88 opere compongono il catalogo di arte moderna e contemporanea che Art-Rite esiterà a Milano il 21 maggio 2024. In asta le opere di alcuni tra i più significativi e rilevanti esponenti del Novecento italiano e internazionale.
Sul mercato è indubbiamente l’artista del momento. Art-Rite lo sa e non si fa scappare l’occasione, nel nucleo di lavori che porterà in asta il 21 maggio a Milano, di includere tre sue opere. Stiamo parlando di Salvo, pittore che in poco più di un anno ha visto salire alle stelle la sua valutazione all’incanto, e delle tre tele che ne vanno a dettagliare, a spanne, altrettanti aspetti del suo stile.
Il primo, e più prezioso, è La Martorana (del 1981, è stimato 170-240 mila euro), un olio su tela che possiede la chiarezza di un disegno. É proprio questa lucentezza, quasi una trasparenza, a renderlo particolare, a differenziarlo dalle tele intense a cui ci ha abituato la sua produzione più famosa. Il soggetto, invece, rientra tra quelli più apprezzati dai collezionisti: il volume semplificato degli edifici, la vegetazione paffuta, i colori sorprendenti, l’atmosfera di silenzio e attesa.
Schema che ritroviamo anche nel Senza titolo del 1994 (stima 30-50 mila euro). Qui è più marcata l’ombreggiatura, con il sole che nega i suoi raggi agli edifici per riservarli alla montagna sullo sfondo. Incombenti e voluminose le nuvole sulla destra. Invece, Flipper (del 1983, stima 100-200 mila euro), si distanzia dall’iconografia classica di Salvo. Troviamo sì i colori intensi, le ombre profonde e le forme semplificate, ma in questo caso sono messe al servizio di una scena d’interno, quella di un uomo che gioca, appunto, con un flipper. Due elementi, l’umano e l’interno, che non siamo soliti vedere nelle produzioni più note del pittore, almeno di quelle che passano spesso sul mercato.
Per gli amanti della scultura, spiccano i nomi di Paolo Icaro (1936) e Mino Rosso (1904 – 1963). Il primo è in asta con Perimetro d’angolo, una grande (183x183x130 cm) scultura in acciaio dipinto del 1968 (stima 30-60 mila euro) che stimola una riflessione sul rapporto osservatore-scultura-spazio. Il secondo, Mino Rosso, è all’incanto con Volo (Omaggio plastico alla “Disperata” – Volo di squadriglia scolpito) del 1938, (stima 50-80 mila euro), un’opera dove appare evidente la lezione boccioniana su movimento e velocità nello spazio.
Rimanendo legati all’ambito futurista, segnaliamo la presenza di Gino Severini. L’agricultore, 1953, (stima 20-30 mila euro) è un imponente fregio realizzato per l’atrio del Palazzo dei Congressi EUR a Roma, dipinto su cinque riquadri rappresentanti una successione di motivi in stile astratto, cubista e futurista, commissionato all’artista per la mostra dei Consorzi Agrari. Sulla scia dell’astrattismo consigliamo di perdersi in un Senza titolo (stima 18-22 mila euro) del 1961 di Piero Dorazio, un dipinto appartenente alla serie dei reticoli, in cui l’artista approfondisce le possibilità compositive dell’opera attraverso l’alternanza e sovrapposizione ritmica di linee e colori.
La dimensione teatrale, infine, la troviamo in un altro Senza titolo (stima 10-15 mila euro), quello che Giulio Paolini ha realizzato nel 1986. Anno in cui, come ben rappresentato dall’opera all’incanto, in quegli anni la riflessione paoliniana verteva principalmente proprio sull’atto stesso dell’esporre.