«Koinòtes. La comunità germinativa», curata da Olga Gambari (critica d’arte e giornalista) presso Casa degli Artisti, ha avuto una genesi aperta e in progress. Attraverso una call pubblica, svoltasi da ottobre 2023 a marzo 2024, sono stati selezionati 70 collettivi artistici, stanzianti sull’intera penisola. Ma la selezione, in un secondo momento, è stata sostituita dall’inclusione allargata. Una residenza che si è così arricchita attraverso l’eterogeneità, l’apporto creativo e visionario di ciascun elemento.
Il terreno d’incontro? La teoria del koinocene sviluppata dall’antropologo Adriano Favole. Si tratta di una nuova fase evolutiva, che vede un brusco passaggio dal nostro tempo, individualista, a quello della comunanza. Il programma e il lavoro all’interno della residenza si sono ispirati al termine greco koinòtes, con il quale il nuovo ambientalismo indica un tessuto di connessione interdipendente tra tutte le forme di vita che abitano il pianeta. L’obiettivo diviene il raggiungimento di un nuovo equilibrio che permetta l’uscita dall’antropocene. La consapevolezza alla base è che il pianeta Terra e la società rappresentano un sistema olistico, in cui l’uomo è una minuscola parte di un sistema più ampio e diversificato.
La residenza è stata così paradigma, unità di misura microcosmica di una comunità possibile, impostata sui valori della relazione, del processo e della condivisione come valore formativo primario. I collettivi, dalla sensibilità artistica multiforme, hanno dato forma a un’esperienza mutualistica e flessibile in una dimensione collaborativa. Numerosi i talk con gli esperti, attraverso i quali si è analizzata la complessità dell’essenza dei collettivi rispetto alla sfera pubblica. In una fase preliminare, si sono definite le linee guida per una convivenza civile, che hanno portato alla redazione di un manifesto aperto e condiviso. Poche regole volte al rispetto dell’altro e del luogo di convivenza che per qualche mese avrebbero chiamato casa e poi massima libertà di urgenza creativa ed espressiva. Hanno partecipato alla residenza collettivi di artisti visivi, performativi ed editori indipendenti tra i quali il Collettivo Damp di Napoli (2017) interessato alla transitorietà e alle specificità dei luoghi; E il Topo, rivista d’artista provocatoria presente a Napoli e Milano (1992); la realtà curatoriale Extragarbo (Venezia, 2019); Fumogeni (2017), tripartito tra Genova, Milano e Oslo, che tenta di affrontare la totalità del presente all’interno di lecture e workshop; Guinea Pigs e Anelo 1997; il milanese Nadir Daily, che nasce in ambito curatoriale in risposta all’open call; l’internazionale Neutopica (Milano, 2019); Osservatorio Futura (Torino, 2021) in collaborazione con RAVE (Udine, 2011), che coniugano l’arte in una prospettiva biocentrica; Piccolo Cinema Onirico; Progetti Specifici e Dear Onlus di Torino; il bolognese TIST (2020); Visualcontainer (Milano, 2008).
Mentre in ambito poetico hanno riflettuto sulla parola, evocativa di suoni e immagini, Grosso Sonno Viola, nato a Roma nel 2023 dall’unione di tre forze eterogenee impegnate nella realizzazione di spettacoli; Murmur (Milano, 2020), che riprende l’arte poetica partendo dall’incontro e infine la poesia perturbante di Scafandra (Venezia, 2023). La residenza, della durata di sei mesi, è pioniera in termini di riflessione poetica inserita in una dimensione partecipativa. Una disciplina, la poesia, da sempre connessa alle arti visive e performative. Grazie all’intervento di Gian Luca Favetto, poeta e scrittore, si è avviato un percorso interdisciplinare sulla parola, il cui output è stato il laboratorio «Il canto delle città».
Considerata la natura processuale e costantemente in itinere di questo viaggio attraverso le riflessioni plurali di geni creativi disparati in uno spazio di ricerca condivisa, i collettivi hanno scelto di presentare il proprio lavoro nel suo divenire attraverso lo strumento dell’open studio. Visualcontainer ha presentato l’inedita rassegna di videoarte «Panoramica 22», Osservatorio Futura e RAVE hanno esposto «The age of Remedy» e «Le gong dai lusôrs» di Tiziana e Isabella Pers; Grosso Sonno Viola ha inscenato la performance live «Luoghi Amati», commistione di poesia, disegno e musica; Murmur ha realizzato un laboratorio sulla parola con Riccardo Benassi, Tommaso Di Dio e Allison Grimaldi Donahue; Progetti Specifici e Dear Onlus hanno realizzato un progetto fotografico sul reparto di neuropsichiatria infantile di Torino; Extragarbo ha mostrato un’anteprima della performance partecipata «Jukebox»; mentre Fumogeni ha esposto la ricerca sulle metamorfosi della materia, del suono e degli algoritmi. Sono solo alcuni dei tanti progetti derivanti da quest’esperienza. La conclusione della residenza, sempre concorde con la visione processuale e germinativa della produzione, assumerà una dimensione nomade sui territori nativi degli artisti, configurandosi come un festival diffuso autunnale.