Nato nel 1930, Giorgio Marconi aveva lavorato con Tadini, Del Pezzo, Pomodoro, Adami, Baj e moltissimi altri grandi artisti, alternando grandi nomi internazionali, giovani esordienti e anche una attività come editore
La sua Fondazione, in via Tadino a Milano, è uno degli spazi più iconici del contemporaneo in città e tra le sue mura sono sfilate, solo per citarne alcune, alcune delle mostre più belle degli ultimi anni, dalla retrospettiva dedicata a Gianni Colombo alla mostra di Giuseppe Uncini, dalle carte di Mario Schifano a Mimmo Rotella alle sculture di Louise Nevelson che – per inciso – fu invitata in Italia per la prima volta, a Milano, proprio da Giorgio Marconi nei primi anni ’60.
E proprio Giorgio Marconi, iconico gallerista milanese, è scomparso oggi a 94 anni, dopo quasi sei decadi passate nel mondo dell’arte; il suo Studio Marconi – poi divenuto Fondazione nel 2004 – era nato infatti nel 1965, in quella via Tadino dove il padre Egisto gestiva un atelier di cornici dove passavano nomi come Valerio Adami, Enrico Baj, Lucio Del Pezzo, Arnaldo e Giò Pomodoro, e Emilio Tadini.
E furono proprio Del Pezzo, Schifano, Tadini e Adami a inaugurare la prima mostra di Studio Marconi, che negli anni ha continuato accogliendo tutti i più grandi del Novecento, da Man Ray al gruppo Pop inglese – Peter Blake, Patrick Caulfield, Richard Hamilton, David Hockney, Eduardo Paolozzi, Joe Tilson – portati a Milano con l’aiuto del mercante Robert Fraser, diventato amico di Marconi durante i frequenti viaggi a Londra negli anni ’60 e ’70.
Alternando giovani artisti italiani intervallati da mostri sacri come Joseph Beuys, Alberto Burri, Alexander Calder, Willem De Kooning, Lucio Fontana, Joan Miró, Francis Picabia, Antoni Tápies, Marconi oltre all’attività di gallerista ha contribuito anche al mondo dell’editoria d’arte, collaborando con i più grandi critici italiani del secolo scorso, da Giulio Carlo Argan a Natalia Aspesi, da Giorgio Bocca a Gillo Dorfles, pubblicando riviste periodiche che hanno anticipato la modernità.
Negli anni tra il 1992 e il 2004 Marconi – chiuso lo “Studio” – si occupa insieme al figlio Giò dell’apertura della galleria che porta il suo nome e della nascita della Fondazione che, da allora, ha avuto come obiettivo quello di continuare a lavorare con gli artisti, gestire le loro opere e promuovere mostre di rilievo in Italia e all’estero. Premio ANGAMC alla carriera, conferitogli dall’Associazione Nazionale delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea nel 2018, Giorgio Marconi resterà un nome tutelare e indelebile nella storia delle mostre e nella cultura dell’arte contemporanea internazionale.
I funerali di Giorgio Marconi si terranno mercoledì 22 maggio alle ore 11, presso la Chiesa di San Fedele a Milano.