Thaddaeus Ropac e Pace Gallery presentano una mostra collaborativa con 14 fotografie di Irving Penn, che mostrano sia le sue immagini di bellezza iconiche che quelle meno conosciute. Curata da Tom Pecheux, Global Beauty Director di YSL Beauty, questa mostra coincide con la Paris Fashion Week – Menswear e celebrerà l’influenza duratura di Penn sulla storia della fotografia.
Rinomato per l’eleganza e la semplicità estetica del suo stile attraverso immagini di moda, ritrattistica e lavori personali sperimentali, Irving Penn ha prodotto fotografie di bellezza che si distinguono per il loro umorismo sobrio e la concisione tecnica. Queste fotografie – molte realizzate per Vogue durante i suoi 65 anni di permanenza lì – illustrano concetti vagamente legati ai cosmetici presenti nella rivista, spesso impiegando le stesse qualità formali stabilite dal Surrealismo per ibridare l’immaginario editoriale con l’arte. Bee on Lips (1995), incluso nella presentazione, è un primo piano estremo di un’ape che striscia attraverso una bocca vividamente imbellettata. Emblematico dell’uso di giochi di parole visivi da parte di Penn, si riferisce all’espressione ‘labbra punto da un’ape’, usata per riferirsi alla moda delle labbra carnose. In Mascara Wars (2001), un occhio iniettato di sangue contrasta nettamente con il viso bianco come la neve della modella, con due bastoncini di mascara in bilico alla base e alla punta delle ciglia, suggerendo una pausa nell’azione. Sebbene Penn sia noto per la sua straordinaria capacità di catturare la bellezza, le sue opere rendono allo stesso tempo un’oscurità latente. Contrapposte all’inesorabilità del decadimento, le sue opere perdurano proprio perché costringono gli spettatori a tornare ancora e ancora nel tentativo di comprenderne il significato nascosto, tracciando paralleli con artisti come Man Ray.
Le fotografie di Penn sono costantemente caratterizzate dalla loro bellezza formale. Le sue composizioni sparse e la giustapposizione di linee taglienti e carne morbida creano immagini visivamente accattivanti, anche – o soprattutto – quando rasentano il grottesco o il doloroso. Nelle sue fotografie di bellezza, è l’inaspettato che coinvolge lo spettatore, spingendo Alexander Liberman, direttore di Vogue dal 1943, a chiamarle ‘stoppers’: immagini che fermano il tempo tra le pagine della rivista.