Accade che nella vita, talvolta, si facciano incontri illuminanti, destinati a trasformare per sempre la traiettoria del proprio percorso. E spesso, la loro bellezza risiede nella puntualità con cui questi avvengono, tanto da sembrare quasi predestinati, attesi da tempo. Ne è un esempio l’amicizia, che si è poi evoluta in una corrispondenza non solo affettuosa ma anche artisticamente feconda, tra Leonardo Cremonini e Francis Bacon. Due pittori risolutamente figurativi che sfuggono alle regole dell’esperienza informale dell’epoca, e che hanno lasciato una traccia indelebile nella storia dell’arte e nella cultura del Novecento.
Galeotto fu l’incontro avvenuto nella Galleria romana L’Obelisco, nel dicembre del 1954. Epicentro nazionale e internazionale dell’ecosistema artistico dell’epoca, dove trovarono spazio mostre di Giorgio de Chirico, Salvador Dalí, Alberto Burri, e René Magritte. Qui Bacon incontrò le opere di Leonardo Cremonini, le quali sancirono il sigillo della loro profonda affinità. Viaggiarono molto insieme, e l’anno successivo i due condivisero la stessa gallerista: Erica Brausen, proprietaria della straordinaria Hanover Gallery a Londra, che rappresentava il lavoro di Bacon dal 1947. Cremonini ebbe la sua unica mostra in Gran Bretagna proprio alla Hanover, alla fine del 1955.
Alla Galerie T&L sono esposte diverse opere di Cremonini degli anni ’50, alcune delle quali furono viste da Bacon prima a Roma e poi a Londra. In quel periodo, Cremonini adottò uno stile figurativo di ispirazione post-cubista, caratterizzato da forme monumentali, ampie e sintetiche. Un approccio ora distante dalla pittura di Bacon dello stesso periodo, più espressiva, come è evidente nella sua serie Screaming Pope. Tuttavia, i due condividono un marcato interesse per un registro comune: quello della carne. La carcassa, il sangue, sono soggetti che attraversano la loro pittura in maniera quasi costante. Poco dopo, lo stile di Cremonini conosce un’evoluzione notevole a cui l’incontro con Bacon non è forse estraneo: a partire dal 1957, la sua pittura diventa sempre più espressiva e liberata. La pennellata è evidente, talvolta violenta, e presto, da animale, la carne si fa umana – con La Torture, opera realizzato in concomitanza alla Guerra d’Algeria. Questa materia organica dà origine a colature verticali sulla tela, elemento che Bacon ammirava particolarmente in Cremonin. Riecheggia nelle colature la terra vulcanica di Panarea, tanto amata dall’artista. Nell’isola più piccola dell’arcipelago delle Eolie, l’artista acquisterà una casa a Drautto, una fetta di terra affacciata verso Lipari, che farà spesso da sfondo ai suoi incontri con Bacon. La sua asprezza, i colori bruciati, la luce mediterranea non abbandoneranno mai i quadri di Cremonini.
Ma è Parigi la città a cui fu più legato, la prima ad accoglierlo e a riconoscerne il talento. Qui, dagli anni ’60 in poi, l’immaginario di Cremonini si sposterà su una serie di interni: stanze da bagno, camere da letto, finestre che si affacciano sul nulla, dialoghi tra specchi che riflettono corpi femminili o coppie di corpi. Poi gli stabilimenti balneari con sedie a sdraio e impalcature in prospettiva, nei quali spiccano i volti sinistri di bambini a volte vicini a volte lontani, che sembrano provenire da favole oscure. I colori si fanno acidi e rifrangenti, la tensione è crescente, e lo spettatore non può che essere colto da uno spaesamento quasi eccitante.
Secondo Dino Buzzati, la sua pittura era in grado di ricostruire quelle circostanze che, nella vita di ciascuno, seppur nella loro apparente quotidianità o banalità, racchiudono il senso di un’intera vita. Ne è un esempio l’opera Jeux sans règles in mostra alla Galleria ed esposto alla Biennale di Venezia nel 1964. Noia, dolore, desiderio, trasgressione sono i veri soggetti della ricerca artistica di Cremonini di questo periodo e Bacon non ne è affatto distante. Questo “armamentario” iconografico ha una funzione simile per i due artisti: manifesta la tensione di situazioni cariche di densa tensione per il primo, mentre moltiplica i sentimenti dei personaggi per il secondo. I due si ritroveranno a Parigi negli anni ’70, quando Francis Bacon deciderà di traferirsi. Inizieranno poi a lavorare con lo stesso mercante, Claude Bernard.
La ricerca artistica di Francis Bacon e Leonardo Cremonini viaggia in parallelo senza mai toccarsi, ma piuttosto carezzandosi di tanto in tanto, fino alla morte di Bacon avvenuta il 28 aprile 1992. Un’amicizia solidale, testimoniata dalla rispettiva produzione artistica, che condivide corrispondenze formali, estetiche e simboliche, evocando un comune linguaggio di ricerca ontologica e riflessione metafisica.
La mostra sarà visitabile fino al 13 luglio 2024 presso la Galerie T&L.
Dal martedì al sabato, dalle 14:00 alle 19:00.
61 Rue de la Verrerie, 75004, Parigi.