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A Milano vietata l’affissione di due manifesti di Cattelan e Rossetti. Erano parte della mostra “Italia 70” della Fondazione Trussardi

La mostra “Italia 70. I nuovi mostri”, a cura di Massimiliano Gioni, è il progetto espositivo che la Fondazione Nicola Trussardi propone per l’art week di Milano, in cui per due settimane a partire da oggi, 8 aprile, i manifesti di 70 artisti italiani avrebbero dovuto “invadere” le vie di Milano, ma all’appello mancano 2 opere: quelle di Maurizio Cattelan e Giangiacomo Rossetti, rimaste “impigliate” nelle maglie del regolamento dell’Ufficio Affissioni del Comune di Milano, che le ha tacciate di istigare alla violenza.

Che cosa era stato chiesto agli artisti invitati? «I 70 artisti coinvolti – si legge nel comunicato stampa di presentazione del progetto espositivo – sono stati invitati dalla Fondazione a produrre ognuno un’immagine inedita o a scegliere un’opera speciale da riprodurre su centinaia di manifesti: tutte le immagini realizzate saranno dunque protagoniste di una massiccia campagna di affissioni pubbliche che tappezzerà le strade e le piazze e che coinvolgerà addetti ai lavori e curiosi in una caccia al tesoro da un estremo all’altro della città, disegnando una nuova mappa di Milano, dal Cimitero Monumentale al Centro Storico, da City Life a Porta Romana.
Insieme, le immagini di ITALIA 70 compongono una collezione temporanea di arte a cielo aperto: un museo metropolitano, nascosto tra le comunicazioni commerciali, che riflette i desideri e inquietudini dell’Italia di oggi».

Tutto era pronto per tappezzare la città con i manifesti, ma al momento di ottenere l’autorizzazione per l’affissione, l’ufficio competente ha ritenuto inadeguati i lavori di Maurizio Cattelan e Giangiacomo Rossetti.
Il lavoro proposto da Cattelan, con un’estetica e un’ambiguità squisitamente coerenti con la ricerca dell’artista, ricorda graficamente la prima pagina della fantomatica rivista Daily Infos, con le scritte “Ribellati! L’unica prigione è la tua mente” e la fotografia di una pistola che campeggia a centro pagina.
Il lavoro di Rossetti si inserisce con coerenza nella ricerca dell’artista, classe 1989, milanese di base a New York, che mette in dialogo i temi della contemporaneità con l’estetica artistica di epoche e periodi precedenti. Il manifesto in questione evoca il pestaggio di un giovane da parte di quelli che sembrano tre membri di una baby gang, tutti con fattezze che ricordano dipinti del passato, con il Castello Sforzesco sullo sfondo. Il titolo dell’opera è “La teppa”, termine all’origine del sostantivo “teppista”, che deriva dalla Compagnia della Teppa, un gruppo di malviventi che dal 1817 al 1821 a Milano compiva azioni violente contro i cittadini filo-austrici.

Dopo il veto dell’Ufficio affissioni Cattelan ha deciso di non modificare l’opera per rendere “presentabile”, mentre Rossetti trasformerà l’accaduto in un elemento del lavoro e riproporrà il manifesto oscurando le figure, ad eccezione del muso del cane.

In un’intervista sulla vicenda apparsa ieri su Repubblica, alla domanda se la manca autorizzazione all’affissione sia o meno una limitazione alla libertà d’espressione, Massimilano Gioni ha risposto: «L’equivoco sta nel supporto dell’opera, il manifesto pubblicitario, a cui si applica un regolamento. Questo rende più onesto e chiaro l’accaduto. Potremmo discutere poi sull’opportunità di applicare le regole ai manifesti d’artista, ma la faccenda si fa complessa. La pubblicità, anche la più ambigua, contiene un messaggio. L’arte, invece, racchiude domande. Per questo, distillare dubbi e complessità dell’arte nel canale della chiarezza, crea frizioni inevitabili». (Potete trovare l’intervista completa qui.)

Le origini del progetto espositivo

«Era il 2004 – ha ricordato Fondazione Trussadri nel comunicato stampa di presentazione – quando, con “I NUOVI MOSTRI – UNA STORIA ITALIANA”, la Fondazione aveva disseminato tra le strade di Milano, dal centro alla periferia, centinaia di poster realizzati da sedici giovani artisti italiani: un’antologia di sguardi sull’Italia e la sua mutevole identità che diventò un’irriverente occupazione degli spazi pubblici.
A vent’anni da quell’esperimento pionieristico – tra le prime incursioni con cui la Fondazione Nicola Trussardi iniziava a portare l’arte contemporanea nei luoghi più inaspettati della città – la Fondazione torna a quel format coinvolgendo questa volta 70 artisti che operano in Italia, tra grandi maestri e talenti emergenti, per un intervento di arte pubblica che sviluppa ed espande l’idea di museo mobile con cui la Fondazione Nicola Trussardi trasforma da tempo la città in un grande palcoscenico per l’arte contemporanea».

Gli artisti invitati al progetto espositivo di quest’anno sono Yuri Ancarani, Giulia Andreani, Giorgio Andreotta Calò, Meris Angioletti, Marina Apollonio, Stefano Arienti, Micol Assaël, Vanessa Beecroft, Marco Belfiore, Elisabetta Benassi, Ruth Beraha, Simone Berti, Tomaso Binga, Monica Bonvicini, Lupo Borgonovo, Chiara Camoni, Ambra Castagnetti, Guglielmo Castelli, Maurizio Cattelan, Giulia Cenci, Francesco Clemente, Danilo Correale, Roberto Cuoghi, Enrico David, Patrizio di Massimo, Binta Diaw, Sara Enrico, Chiara Enzo, Alessandra Ferrini, Linda Fregni Nagler, Giuseppe Gabellone, Elisa Giardina Papa, Piero Golia, Massimo Grimaldi, Petrit Halilaj, Adelita Husni Bey, Luisa Lambri, Armin Linke, Lorenza Longhi, Marcello Maloberti, Margherita Manzelli, Diego Marcon, Masbedo, Jacopo Miliani, Daniele Milvio, Alek O., Adrian Paci, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Diego Perrone, Alessandro Pessoli, Gabriele Picco, Paola Pivi, Maria Rapicavoli, Michele Rizzo, Pietro Roccasalva, Giangiacomo Rossetti, Andrea Salvino, Arcangelo Sassolino, Alessandro Sciarroni, Marinella Senatore, Elisa Sighicelli, Rudolf Stingel, Grazia Toderi, Patrick Tuttofuoco, Grazia Varisco, Nico Vascellari, Francesco Vezzoli, Sislej Xhafa, Shafei Xia.

 

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