La grande installazione Purple Hibiscus di Ibrahim Mahama è il tocco finale che impreziosisce la mostra Unravel: The Power and Politics of Textiles in Art, al Barbican Centre di Londra fino al 26 maggio 2024. L’esposizione indaga il ruolo dei tessuti nei secoli e le loro potenzialità artistiche.
La celebre terrazza sul lago del Barbican, simbolo del brutalismo londinese anni ’50, si presenta ora in una veste del tutto sorprendente grazie all’intervento dell’artista ghanese Ibrahim Mahama. L’originale facciata di cemento grezzo, che evoca l’aspetto di una fortezza, è stata rivestita con un vivace tessuto dai toni rosa e viola, realizzato a mano dagli artigiani della città di Tamale, in Ghana.
Sul tessuto, circa 130 abiti cerimoniali conosciuti come “batakaris” sono stati disordinatamente cuciti sulla superficie. Questi indumenti tradizionali sono oggetti di grande venerazione, tramandati di generazione in generazione. A differenza delle opere pittoriche o scultoree che solitamente abbelliscono gli spazi delle gallerie d’arte, questi tessuti portano con sé le tracce del loro passato, diventando depositari di una memoria culturale condivisa. E, non da poco se si parla di arte visiva, dispiega nuove prospettive estetiche.
Per portare a termine un’opera così ambiziosa, Mahama ha coinvolto come detto una vasta rete di donne tessitrici locali. La produzione di un’opera così imponente ha richiesto un ambiente di lavoro insolito, quindi l’artista e i suoi collaboratori hanno trasformato lo stadio sportivo Alui Mahama di Tamale in un grande laboratorio creativo.
Un video che documenta il processo di creazione dell’opera rivela un’operazione estremamente complessa, che coinvolge circa 1.000 lavoratori che sono riusciti a completare Purple Hibiscus in soli sette mesi. Inizialmente, lunghe strisce di fili rosa e viola vengono intrecciate insieme utilizzando grandi telai azionati manualmente. Queste strisce vengono poi cucite insieme a mano fino a formare grandi pannelli di tessuto, che vengono successivamente assemblati per creare un’imponente installazione che gradualmente ricopre l’intera superficie dello stadio.
Questa maestosa installazione site-specific rappresenta uno dei momenti più significativi della mostra Unravel: The Power and Politics of Textiles in Art, esposta al Barbican fino a 26 maggio 2024. L’esposizione pone l’attenzione sugli artisti che dagli anni ’60 a oggi hanno esplorato il potenziale trasformativo e sovversivo dei tessuti, spesso facendo riferimento alle dinamiche di potere ad esse associate. 100 opere tra piccoli pezzi ricamati a mano e installazioni su larga scala che dialogano in modo intergenerazionale e transculturale, che raccontano di storie di emarginazione ed esclusione, di gioia e trascendenza.
Tra i lavori esposti ci sono le coperte ricamate di Feliciano Centurión che ha impresso riflessioni poetiche sui tessuti; un’installazione di 64 capi di abbigliamento avvolti in filato non bobinato di Sheila Hicks, leader del movimento della Fiber Art negli anni ’60, il cui lavoro già all’epoca sfidava la gerarchia tra arte e artigianato; i paesaggi aerei delicatamente cuciti a mano di T. Vinoja, ispirati alle testimonianze della guerra civile dello Sri Lanka (1983-2009); due arazzi di Teresa Margolles che commemorano alcune vittime brutalmente uccise in Messico; l’opera di Harmony Hammond, Bandaged Grid #9, in cui panni e stracci vengono applicati sulla superficie di tele di recupero per suggerire le bende sulle ferite; la scultura figurativa Boy On A Globe di Yinka Shonibare CBE RA che, utilizzando i suoi tipici tessuti Dutch Wax, affronta temi di razza e classe; le sculture in macramè di Mrinalini Mukherjee, che emergono da terra come esseri organici; l’installazione Quipu Austral di Cecilia Vicuña che, attingendo alla storia dei tessuti come antichi sistemi di comunicazione, collega l’oppressione delle culture precoloniali alla devastazione delle risorse naturali della terra.