“Green Porno” di Isabella Rossellini, un viaggio audace e senza censure nei rituali di accoppiamento animale che mette in discussione le nostre idee preconcette su sesso e moralità.
Mentre divoro puntata dopo puntata “Green Porno” (finalmente disponibile allo streaming su Mubi) mi sembra di sentire mia nonna che ripete: “non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”. In un’epoca in cui la pubblicazione di un capezzolo femminile sembra essere equiparata a contenuti violenti in fatto di censura, Isabella Rossellini ha compiuto un’impresa eccezionale: rappresentare il sesso senza censure, evitando di romanticizzarlo.
Come? Escludendo gli umani.
Green Porno è una geniale serie di cortometraggi che vedono Rossellini nei panni di sceneggiatrice, costumista, regista e interprete dei rituali di accoppiamento delle diverse specie. Assolutamente da non confondere con un documentario. Si tratta piuttosto del “one woman show” di un’artista a tutto tondo, che affronta e mette in scena il sesso con una spontaneità da cui c’è solo da imparare. Vestita con bizzarri costumi artigianali e forte della recente laurea in etologia, Rossellini racconta in brevissime pillole le performance e le abitudini sessuali del resto del regno animale, dalle mortali abitudini di accoppiamento delle api alle particolarità dell’accoppiamento di una mantide religiosa maschio, arrivando a considerare quanto in fondo le dimensioni dei genitali contino davvero nel sistema di riproduzione e nella gerarchia sociale degli elefanti marini.
L’attrice di “Cuore Selvaggio”, “Velluto Blu” e “La morte ti fa bella” conferma il suo fascino e la sua acutezza sdoppiandosi e interpretando sia il femminile che il maschile delle diverse specie: “Siamo ermafroditi sequenziali!” esclama fiera con addosso un guscio di arsella. I “Green Porno” sono prodotti audiovisivi pensati per il “quarto schermo” (dove il primo schermo era stato il cinema, il secondo la TV, il terzo il computer e il quarto il telefonino) e nati come esperimento YouTube. Ma già all’uscita nel 2008, “Green Porno” divenne un vero e proprio fenomeno confermato dalla vittoria di ben due premi (Miglior Performance e Miglior Progetto Sperimentale) ai Webby, gli Oscar del mondo informatico. L’entusiasmo attorno al progetto prodotto per Sundance di Robert Redford portò successivamente alla produzione di un omonimo monologo teatrale, realizzato con il contributo dello scrittore francese Emmanuel Carrère e portato dalla stessa Rossellini in tour mondiale nel 2013.
Interpretando un Semibalanusbalanoides, cirripede con un corpo informe attaccato a una roccia, Isabella Rossellini spiega come il maschio della specie debba sviluppare un pene estremamente lungo per raggiungere l’interno del cirripede femmina. Vestendo i panni di una lumaca, confessa le abitudini di accoppiamento sadomasochistiche e la tendenza a nascondere pene e vagina fino al momento in cui trova un amante. Da stella marina, decide se si riprodurrà sessualmente con un partner o asessualmente da sola, mentre da gamberetto fa esperienza della transizione di sesso, passando da maschio a femmina durante l’età adulta.
Al successo di Green Porno sono seguiti “Seduce Me” (2010), incentrato sui rituali di corteggiamento delle diverse specie, e “Mammas” (2013), che celebra la maternità nel mondo animale. La narrazione, breve e incisiva, da una parte consente di conoscere la complessa vastità delle abitudini e dei comportamenti animali, dall’altra mette in discussione il rapporto del grande assente, l’uomo, con il sesso. Attraverso le abitudini degli altri, Rossellini mostra le infinite curiose varianti che regolano in natura il momento della seduzione, dell’eccitazione e dell’accoppiamento. Magari il rituale di accoppiamento dei ragni può sembrare un po’ kinky, ma non serve completare l’intera serie di 38 cortometraggi per farci domandare: siamo davvero gli unici a considerare osceno ciò che invece fa semplicemente parte del nostro desiderio?