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Allison Katz all’Aspen Art Museum: l’inesauribile capacità della pittura di generare nuove conversazioni nel tempo

Allison Katz, Eruption, 2024. Acrylic on canvas, 62⅝ × 56¾ × 1⅜ inches (159 × 144 × 3.6 cm). Courtesy the artist and Hauser & Wirth. Photo: Eva Herzog
Allison Katz, Eruption, 2024. Acrylic on canvas, 62⅝ × 56¾ × 1⅜ inches (159 × 144 × 3.6 cm). Courtesy the artist and Hauser & Wirth. Photo: Eva Herzog

In the House of the Trembling Eye è una monumentale collettiva allestita da Allison Katz all’interno di tutto l’Aspen Art Museum, organizzata in collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei. In occasione del 45° anniversario dell’Aspen Art Museum e del 10° anniversario dell’edificio progettato da Shigeru Ban, la mostra porta alla ribalta affinità inaspettate tra oltre cento opere d’arte e oggetti in vari stili di epoche diverse, celebrando l’inesauribile capacità della pittura di generare nuove conversazioni nel tempo. Dal 30 maggio al 29 settembre,

Invitato a dare vita a una mostra che incorpora opere provenienti da collezioni d’arte personali ad Aspen e dintorni, Katz affronta la curatela e l’esposizione come estensioni dell’atto stesso della pittura. Nella Casa dell’Occhio Tremante presenterà le sue opere, sia nuove che recenti, insieme a opere di oltre cinquanta artisti oltre a una serie di frammenti di affreschi provenienti da Pompei. Con questo progetto Katz affronta le definizioni di esperienze artistiche pubbliche e private in un’istituzione non collezionistica. La fluidità e l’uso misto degli spazi negli ambienti domestici antichi, come quelli rinvenuti a Pompei, visti dall’artista come precursore del museo contemporaneo, diventano principi organizzativi chiave per l’architettura espositiva. Le opere sono esposte all’interno di un ambiente appositamente progettato che innesta l’impianto dell’antica domus pompeiana nel museo, spostando l’atmosfera su tutti e tre i piani dell’edificio. Facendo eco ad antichi metodi di coreografia dello sguardo attraverso la progettazione architettonica, utilizzando viste passanti, pavimenti sopraelevati, partizioni e tende per orchestrare intimamente i movimenti e le interazioni dei visitatori, la mostra di Katz considera alcune delle domande fondamentali delle immagini: come possono abitare ambienti condivisi e la propria mente, e come essi possano influenzare i modelli di pensiero passati e futuri.

Questa mostra sarà la prima in Nord America a unire l’arte contemporanea con questi antichi frammenti di affreschi, molti dei quali non sono mai stati prima negli Stati Uniti. Katz stabilisce relazioni formali e simboliche tra i frammenti antichi e le opere d’arte del XX e XXI secolo, mettendo a fuoco le connessioni emotive tra i loro soggetti attraverso la giustapposizione. Residui culturali, storia dell’arte e autobiografia entrano così in dialogo con la memoria, l’inconscio e le questioni del gusto. Per oltre un decennio, Katz ha indagato i modi in cui le pratiche estetiche collegano e assorbono la narrativa personale, la cultura delle merci, i sistemi di informazione e la storia dell’arte. Il suo immaginario diversificato, spesso umoristico e consapevole, attraversa dipinti, poster, ceramiche e installazioni. È attraverso l’atto di rivisitare e trasformare i propri motivi che l’artista crea un linguaggio e un lignaggio da un’opera all’altra. Il suo allestimento di mostre è indissolubilmente legato alla pratica della pittura e spesso costituisce un’opera d’arte in sé e per sé.

In the House of the Trembling Eye porta in primo piano questioni esistenziali e filosofiche che sono fondamentali per decifrare il potere della pittura, dall’autonomia del mezzo come oggetto discreto alla sua specificità e mutevolezza del luogo in relazione a un apparato espositivo. Per Katz la superficie è profondità e la cornice è un portale per dare un senso al mondo. La mostra propone uno studio sull’infinito accrescimento della pittura nel corso della storia. Nelle parole di Katz, “La pittura è per me una chiamata e una risposta, una domanda posta attraverso il tempo, le tecniche e le tradizioni per vedere chi e cosa risponde. . . perché nella sua essenza la pittura è una conversazione”. Guidati dall’architettura della mostra, i visitatori si uniscono al coro di questi dialoghi, implicati nell’incessante performance della pittura di immaginare

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