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Studio (AB)NORMAL racconta The Vogue Closet 2024. L’intervista allo studio d’architettura e le immagini dell’allestimento

The Vogue Closet, 2024, exhibition view. Photo credit: Enrico Luoni

A celebrare sessant’anni di Vogue Italia fino a domani, 19 aprile, torna The Vogue Closet che, in concomitanza con il Fuorisalone, apre nuovamente al pubblico le porte della sua redazione in Piazzale Luigi Cadorna.
Quest’anno, per la seconda edizione di The Vogue Closet, il progetto che trasforma gli spazi è stato realizzato da (AB)NORMAL, innovativo studio di architettura interdisciplinare con sede a Milano, che, insieme al team di Vogue Italia, ha reinterpretato gli spazi della redazione come se fossero idealmente le pagine della rivista: «cinque stanze esplorano diversi aspetti del processo creativo e narrativo dietro a un magazine di moda». A raccontarci questo caleidoscopio progetto è studio (AB)NORMAL nell’intervista qui sotto.

«Nell’anno del sessantesimo anniversario di Vogue Italia (ce ne aveva parlato Francesca Ragazzi, Head of Editorial Content di Vogue Italia, nell’intervista che potete trovare qui), anche The Vogue Closet si lega alla celebrazione ripercorrendo l’evoluzione del magazine. Sin dal suo arrivo, Vogue Italia è diventato sinonimo di attitude rivoluzionaria sia come magazine, sia come sistema di idee e talenti che ha trasceso i confini delle pagine, raccontando le intuizioni più straordinarie e le persone che ne hanno preso parte», hanno spiegato gli organizzatori. .

L’evento offre al pubblico anche nove talk e un workshop (la visita a The Vogue Closet, la partecipazione agli eventi è gratuita e su registrazione, che potete effettuare qui).

The Vogue Closet, 2024, exhibition view. Photo credit: Enrico Luoni
Silvia Conta: Che cosa è studio (AB)NORMAL e quali sono le principali caratteristiche del vostro approccio all’architettura?
(AB)NORMAL: «(AB)NORMAL è uno studio di architettura interdisciplinare con sede a Milano. Guidato dagli architetti Mattia Inselvini, Davide Masserini e Luigi Savio, il lavoro dello studio spazia dall’architettura al product design, alla direzione creativa, attraversando una vasta gamma di settori tra cui arte, cultura, design, interni e moda. I progetti variano su scale e formati, transitando dal virtuale al tangibile, dall’effimero al permanente, dallo speculativo al commerciale. Mosso da un vivace interesse per le frizioni della contemporaneità, il processo creativo di (AB)NORMAL fonde elementi iconici con riferimenti alla cultura popolare, focalizzandosi in particolare sulla multidisciplinarietà e sulle implicazioni del progresso tecnologico. Il risultato è un mosaico profondo e al contempo facilmente comprensibile, architettonicamente ancorato al presente ma concettualmente aperto e sensibile ai mutamenti».
The Vogue Closet, 2024, exhibition view. Photo credit: Enrico Luoni
Come è nata la collaborazione con Vogue Italia per la seconda edizione di The Vogue Closet?
«Vogue Italia seleziona ogni anno uno studio creativo a cui affidare la curatela e la trasformazione della loro redazione. Da diversi anni coniughiamo la progettazione architettonica con il mondo della moda, realizzando scenografie e installazioni per fashion show, pop up ed eventi. Francesca Ragazzi, Head of Editorial Content di Vogue Italia, è rimasta colpita dalla nostra estetica, dal nostro rapporto con la tecnologia nel progetto e dall’approccio multidisciplinare alla creatività».
The Vogue Closet, 2024, exhibition view. Photo credit: Enrico Luoni

Qual è stato il processo creativo che ha portato alla trasformazione temporanea degli spazi della redazione di Vogue Italia in Piazzale Luigi Cadorna 5?
«Il progetto nasce da un’idea tanto semplice quanto potente: riuscire a trasformare gli spazi della redazione di Vogue Italia nelle pagine della rivista. Diorami tridimensionali dei concetti e delle ispirazioni che la animano. Il corridoio si trasforma nel layout, la griglia utilizzata dai grafici per impaginare tutti i contenuti e le storie del magazine. La prima stanza, Inside Backstage, rappresenta il vero e proprio guardaroba della moda prima di un servizio fotografico, offrendo una selezione degli abiti e accessori che hanno caratterizzato le indimenticabili copertine e servizi del magazine. La seconda stanza, Icon Archive, ospita una versione tridimensionale degli Scrapbooks di Lele Acquarone, figura iconica di Vogue Italia, che ha creato un vocabolario personale unendo spunti e anomalie del mondo della moda attraverso fotografie, acquerelli, giochi di parole e, soprattutto, capi d’abbigliamento. Creating What’s Next, la terza stanza, nasce dalla collaborazione con Mattel Creations, mostrando come i giocattoli possano trasformarsi in opere d’arte e viceversa, fungendo da tela bianca per creatori, designer e artisti innovativi di oggi e di domani. La quarta stanza, The Sound of Closet, è uno spazio dedicato alla potenza delle parole e dei suoni nella moda, offrendo un viaggio sonoro che porta un capo o un accessorio dal laboratorio artigianale alle pagine di un giornale, grazie al progetto di Bianca Muniz, ex studentessa dell’Accademia di Costume e Moda di Roma. Nella quinta stanza, abbiamo interpretato il tema ’60 Years of Freedom’, dove Vogue Italia e Ford Mustang celebrano i loro sessant’anni di storia e la libertà nella moda e nell’innovazione. Attraverso le illustrazioni di Costanza Starrabba e una nostra selezione di icone del design come la Michetta di Gaetano Pesce per Meritalia e il cactus di Gufram, riveliamo un alfabeto di elementi naturali».
The Vogue Closet, 2024, exhibition view. Photo credit: Enrico Luoni
Quali sono stati gli elementi dell’identità di Vogue Italia che hanno maggiormente ispirato la vostra proposta? In quali aspetti avete rintracciato maggiore affinità e maggiori stimoli?
«Sicuramente l’evoluzione e rivoluzione digitale del magazine, dalla carta stampata ad una piattaforma dinamica e coloratissima che comunica attraverso immagini, video, suoni, eventi, allestimenti, cinema, arte. Quindi abbiamo voluto celebrare questa totalità di mezzi a disposizione del magazine. Questo è anche il punto di maggiore affinità. Poi ancora il rapporto con i materiali, i colori, e i significati dei colori. Uno degli elementi principali del nostro progetto di allestimento è proprio l’utilizzo di sfumature di colore, gradienti, uno per ogni stanza e applicati in modo inconsueto su grandissimi tappeti e moquette, che si ispirano alle sfumature e ai colori carichi di emozioni delle opere di Mark Rothko e Ed Ruscha. Forse una connessione subconscia, ma sono due artisti che abbiamo incrociato per mostre monografiche di recente in mostra alla fondazione Louis Vuitton di Parigi e al MoMa di New York».
The Vogue Closet, 2024, exhibition view. Photo credit: Enrico Luoni
Come descrivereste l’ambiente in cui i visitatori potranno muoversi?
«Un viaggio onirico attraverso le pagine della rivista. Una sequenza di spazi immersivi, descritti principalmente dalla scelta cromatica. Il nostro The Vogue Closet è un susseguirsi multisensoriale di griglie, di gradienti, e più in generale, è una collezione di riferimenti che animano da sempre le pagine di Vogue. Il progetto che abbiamo proposto è la trasposizione spaziale della rivista, resa fruibile attraverso manipolazioni di scala e trasposizioni dimensionali. La rivista acquisisce la terza dimensione e, conseguentemente, rinasce Architettura».
The Vogue Closet, 2024, exhibition view. Photo credit: Enrico Luoni
Quali sono i principali progetti che studio (AB)NORMAL sta seguendo in questo momento?
«Siamo uno studio di architettura che lavora dalla piccola scala, dall’oggetto di design, fino alla grande scala. Al momento stiamo realizzando una serie di oggetti di arredo per un collezionista, un grande progetto di arte pubblica, e alcuni progetti di interni per uffici e showroom di aziende nell’ambito moda e design».
The Vogue Closet, 2024, exhibition view. Photo credit: Enrico Luoni

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