I nascosti, il volume edito da minimum fax è un reportage narrativo e fotografico che racconta il popolo dei Sami ed è parte di una trilogia con cui la fotografa Valentina Tamborra ha voluto raccontare le popolazioni che vivono l’Artico. Estratte da un corpus più ampio, le fotografie si concentrano sui Sami, popolo nativo europeo diviso dalle frontiere di quattro stati.
Realizzato nella contea del Finnmark in Norvegia, il progetto I nascosti racconta una cultura antica e moderna che ha nel legame con la natura e nel forte dialogo con essa la sua forza più grande. In passato vittima di nazionalismi, oggi in pericolo per via del cambiamento climatico e di una politica di green economy che rischia di entrare in conflitto con il modello di vita dei nativi, il popolo Sami esiste e resiste e ha molto da insegnare a chi vorrà e saprà ascoltare. Valentina Tamborra svela già dalle prime pagine del libro la sua irresistibile attrazione verso il Finmark e il popolo dei Sami. “Esistono luoghi ai quali apparteniamo. Non sappiamo spiegarne la ragione, semplicemente quando li incontriamo li riconosciamo…
Sono arrivata oltre il Circolo Polare Artico per ascoltare la storia di chi per troppo tempo non ha avuto voce. Oggi provo a restituirla attraverso volti, parole, immagini, e non se riuscirò a farlo nel modo migliore perché parlare delle storie altrui è complesso, ci si sente sempre in qualche modo inadeguati”. Milanese, 39 anni, l’autrice di reportage e di ritratti, esposti in diverse mostre, docente di fotografia presso l’IIF, (Istituto Italiano di Fotografia) a Milano e attiva al Naba e allo IED attraverso workshop e speech, ci porta ai confini del mondo. “La passione per l’Artico è nata perché per me rappresenta il confine ultimo e io, come artista, lavoro da sempre sul concetto di bordo, di confine, in tutti i sensi che questo termine può significare e l’Artico mi sembrava quasi l’utopia, la rappresentazione di questa visione”. Per il popolo Sami, gli unici nativi d’Europa divisi tra quattro stati dell’estremo nord e cioè Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia, non esiste un censimento sicuro ma si parla di circa ottantamila persone. La loro terra, naturalmente priva di confini, è il Sápmi.
Diviso in nove capitoli, il libro fotografico riassume quattro anni di lavoro e di diversi viaggi.
“Ciò che mi ha portato a sentirmi così vicina a questo popolo è proprio la consapevolezza che questo popolo rischia di perdersi, sia da un punto di vista di tradizioni, sia da un punto di vista vero e proprio di sopravvivenza. Le politiche universalistiche e la Green economy non sempre tengono conto dello stile di vita dei popoli nativi e si rischia di andare a impedire a questa popolazione di portare avanti la propria realtà, le proprie tradizioni e la loro vita così come l’hanno sempre conosciuta” spiega Valentina Tamborra. L’incontro con Ørjan, un giovane Sami che abita in un paesino sperduto, Birtavarre, oltre il Circolo Polare Artico, apre le porte di un mondo mai immaginato. “È proprio una storia di coraggio e di resistenza quella che Ørjan mi racconta: oltre la tundra, oltre alla bellezza della natura artica, oltre le meraviglie delle aurore boreali e la visione folkloristica imposta dalle culture civilizzate, il popolo sami nasconde un passato di dolore e di violenza”.
Per i Sami, l’aurora boreale è un segno degli antenati. Quando è verde è di buon auspicio; quando è rossa porta sventura. La narrazione continua fluida attraverso una ricchezza e una cura della fotografia senza pari. Si passa attraverso le fiumane di renne, il nutrimento principale del popolo nomade, le distese innevate, le nebbie dense e fitte, la strenua difesa della terra e il forte senso comunitario per mantenere le tradizioni e la memoria. E poi i Festival e i loro costumi per far conoscere con orgoglio la loro storia. Come descrive bene l’autrice “Ci sono riti e credenze la cui origine si perde nel tempo. Nulla di scritto, nulla di documentato. È il caso del Nissetoget, una processione di maschere che avviene la notte tra il 31 dicembre e il 1° gennaio nella valle di Manndalen”. E, se il settimo capitolo rappresenta “il mio ultimo viaggio per partecipare al Sami Easter Festival, la Pasqua sami”, il nono è il collegamento spirituale e ancestrale tra Terra e Cielo che si evince da queste parole:
“Tu devi difendermi: è credenza degli sciamani che questa sia la prima volontà di Madre Terra. Difenderla e raccontarla, perché la testimonianza è in fondo una forma di protesta e di presenza”.