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Gli impareggiabili 60 anni di Vogue Italia e l’imminente ritorno di The Vogue Closet, a Milano. Intervista a Francesca Ragazzi, Head of Editorial Content di Vogue Italia

Francesca Ragazzi, Ph. Rafael Pavarotti

 

Francesca Ragazzi, Ph. Rafael Pavarotti

Il senso profondo di una rivista nasce dal dialogo che instaura con il proprio tempo, di cui diventa contemporaneamente osservatrice, narratrice, esploratrice e – in alcuni straordinari casi – protagonista.
Una delle massime incarnazioni di questa prospettiva è Vogue, con la sua storia iniziata nel 1892 a New York, che oggi viene scritta giorno dopo giorno attraverso 28 edizioni nazionali. Tra loro una delle più longeve è Vogue Italia – fondata nel 1964, dopo quelle di Gran Bretagna, Francia e Australia – che quest’anno compie sessant’anni.

A raccontarci Vogue Italia di ieri e di oggi è Francesca Ragazzi, Head of Editorial Content di Vogue Italia, nell’intervista qui sotto (accompagnata da una carrellata di copertine, tra cui quella del numero di aprile 2024, ora in edicola), in cui racconta ad ArtsLife i momenti salienti della sua storia, la trasformazione del rapporto con i lettori e le ambizioni per il futuro.

Non potevano mancare le anticipazioni sulla seconda edizione di “The Vogue Closet”, il progetto che dal 17 al 19 aprile, in occasione della design week apre al pubblico le porte della redazione in Piazzale Luigi Cadorna 5, quest’anno trasformata da studio (AB)NORMAL «che, insieme a Vogue Italia, si è occupato di reinterpretare gli spazi dando vita a idee, ispirazioni e messaggi», come hanno anticipato gli organizzatori (potete trovare tutte le informazioni sull’evento qui).

La copertina di Vogue Italia, aprile 2024. Courtesy Vogue Italia

Silvia Conta: Vogue Italia compie sessant’anni. Come è cambiata in questi decenni? Quali sono stati alcuni dei momenti più significativi di questo lungo viaggio?

Francesca Ragazzi: «Vogue Italia fotografa e, in certi casi anticipa, lo spirito del tempo dal giorno della sua nascita, non a caso nel bel mezzo degli anni ’60, periodo di grande libertà e travolgente energia che lascerà una traccia indelebile nei creativi di tutto il mondo. Da lì non ha mai smesso di vivere e fare rivoluzioni, scommettere sul futuro e farsi paladino del cambiamento.
Alcuni dei momenti più significativi di questo lungo viaggio sono stati sicuramente i numeri iconici durante la direzione di Franca Sozzani (Black Issue, Plastic Surgery, Belle Vere), la copertina bianca durante il covid sotto la direzione di Emanuele Farneti, l’avvento dell’era digitale con la trasformazione della fruizione dei contenuti dal sito alle nuove piattaforme social, l’archivio digitale, la piattaforma di PhotoVogue (dal 2021 diventata globale), la costante attenzione allo scouting e ai nuovi talenti,fino ad arrivare alla recente trasformazione in cui Vogue Italia opera come voce locale dentro ad un network globale che conta 28 edizioni in tutto il mondo e altrettanti franchising».

Vogue Italia, maggio 1993. Courtesy Vogue Italia

Come definirebbe Vogue Italia di oggi?

FR: «Vogue Italia oggi è “accogliente” e aperto al mondo, anzi con il mondo dialoga in continuazione così come con la sua fanbase locale. Se dovessi pensarlo come una stanza avrebbe sempre la porta aperta per far circolare idee, punti di vista e stili diversi tra loro. Rimane un classico (non dimentichiamoci che Vogue è nato oltre 130 anni fa, a New York, come gazzettino elitario per pochi eletti e oggi conta a livello mondiale, su tutte le piattaforme, ogni mese un’audience potenziale di più di 200 milioni di utenti, che durante il mese della moda arriva a 300 milioni ) ma al passo con i tempi. Al centro, la valorizzazione dell’Italia intesa come cultura, lifestyle, moda e territorio: vivendoci, preferiamo raccontarla noi con un “tono di voce” locale e la capacità di interpretarne correttamente le nuances». 

Vogue Italia, luglio 2005. Courtesy Vogue Italia

Che cosa significa essere una rivista di massimo livello e di portata storica di fronte alle attuali sfide che l’editoria si trova a fronteggiare?

FR: «Penso che, mai come oggi, l’editoria abbia davanti infinite nuove opportunità. Nella storia non abbiamo mai avuto un’audience così vasta. Sta a noi saperla conquistare e affascinare con il nostro storytelling di qualità: storie vere con un efficace punto di vista e immagini che devono essere vere e proprie “stopper” (sfida non da poco, oggi che lo span di attenzione è di pochi secondi).

Una delle missioni oggi è tradurre il linguaggio della cultura e della moda in esperienze multisensoriali, visive, testuali, fotografiche, sonore che sono radicalmente cambiate perchè sono radicalmente cambiate le priorità, l’emotività e i codici dell’attuale generazione di consumatori.

Non si può più parlare di rivista mensile: questa definizione vale solo per l’edizione cartacea, che resta e diventa sempre più preziosa, ma nel complesso operiamo come una vera e propria newsroom quotidiana che si spalma su tutte le nostre piattaforme digitali (sito, Instagram, tiktok, whatsapp, threads, youtube etc). In ogni caso, al di là dei vari contenitori, quello che conta è il contenuto e i valori del nostro brand – per cui io mi definisco semplicemente “il guardiano del faro”. Il mio compito è traghettare Vogue nel futuro facendolo rimanere rilevante, ma soprattutto vivo, un luogo in fermento dove c’è rumore, nuovi progetti, entusiasmo e voglia di parlare a un pubblico. Se mettiamo insieme tutti i nostri utenti abbiamo una potenza impressionante. Qualche numero: In Italia abbiamo 12.4 milioni di social community, una media di 4 milioni di utenti mensili sul sito Vogue.it e 700mila lettori della rivista. A livello globale 100 milioni di social community (follower social mondo)».

Vogue Italia, luglio 2008. Courtesy Vogue Italia

Come si è modificato nel tempo – se si è modificato – il rapporto di Vogue Italia con il lettori?

FR: «I lettori di ieri sono le audience di oggi, persone. Oggi di loro sappiamo molto e si parte da questa conoscenza per creare una nuova relazione, ben diversa da quella del passato. La relazione che Vogue costruisce oggi è un’apertura, un invito a esplorare il suo intero universo dove ogni contenuto è un progetto che diventa un punto di ingresso e che crea un senso di appartenenza».

Vogue Italia, ottobre 1994. Courtesy Vogue Italia

Quali sono gli obiettivi di Vogue Italia per il futuro?

FR: «L’intento è continuare a mettere in discussione lo status quo, a ragionare in maniera sempre più trasversale lavorando in sintonia con istituzioni locali e internazionali per generare cultura, e cultura della moda, capace di creare un impatto positivo sulla società, fidelizzando i lettori grazie alla qualità del nostro operato».

Vogue Italia, luglio 1998. Courtesy Vogue Italia

Durante la design week la redazione di Vogue torna ad aprire le porte al pubblico con la seconda edizione di “The Vogue Closet”. Come è nato questo progetto lo scorso anno e in che modo riflette l’anima di Vogue Italia?

FR: «Proprio per evidenziare l’idea di essere una “porta aperta”, in occasione del Salone del Mobile 2023 abbiamo inaugurato “The Vogue Closet” e aperto al pubblico i nostri uffici [qui la photo gallery di ArtsLife, ndr.]: l’idea era quella di entrare nel mitico guardaroba del magazine, il luogo dove sono esposti i capi e gli accessori del momento insieme a quelli più iconici, e dove tutti i trend prendono vita [Francesca Ragazzi ce ne aveva parlato qui, ndr.]. Nell’immaginario collettivo, l’armadio non è un semplice contenitore, ma un mondo magico nel quale collezionare gli oggetti del desiderio. Per noi è questo ma anche molto altro: un vero e proprio incubatore di idee dove la community ha spazio e voce per esprimersi sui temi che ci stanno a cuore, sempre attraverso la creatività. Questi progetti in presenza (che noi definiamo “live”) hanno spesso l’effetto di un volano sulle altre piattaforme (approfondimenti deep dive su tik tok, palinsesto di talk, racconti video e anche maggior interesse verso il cartaceo)».

Vogue Italia, dicembre 2015. Courtesy Vogue Italia

Quali saranno gli elementi che maggiormente caratterizzeranno l’edizione 2024?

FR: «Per la seconda edizione di “The Vogue Closet” abbiamo aperto un dialogo con lo studio multidisciplinare (AB)NORMAL. Mi piace interagire con realtà che rappresentano la mia generazione. Il punto di partenza è stato la volontà di usare la moda e l’architettura (in particolare, lo stile dello studio) come strumenti a disposizione delle idee, convinti come siamo che solo la contaminazione dei linguaggi possa proporre una visione nuova del magazine stesso, il quale diventa, grazie a !The Vogue Closet!, contenitore e contenuto interattivo per il pubblico. Varcando la soglia di ogni stanza immaginatevi di entrare in una delle nostre pagine dove parole, immagini, suoni e abiti si fondono trovando armonia grazie al processo creativo. Godetevi il viaggio! E libero sfogo alla fantasia! Vi aspettiamo».

Vogue Italia, aprile 2020. Courtesy Vogue Italia

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