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L’indipendenza stilistica di Karl Hofer ad Ascona

Karl Hofer Paesaggio ticinese (Caslano), 1932 (?) Olio su tela 70,3 x 100 cm Sammlung Arthouse © 2024, ProLitteris, Zurich
Karl Hofer, Nudo femminile sdraiato davanti a una finestra con paesaggio montano, 1939-40 ca., Olio su tela, 38,4 x 61,5 cm, Sammlung Arthouse, © 2024, ProLitteris, Zurich
In occasione del primo decennale del Museo Castello San Materno di Ascona, dal 25 maggio al 29 settembre 2024, si tiene una mostra dedicata a Karl Hofer (1878-1955), pittore, disegnatore e grafico tedesco, considerato uno dei più prestigiosi artisti figurativi del Novecento. Egli si muove tra Espressionismo e Nuova Oggettività, mantenendo tuttavia uno stile originale, riconoscibile e indipendente.

La mostra temporanea «KARL HOFER. Figure, nature morte, paesaggi» curata da Harald Fiebig, è ospitata dal Museo, prima abitazione della danzatrice tedesca naturalizzata svizzera Charlotte Bara (1901-1986), e sostenuta dalla Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten di Soletta in collaborazione con il Museo Comunale d’Arte Moderna e il Comune di Ascona.

Nell’aprile del 2014 il piccolo castello all’ingresso di Ascona, dopo un accurato restauro durato parecchi anni, veniva ufficialmente inaugurato come museo e trasformato nel moderno spazio espositivo del Comune di Ascona. La collezione permanente annovera opere di esponenti della colonia di artisti di Worpswede, dell’impressionismo e dell’espressionismo tedeschi. Inoltre il Museo propone un vivace programma espositivo: nel corso degli anni sono state organizzate mostre temporanee di diversi artisti legati al cantone.

Karl Hofer, Vista sul Lago di Garda (Lago), 1937 ca., Olio su tela, 58 x 82 cm, Collezione privata, Germania settentrionale
© 2024, ProLitteris, Zurich

La mostra temporanea di quest’anno è dedicata al pittore tedesco Karl Hofer (1878-1955) che, per molti anni ha coltivato un profondo rapporto con la Svizzera: se durante i primi decenni di attività creativa beneficiò del mecenatismo di Theodor Reinhart, imprenditore e collezionista d’arte di Winterthur, in seguito instaurò uno stretto legame con il Ticino, dove acquistò una casa di proprietà. Dal 1918 fino allo scoppio del secondo conflitto mondiale, il Ticino fu musa per la transizione alla rappresentazione paesaggistica collocata al piano superiore del Castello.
Ventinove opere esposte, tra opere figurative, nature morte e pittura di paesaggio, provenienti dalla Fondazione Josef Müller, dalla Sammlung Arthouse, da una raccolta della Germania settentrionale e dalla collezione privata di Frank Brabant.
La rassegna ripercorre la ricerca stilistica e l’evoluzione contenutistica di Karl Hofer che si modula attraverso gli spostamenti geografici dell’artista.

Dopo la formazione accademica a Stoccarda, egli giunge a Roma (1903-1908), dove si lascia ispirare dall’Antichità e dal Rinascimento; poi a Parigi, dove si imbatte nelle opere di Delacroix, Cézanne ed El Greco e subisce la fascinazione dell’India, meta di due lunghi viaggi. É a Zurigo, durante la Prima Guerra Mondiale che Hofer matura un preciso interesse per l’Espressionismo, anche se il colore rimane più legato alla materia. Nonostante la ricerca di nuovi soggetti, la rappresentazione dell’essere umano, nella sua universalità e sovratemporalità, continua ad essere centrale.
Negli anni venti, all’apice del successo, espone in mostre internazionali, ha una cattedra all’Accademia di Belle Arti di Berlino e partecipa alla Secessione.
A quel periodo risalgono molte delle sue opere migliori: donne silenziose, assorte, la cui immagine si avvicina alla figura umana nella Nuova Oggettività.

Karl Hofer, Paesaggio ticinese (Caslano), 1932, Olio su tela, 70,3 x 100 cm, Sammlung Arthouse
© 2024, ProLitteris, Zurich

Anche la pittura paesaggistica assume una forte valenza nella sua opera grazie alla fascinazione per il cantone svizzero. Nel corso del tempo realizza oltre duecento tele di grande formato con paesaggi deserti, privi di figure umane, ma in cui edifici, strade e ponti alludono a un territorio abitato dall’uomo.
Con l’ascesa al potere da parte dei nazionalsocialisti ha inizio un periodo infausto: Hofer perde la cattedra all’Accademia, le sue opere vengono confiscate dai musei tedeschi ed esposti alla mostra sull’Arte degenerata. Successivamente il suo atelier viene distrutto da un bombardamento che gli arreca un ulteriore e ingente perdita di opere, tra dipinti, disegni, schizzi e appunti.
É in quegli anni dipinge, comprensibilmente, cupe visioni della sua epoca. I soggetti che predilige sono soprattutto giovani figure femminili, paesaggi e nature morte di fiori e frutta.
Al termine della guerra l’artista diventa una delle figure di spicco della ricostruzione culturale di Berlino. Sebbene non abbandoni la figurazione, la sua pittura evidenzia una virata di stile: il colore diventa più luminoso e acquista maggiore espressività, la forma si allontana sempre più dalla natura. La figura umana è investita da una deformazione progressiva, con teste piccole, arti allungati e mani enormi.
Messo in ombra dalle violente controversie pubbliche sul ruolo delle arti figurative nel contesto dell’astrazione, il 3 aprile 1955 l’artista muore dopo essere stato colpito da un ictus.

Informazioni

KARL HOFER. Figure, nature morte, paesaggi
Ascona, Museo Castello San Materno/Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten (via Losone 10)
26 maggio – 29 settembre 2024

Orari:
giovedì – sabato, 10.00-12.00; 14.00-17.00
domenica, 14.00-16.00

T. +41 91 7598160/40; E. museosanmaterno@ascona.ch

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