E’ l’istinto primordiale di ricerca dell’ignoto ciò che guida la nuova mostra ospitata nella Chiesa dei SS. Giacomo e Cristoforo, appena restaurata a opera della famiglia Rovati sull’isola Bisentina di loro proprietà dal 2017.
É un viaggio alla riscoperta della storia di una donna lungimirante, coraggiosa e indipendente, nei luoghi che Giulia Farnese ha attraversato, per ritrovarla di nuovo. Il tentativo riuscito è quello di ricostruirne la figura, succube di una damnatio memoriae, in occasione del cinquecentenario della morte. Una morte che per mano del fratello Ranuccio, non è solo carnale, ma anche memoriale a causa della vergogna, dei pettegolezzi e dell’infamia pregustata. Questo per via della relazione illegittima di Giulia con Papa Alessandro VI Borgia, che tuttavia consentì al caro fratello ipocrita l’ascesa al potere. Così la donna più bella del Rinascimento, ritratta dai numerosi pittori passati per la corte papale, oggi non ha un volto.
Muove da questo la volontà di restituirle una fisionomia, un’esistenza, attraverso la mostra fotografica «La dama dell’Unicorno. Giulia Farnese e l’Isola Bisentina» di Manfredi Gioacchini, aperta al pubblico dal 21 giugno. Nella chiesa che la ospita troviamo le spoglie del fratello e un documento testamentario della stessa Giulia lascia supporre che potrebbe esserci sepolta lei, come espressamente aveva richiesto. L’esposizione allestita all’interno della chiesa, racconta la vita di Giulia Farnese attraverso le immagini dei luoghi da lei frequentati e alcuni documenti storici. Le immagini illustrano da Capodimonte a Roma, i luoghi che furono teatro della vita e delle vicende della giovanissima sposa di Orsino Orsini, amante di Rodrigo Borgia e sorella del futuro papa, Paolo III, nonché abile imprenditrice, benefattrice e paladina dei diritti delle donne.
Da Carbognano a Vasanello, da Castel Sant’Angelo a Palazzo Farnese, fino a Ischia di Castro e alla stessa Isola Bisentina, l’emblema farnesiano dell’unicorno si anima, accompagnandoci in un viaggio alla scoperta della sua dama. La curatrice e direttrice del progetto, Sofia Elena Rovati, racconta come spesso l’unicorno sia rappresentato dormiente in grembo a una giovane donna, come nell’affresco del Domenichino a Palazzo Farnese a Roma; altre in atteggiamenti più audaci come nel ciclo di affreschi nel Castello di Carbognano; raccontando le mille sfumature di Giulia, un personaggio complesso, intrigante e contemporaneo.
Per l’Isola Bisentina, situata nel lago di Bolsena, è il terzo anno di apertura al pubblico. Dove sorge la chiesa appena restaurata fu originariamente costruita da Ranuccio Farnese il Vecchio un mausoleo di famiglia.
La chiesa attuale è dunque un monumento costruito sull’edificio preesistente per volontà del Cardinale Alessandro Farnese il Giovane. L’edificazione, iniziata nel 1588, viene portata a termine da Odoardo Farnese tra il 1602-1603. È lo stesso Odoardo a commissionare ad Annibale Carracci le tele degli altari, nel tempo saccheggiate.
La chiesa è oggi visitabile grazie a un restauro non invasivo, lavorando al ripristino della struttura originale e lasciandone trasparire i segni del tempo. La sola lapide esistente è proprio quella di Ranuccio, ma nella chiesa sono stati sepolti anche altri membri della famiglia, fra cui il giovane cardinale Ranuccio Farnese, fratello di Alessandro, Pierluigi Farnese e Gerolama Orsini. Di Giulia Farnese non vi è certezza. Certo è che la nobildonna, in un fitto testamento ancora oggi conservato presso l’Archivio di Stato di Napoli, espresse la volontà di essere sepolta sull’isola.
Quest’anno sarà visitabile anche la cappella a pianta ottagonale di Santa Caterina, posta su uno sperone di roccia alto 22 metri e la cappella del Crocefisso o del Monte Calvario, che conserva un crocifisso attribuito alla mano di Benozzo Gozzoli. All’interno dell’edificio sarà possibile ammirare in via inedita la pietra di fondazione della chiesa.
I boschi invece sono costellati da alcune opere contemporanee. Tra queste, la prima, che ha fatto da apripista a un progetto di dialogo tra antico e contemporaneo, è un’opera site specific di Federico Gori, «Il Vello d’Oro», una cupola di resina ricoperta di foglia d’oro a protezione del leccio più antico, per isolarlo dall’umidità. Ma l’isola Bisentina non è solo un locus amoenus, un tesoro inestimabile di produzione artistica, ma anche un’oasi dalla ricca biodiversità, come rende noto la pubblicazione dell’ornitologo Francesco Barberini «In volo sull’isola bisentina», che in un anno di studio sull’isola, ha identificato i flussi migratori e l’avifauna stanziale che rende la rende un angolo da preservare.