e un rapporto stretto di scambio e collaborazione. Presentata secondo un principio di rimandi visivi, “Ensemble” si sviluppa in un percorso libero e non cronologico, permettendo di esplorare la pratica artistica di Julie Mehretu, di comprenderne l’origine e l’incessante rinnovamento».

«Come le stratificazioni e le sovrapposizioni che compongono i dipinti dell’artista americana, la mostra prende forma nelle corrispondenze che, nel corso degli anni, si stabiliscono tra le opere. La sua pratica, profondamente radicata nell’astrazione, è alimentata dalla storia dell’arte, dalla geografia, dalla storia, dalle lotte sociali, dai movimenti rivoluzionari e dal carattere di tutti coloro che hanno lasciato un segno in questi importanti settori della conoscenza e della creazione».

UUmwelt, 2018 © Pierre Huyghe – Kamitani Lab / Kyoto University and ATR. Courtesy the artist, Marian Goodman Gallery, Esther Schipper, Hauser & Wirth, Galerie Chantal Crousel, Taro Nasu

Punta della Dogana – Collezione Pinault: “Pierre Huyghe. Liminal”

Dal 17 marzo 2024 al 24 novembre 2024

“Liminal”, la mostra concepita da Pierre Huyghe in stretta collaborazione con la curatrice Anne Stenne, «presenta nuove importanti creazioni dell’artista, affiancate a opere degli ultimi dieci anni, provenienti in particolare dalla Pinault Collection».

«Pierre Huyghe si è sempre interrogato sul rapporto tra l’umano e il non umano e concepisce le sue opere come finzioni speculative da cui emergono altre forme di mondo possibili. Le finzioni sono per lui “mezzi per accedere al possibile o all’impossibile – a ciò che potrebbe o non potrebbe essere”».

«Pierre Huyghe trasforma Punta della Dogana in uno spazio dinamico e sensibile in costante evoluzione. La mostra è una condizione transitoria popolata da creature umane e non umane, e diventa il luogo in cui si formano soggettività in perenne processo di apprendimento, trasformazione e ibridazione. Le loro memorie si amplificano grazie alle informazioni captate a partire da eventi, percettibili e impercettibili, che attraversano la mostra».

«Per Pierre Huyghe, l’esposizione è un rituale imprevedibile, in cui si generano e coesistono nuove possibilità, senza gerarchia o determinismo. Con “Liminal”, l’artista rimette in discussione la nostra percezione della realtà fino a diventare estranei a noi stessi, da una prospettiva altra rispetto a quella umana, bensì inumana».

La mostra è sostenuta da Bottega Veneta. Gli abiti per l’opera Idiom sono realizzati dal direttore creativo di Bottega Veneta, Matthieu Blazy, in collaborazione con l’artista.

 

Christoph Büchel, The Diamond Maker, 2020-ongoing, Ph. Michael Huwiler

Fondazione Prada: “Christoph Büchel. Monte di Pietà”

Dal 20 aprile al 24 novembre 2024

Fondazione Prada presenta il progetto “Monte di Pietà” ideato dall’artista Christoph Büchel nella sede di Venezia, il palazzo storico di Ca’ Corner della Regina.

«In origine dimora dei mercanti veneziani Corner di San Cassiano, Ca’ Corner della Regina è costruito tra il 1724 e il 1728 sulle rovine dell’edificio gotico in cui nasce nel 1454 Caterina Cornaro, futura Regina di Cipro. Nel 1800 il palazzo diventa proprietà di Papa Pio VII che lo assegna nel 1817 alla congregazione dei Padri Cavanis. Fino al 1969 è la sede del Monte di Pietà di Venezia, mentre dal 1975 al 2010 ospita l’Archivio Storico della Biennale di Venezia e dal 2011 diventa un’istituzione culturale».

«Questa storia stratificata è il punto di partenza per Büchel per la costruzione di un’articolata rete di relazioni spaziali, economiche e culturali. Lo studio del concetto di debito come base della società e strumento di potere è sviluppato in una complessa installazione. Il progetto includerà opere storiche e contemporanee, nuovi interventi allestitivi e una vasta selezione di oggetti e documenti relativi alla storia della proprietà, del credito e della finanza, alla formazione di collezioni e archivi, alla creazione e al significato di un patrimonio reale o fittizio. Tra le opere di altri artisti e gli oggetti esposti sarà presentata anche The Diamond Maker (2020-) di Christoph Büchel, una valigia che contiene diamanti artificiali creati in laboratorio, risultato del processo di trasformazione dell’intero corpus di opere in suo possesso, compresi i lavori della sua infanzia e giovinezza, e quelle di futura creazione».

Ernest Pignon-Ernest, Rimbaud, Boulevard Saint Michel (part.), Paris, 1978. Crédit artistique © Ernest Pignon-Ernest / Adagp, Paris 2024

Fondation Louis Vuitton – Espace Louis Vuitton Venezia: “Ernest Pignon-Ernest. Je est un autre”

Dal 20 aprile al 24 novembre 2024

La Fondation Louis Vuitton ha invitato l’artista francese Ernest Pignon-Ernest a presentare “Je est un autre”, «mostra concepita appositamente per l’Espace Louis Vuitton Venezia (a pochi metri da Piazza San Marco) e curata da Suzanne Pagé e Hans Ulrich Obrist in dialogo con Dominique Gonzalez-Foerster».

“Je est un autre”  è parte del programma Hors-les-murs della Fondation Louis Vuitton, che si svolge negli Espaces Louis Vuitton di Tokyo, Monaco di Baviera, Venezia, Pechino, Seoul e Osaka, «rendendo possibile l’impegno della fondazione in progetti internazionali accessibili a un pubblico sempre più vasto», ha dichiarato la Fondazione.

«La figura dello “Straniero” – ha proseguito – è un tema costante nel lavoro di Ernest Pignon-Ernest (1942, Nizza. Vive e lavora a Parigi) fin dagli anni Sessanta. Per questa mostra, il suo repertorio di migranti, vagabondi e poeti è stato arricchito dalla creazione di due nuovi volti, quelli di due grandi poeti: la russa Anna Akhmatova e l’iraniano Forough Farrokhzad, che insieme a Pier Paolo Pasolini, Arthur Rimbaud, Antonin Artaud e Jean Genet, tra gli altri, costituiscono il nucleo della mostra».

 

Martha Jungwirth, Ohne Titel, aus der Serie “Porte Dorée”, 2023, Oil on paper on canvas

Fondazione Giorgio Cini: “Martha Jungwirth. Herz der Finsternis”

Dal 17 aprile al 29 settembre 2024

«La sede di Palazzo Cini nota come La Galleria di Palazzo Cini, straordinaria casa-museo che custodisce i capolavori della collezione di Vittorio Cini, riapre al pubblico con una mostra dedicata all’artista austriaca Martha Jungwirth (1940, Vienna), a cura di Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini e realizzata con il supporto della galleria Thaddaeus Ropac,. Unica donna tra i membri fondatori del gruppo di artisti “Wirklichkeiten” (“Realtà”), le sue opere furono esposte nella mostra alla Secessione di Vienna del 1968, curata da Otto Breicha. Da allora Martha Jungwirth ha continuato a sviluppare un linguaggio visivo innovativo, caratterizzato dall’esplorazione del colore e da linee incisive. Nel 2018 ha ricevuto il prestigioso Premio Oskar Kokoschka assegnato dallo Stato austriaco, accompagnato da un’ampia mostra personale all’Albertina di Vienna; nel 2020 una retrospettiva al Museum Liaunig di Neuhaus ha celebrato l’ottantesimo compleanno dell’artista mentre due anni dopo la Kunsthalle di Düsseldorf ha presentato un’ampia mostra personale a lei dedicata. Le sue opere sono ammirate da diverse generazioni di artisti e sono oggi esposte nelle collezioni di importanti istituzioni come il museo Albertina di Vienna e il Centre Pompidou di Parigi».

Un’opera di Ilya Kabakov esposta alla Fondazione Querini Stampalia

Fondazione Querini Stampalia: “Ilya and Emilia Kabakov ‘Between Heaven and Earth’. A tribute to Ilya Kabakov”

Dal 14 aprile al 14 luglio 2024

«La Fondazione Querini Stampalia e la Ilya and Emilia Kabakov Art Foundation dedicano un omaggio a Ilya Kabakov, a un anno dalla scomparsa, in occasione della 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale.

La mostra a cura di Chiara Bertola, vuole ricordare il maestro dell’arte concettuale, geniale sperimentatore della poesia e delle potenzialità espressive dei materiali nello spazio espositivo, celebrato come il più importante artista nato in URSS e naturalizzato statunitense del XX secolo.

Per la prima volta alcune installazioni storiche dei Kabakov dialogheranno con gli ambienti antichi e le collezioni d’arte del Museo della Fondazione, diventando interventi site specific pensati per l’ambiente che li accoglie, come è la natura del programma di arte contemporanea ‘Conservare il futuro’ della Querini Stampalia, che implica il confronto con un passato da tutelare e un futuro da progettare e coinvolge l’istituzione, il pubblico, gli artisti. Questi ultimi fanno da traghettatori, svelano fratture, inventano connessioni. Mostrano qualcosa che rischiava di andare perduto o di non essere più visto.

Ciascuna delle installazioni è una messa in scena attentamente coreografata di oggetti, opere, testi, luci, suoni che porteranno lo spettatore dentro l’opera d’arte secondo il concetto di ‘installazione totale’, così importante per Ilya Kabakov fin dagli anni Ottanta del secolo scorso.

È anche un’occasione per ricordare il padre di Where is Our Place, la grande installazione dal tema ancora così attuale, allestita alla Fondazione Querini Stampalia vent’anni fa, nel 2003, che ebbe un grande successo di critica e pubblico e posizionò l’istituzione tra i luoghi del contemporaneo a Venezia».

Un’opera di Yoo Youngkuk. Courtesy Fondazione Querini Stampalia

Fondazione Querini Stampalia: “A Journey to the Infinite: Yoo Youngkuk”

Dal 20 aprile al 24 novembre 2024

«La Yoo Youngkuk Art Foundation presenta la mostra del grande pittore coreano Yoo Youngkuk (1916-2002). L’esposizione è la prima personale dell’artista in Europa.

A Journey to the Infinite: Yoo Youngkuk” è un Evento Collaterale della 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia.  A cura di Kim Inhye è la più importante mostra realizzata finora sul lavoro di Yoo Youngkuk al di fuori della Corea.

Sono esposti trenta dipinti a olio di grandi dimensioni e venti stampe su rame dell’artista, insieme a una serie di fotografie che documentano l’evoluzione di uno dei più importanti artisti coreani.

Yoo Youngkuk, un pioniere della pittura astratta geometrica, ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte in Corea. La selezione di dipinti, tra cui vi sono opere che non sono mai state viste prima al di fuori della Corea, dimostra la passione di Yoo per l’uso di varie espressioni pittoriche attraverso le quali esplora il suo rapporto personale con la natura. Per rappresentare gli elementi naturali in modo astratto, Yoo dipinge paesaggi terrestri e marini tridimensionali usando punti, linee, piani e colori vivaci. Nel Portego della Biblioteca della Fondazione Querini Stampalia sono esposti anche documenti e oggetti provenienti dall’archivio di Yoo Youngkuk, tra cui cartoline, fotografie, appunti e video che offrono una visione approfondita della vita e delle opere dell’artista.

“A Journey to the Infinite: Yoo Youngkuk” presenta principalmente opere degli anni ’60 e ’70: un periodo cruciale della vita di Yoo durante il quale il pittore si dedicò completamente alla pittura. Lavorando solo nel suo studio, con interazioni sociali ridotte al minimo, ha prodotto numerose opere».

Wael Shawky, I Am Hymns of the New Temples, 2023, video still. Courtesy Ministero della Cultura – Parco Archeologico di Pompei, nel contesto di Pompeii Commitment. Materie archeologiche © Wael Shawky

Museo di Palazzi Grimani: “Wael Shawky. I Am Hymns of the New Temples”

Dal 17 aprile al 30 giugno 2024

«La mostra di Wael Shawky “I Am Hymns of the New Temples“, curata da Massimo Osanna e Andrea Viliani con Gabriel Zuchtriegel è organizzata in collaborazione fra il Museo di Palazzo Grimani e il Parco Archeologico di Pompei che con questo progetto è presente per la prima volta a Venezia in occasione della Biennale. La mostra accompagna la partecipazione dell’artista al Padiglione Egitto alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia».

«L’esposizione riunisce l’omonima opera filmica e una selezione di opere multi-materiche e disegni realizzati dall’artista fra il 2022 e il 2024.  L’opera di Shawky rilegge le nozioni storiche di identità nazionale, religiosa e artistica, analizzando i meccanismi con cui si costruiscono le narrazioni e come queste abbiano influenzato la storia ufficiale. Girata nell’estate del 2022 fra le rovine dell’antica città di Pompei, “I Am Hymns of the New Temples” mostra – attraverso delle scene di marionette animate – ciò che affiora alle soglie fra le diverse culture che rendono Pompei un vero e proprio teatro delle culture mediterranee, le cui differenti narrazioni sono inevitabilmente connesse».

Particolare di un’opera di Rick Lowe. Courtesy Palazzo Grimani

Museo di Palazzo Grimani: “Rick Lowe. the Arch within the Arc”

Dal 17 aprile al 24 novembre 2024

«Il Museo di Palazzo Grimani, insieme alla Direzione regionale Musei Veneto di cui è parte, presenta “The Arch within the Arc”, una mostra di nuovi dipinti di Rick Lowe (1961, Alabama) nonché la sua prima personale in Italia. Ispirato dalla storia del Palazzo – raro esempio di architettura rinascimentale tosco-romana in città in cui antico e contemporaneo si uniscono – e dalle dinamiche urbane di Venezia, questo corpus di lavori nasce da un’analisi di Lowe sull’arco in architettura».

«Per le opere di The Arch within the Arc, Lowe ha preso spunto dal passato e dal presente del tessuto urbano unico di Venezia. Senza rappresentare direttamente luoghi specifici, questi lavori, impregnati dello spirito della città e della sua peculiare cartografia, con le loro forme astratte riassumono le relazioni tra le strade, i canali e i ponti, evocando l’esperienza di perdersi in un territorio sconosciuto. I cerchi, gli ovali e gli archi suggeriscono inoltre il passaggio del tempo: dalle svolte che gli eventi tracciano nella vita di ognuno alla storia architettonica incarnata dagli edifici e dalle loro interrelazioni».

l piano nobile del museo ospita l’allestimento permanente della Tribuna e della Sala del Doge, così come la serie di dipinti Archinto di Georg Baselitz, in prestito a lungo termine all’istituzione.

Francesco Vezzoli, La nascita di American Gigolò (After Sandro Botticelli), 2014. Stampa inkjet su tela, ricamo metallico, cornice d’artista, 136 x 208 cm, Collezione privata © Foto Alessandro Ciampi

Le nuove mostre nelle istituzioni della Fondazione Musei Civici di Venezia – MUVE

Casa di Carlo Goldoni: “Eva Marisaldi. Biribisso”

Fino al 24 novembre 2024

«Nuovi lavori che si presentano sotto forma di un’unica, grande installazione multisensoriale che si sviluppa in tutti gli ambienti museo, realizzata con il musicista Enrico Serotti che costituiscono «riflessioni ‘disordinate’ sul teatro, delle messe in scena collegate, in qualche modo, alla contemporaneità di Carlo Goldoni». Il progetto espositivo è a cura di Chiara Squarcina e Pier Paolo Pancotto.

Museo di Palazzo Fortuny: “Eva Jospin. Selva”

Dal 10 aprile al 24 novembre 2024

«L’artista con materiali poveri, tessuti, cartone, fibre vegetali, dà vita ad una composizione grande volume e dal forte impatto scenografico, dal tono fiabesco, a tratti misterioso, quasi magico, per indurre una riflessione su temi quale la creatività e i processi operativi e intellettuali – in un confronto anche con la ricca e articolata produzione artistica di Mariano Fortuny – fino a questioni ecologiche, ambientali». Il progetto espositivo “Selva” è a cura di Chiara Squarcina e Pier Paolo Pancotto, in collaborazione con la Galleria Continua.

Museo Correr: “Francesco Vezzoli. Musei delle Lacrime”

Dal 17 aprile al 24 novembre 2024.

«Fondazione Civici Musei di Venezia e Venice International Foundation presentano “Musei delle Lacrime”, un progetto ideato da Francesco Vezzoli (Brescia, 1971) in maniera site-specific per le sale del Museo Correr di Venezia. La mostra, curata da Donatien Grau, si basa sulla continua ricerca di Francesco Vezzoli dedicata al dialogo con il patrimonio artistico e portata avanti in modo radicale e innovativo. Nel Museo Correr, dove l’allestimento Moderno mette in risalto la collezione, l’artista cala la propria ricerca in una nuova visione con opere che abbracciano oltre vent’anni di produzione artistica, da pezzi storici a opere di nuova creazione, realizzate appositamente per la mostra.
L’esposizione scrive un nuovo capitolo nella progettualità di Venice International Foundation, scaturito dalla volontà del suo Presidente Luca Bombassei».

Ca’ Pesaro, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea: “Armando Testa” e “Chiara Dynys. Lo stile”

Entrambe dal 20 aprile al 15 settembre 2024

«Grazie al lavoro curatoriale condotto da Gemma De Angelis Testa con Tim Marlow, Direttore del Design Museum di Londra ed Elisabetta Barisoni, Responsabile di Ca’ Pesaro, la mostra ricostruisce il percorso artistico di questo genio moderno, attraverso le icone della pubblicità che Testa ha creato e che sono entrate nel nostro immaginario, per passare alla produzione di pittura e grafica, fino alle campagne sociali che videro la sua creatività al servizio di emergenze nazionali e internazionali di diversa natura. Un legame fortissimo quello con il museo, nato nel 2022 con la donazione alle collezioni civiche veneziane di diciassette opere».

Sempre a Ca’ Pesaro, nelle Sale Dom Pérignon, è allestita la mostra “Chiara Dynys. Lo stile“. L’artista, «in ossequio a una poetica che ha sempre rifiutato qualsiasi definizione stilistica, reinterpreta la sintesi linguistica del Neoplasticismo fondato da Piet Mondrian attraverso una serie di nuovi ambienti immersivi, in cui luce e materia ridisegnano il racconto del reale».

Vaso in vetro con applicazioni, H. Stolterberg Lerche, Fratelli Toso, 1912 ca. Fondazione Chiara e Francesco Carraro/Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro/Foto Enrico Fiorese

Le mostre sull’Isola di San Giorgio Maggiore

Le Stanze del Vetro – Fondazione Giorgio Cini: “1912-1930 Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia”

Dal 14 aprile al 24 novembre 2024.

La mostra “1912-1930 Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia” «è dedicata alla presenza del vetro muranese alla prestigiosa manifestazione veneziana prendendo in esame l’arco cronologico tra il 1912 e il 1930 (ovvero dalla X alla XVII edizione della Biennale) attraverso un’accurata selezione di 135 opere, molte delle quali di grande rarità provenienti da importanti istituzioni museali e collezioni private».

«Si tratta di un periodo in cui il vetro muranese trova progressivamente spazio all’interno dell’esposizione, prima attraverso gli artisti che hanno scelto di impiegare questo straordinario materiale per le loro opere, poi grazie all’apertura della Biennale alle arti decorative, che fino al 1930 sono state accolte nei vari ambienti del Palazzo dell’Esposizione insieme alle arti cosiddette maggiori. Solo dal 1932, con la costruzione di un nuovo padiglione, il vetro e le arti decorative in genere hanno trovato una sede dedicata all’interno dei Giardini».

Fondazione Giorgio Cini: “VISI di Alessandro Mendini”

Fino al 16 giugno 2024 (mostra aperta al pubblico su prenotazione sul sito www.visitcini.com.)

Tredici oggetti e sei disegni firmati da Alessandro Mendini sono il nucleo di un prezioso e inaspettato progetto espositivo ospitato nella Biblioteca Nuova Manica Lunga della Fondazione per la mostra “VISI di Alessandro Mendinoìi” (a cura di Aldo Colonetti e Archivio Alessandro Mendini), «omaggio a uno dei più celebri designer italiani, con un focus sul viso nella produzione del designer ed è matrice del progetto che anticipa la grande retrospettiva “Io sono un drago La vera storia di Alessandro Mendini” che sarà aperta alla Triennale di Milano dal 13 aprile al 13 ottobre 2024».

Un ritratto di Eleonora Duse. Courtesy Fondazione Giorgio Cini

Fondazione Giorgio Cini: “La Stanza Duse. Parte III Eleonora Duse attrice mondiale”

Fino al 20 dicembre 2024

«Nella Stanza Duse, archivio aperto e visitabile dal 2011, è proposto il terzo e ultimo appuntamento di una trilogia di esposizioni, questa volta dedicata alla ricezione internazionale del teatro di Eleonora Duse. L’obiettivo è di allargare lo sguardo oltre alla dimensione nazionale e ricostruire il modo in cui la recitazione della Duse colpì il pubblico estero e contribuì alla rivoluzione artistica del primo Novecento teatrale. Attraverso la stampa del tempo e gli scritti che le sono stati dedicati, il visitatore sarà guidato alla scoperta di una delle pagine più felici del teatro italiano di tutti i tempi».

Helmut Newton. American Vogue. Paris 1974 C Helmut Newton Foundation

Le Stanze della Fotografia: “Helmut Newton. Legacy”

Fino al 24 novembre 2024

«La retrospettiva alle Stanze della Fotografia, è curata da Matthias Harder, direttore della Helmut Newton Foundation, e da Denis Curti, direttore artistico de Le Stanze della Fotografia.
L’eredità di Newton sarà raccontata in sei capitoli cronologici: gli esordi degli anni Quaranta e Cinquanta in Australia, gli anni Sessanta in Francia, gli anni Settanta negli Stati Uniti, gli Ottanta tra Monte Carlo e Los Angeles e i numerosi servizi in giro per il mondo degli anni Novanta.
Sospesi tra acqua e cielo, gli scatti di Newton a Venezia enfatizzano ancora di più lo stile elegante e audace del fotografo. L’esposizione racconta la carriera di un protagonista del Novecento che ha lasciato un segno nella moda – come dimostrano le collaborazioni con la rivista Vogue e con stilisti quali Yves Saint Laurent, Karl Lagerfeld, Thierry Mugler e Chanel – ma anche nel nuovo modo di approcciarsi al nudo femminile, testimoniato nel suo celebre Big Nudes. Il libro cult del 1981 raccoglie i 39 scatti in bianco e nero, molti presenti in mostra, pionieri di una frontiera della fotografia non ancora esplorata, quella della gigantografia e degli scatti a grandezza umana».

Willem de Kooning, Pirate (Untitled II), 1981, oil on canvas, 88 x 77 inches (223.4 x 194.4 cm), Museum of Modern Art, New York. Sidney and Harriet Janis, Collection Fund, 1982 © 2024 The Willem de Kooning Foundation, SIAE

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