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Art Basel 2024: le opere migliori di Unlimited

Unlimited 2024, courtesy Art Basel
Unlimited 2024 - Keith Haring, Martos Gallery. Courtesy Art Basel
Unlimited 2024 – Keith Haring, Martos Gallery. Courtesy Art Basel
A quasi venticinque anni dalla sua creazione, la sezione Unlimited di ArtBasel non smette di stupire e sono in parecchi gli addetti ai lavori che vedono un balzo in avanti nella qualità dei “fuori formato” della fiera, rispetto all’edizione 2023.

Curata per il quarto anno da Giovanni Carmine, che ci ha rimarcato una ritrovata positività generale del mercato, stabilizzatosi ai numeri pre-pandemia e dunque anche ad una ritrovata fiducia dei galleristi a proporre e a sostenere partecipazioni complesse come quelle ad Unlimited, appunto, a vincere da queste parti c’è anche un po’ di Italia, che si schiera magnifica ed esuberante proprio all’ingresso, a partire dal grande Progetto per la pace di Mario Ceroli (1968). Presentato da Cardi (Milano), l’installazione è un trionfo di bandiere bianche a formare una vera e propria foresta di simboli che hanno oggi più che mai a che fare con il nostro presente e che, allo stesso tempo, rappresentano una pietra miliare della produzione dell’artista romano che, proprio di recente, abbiamo visto in scena in una monumentale mostra esattamente da Cardi.

Jannis Kounellis, Senza Titolo (Vele), 1993

La seconda opera che rende giustizia agli artisti del nostro Paese è di Jannis Kounellis, rappresentato qui dalla galleria Kewenig di Berlino. In scena ci sono le grandi vele Senza Titolo (Vele), installazione potente creata per la Biennale del 1993 che riprende esattamente la storia marinara di Venezia e le sue connessioni con il Mediterraneo. E anche questo pezzo immenso, nell’epoca delle tragedie del mare, sembra riconnettere le storie di un passato complesso, glorioso e lontano, con le problematiche del nostro tempo. Salvo, portato ad Unlimited da Mazzoleni, è qui con Il trionfo di San Giorgio, grande pastello completamente rarefatto, dipinto nel 1974, che fu anche esposto alla 37.ma Biennale di Venezia e che prende ispirazione dall’omonimo quadro di Vittore Carpaccio del 1502, esposto alla Scuola di San Giorgio agli Schiavoni, proprio a Venezia.

Salvo, Il trionfo di San Giorgio, 1974

Ben più che degne di nota, poi, sono alcune installazioni diversissime tra loro, a partire dalla splendida collezione di pesci arcobaleno (48 esemplari, per la precisione) dipinti in dimensioni reali dall’artista autodidatta cileno Francisco Sierra, presentato dalla galleria von Bartha di Basilea e Copenhagen. Una vera e propria installazione lirica, che rimette all’idea di ambiente naturale e allo stesso alla cattività, in una installazione lineare e minimale che valorizza queste preziose “miniature”.

Francisco Sierra, Guppy, 2024

Non possono però ovviamente mancare gli Stati Uniti, rappresentati ad Unlimited dalla splendida parete che riporta su 1200 targhette in bianco e nero gli altrettanti nomi più comuni del mondo: a metà tra Concettuale e Narritive Art, Allan McCollum rappresentato da Thomas Schulte continua a stupire per una poetica che oscilla tra visione universale e senso individuale, tra frazione e tutto, tra specifico e generale, con una estetica secca e allo stesso tempo necessaria, essenziale.

Allan McCollum, The World: A monument in time, 2024

Infine, un nome una garanzia, specialmente sul grande formato: Keith Haring, di cui la Martos Gallery propone un gigantesco “affresco” del 1984, lungo decine di metri, recuperato originariamente da un edificio di New York e, last but not least un grandissimo classico della fotografia di cui, questi esemplari, ci racconta lo stesso Carmine, facevano parte del suo archivio personale: stiamo parlando di Robert Frank e della sua serie The Americans, opera seminale della street photography mondiale. A metà degli anni ’50 il fotografo svizzero intraprese un viaggio di due anni attraverso gli Stati Uniti durante il quale scattò oltre 28mila fotografie in bianco e nero, di cui 83 formarono proprio The Americans, pubblicato per la prima volta nel 1958, raccontando di un paese perseguitato dal razzismo, da politica ben poco limpida e dalla cultura del consumo. Pace Gallery e Thomas Zander si sono unite presentano congiuntamente questa ultima serie stampata.

Robert Frank, dalla sere The Americans, 1955-1957. Courtesy the artist estate, Pace Gallery e Galerie Thomas Zander

 

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