La sua carriera le ha garantito il successo in qualità di performer corporea.
Settantasette anni, serba, celebrità eclettica che dai limiti del corpo sconfina nelle possibilità della mente.
The Life, la nuova performance virtuale, alla Pescheria di Pesaro fino al 23 giugno, non ha deluso le aspettative.
Dopo una convivenza lunga 20 anni coi monaci tibetani all’insegna della meditazione e un anno con gli aborigeni per superare la paura del dolore capisce che, per lei, vita e performance sono una cosa sola.
Lei è Marina Abramovic, protagonista oggi a Villa Imperiale a Pesaro di un incontro con la stampa per Pesaro capitale italiana della cultura.
Dichiara di reputarsi fortunata per il successo tardivo, all’età di sessant’anni. È questo ciò che le ha permesso di non bruciare come una supernova, imparando a gestire la propria creatività. Sperimentare durante la gioventù, senza abdicare agli anni più vitali della propria vita, ha stimolato il proprio genio creativo, consentendole di trovare un proprio linguaggio distintivo.
Ai giovani artisti consiglia di non avere paura di niente e di nessuno, provando tutto senza timore di giudizi e critiche.
Per lei l’artista è innato, un genio passionale, innamorato delle proprie idee e prossimo alla follia per realizzarle. Ma ciò, sostiene, oltre al talento, richiede anche dedizione e sacrificio.
Nonostante Marina escluda che l’arte possa passare per Tik tok o Instagram, è al contempo certa che ogni secolo possa vedere una nuova alba di geni, i cosiddetti wow artist.
Quando Todd Eckert le ha proposto questo progetto sulla realtà virtuale ha accettato, nonostante l’iniziale scetticismo.
Un desiderio di sperimentazione che le giunge da un retaggio antitetico, esclusivamente corporeo.
Sostiene che l’asso del progetto consiste nella miscela tra i due mondi, quello fisico e quello virtuale. Un piano ibrido che creato una realtà mista, al confine tra vero e verosimile.
«In questo gioco di luce io sono il fantasma, per cui è possibile anche passarmi attraverso» afferma la Abramovic.
Le prospettive sono molteplici, il punto di vista a libera discrezione dello spettatore, che abita la tridimensionalità e non vuole sentirsi costretto a mero astante.
Ma cosa pensa la performer rispetto alla tematica divisiva dell’intelligenza artificiale? Ne prende le distanze, reputandola una minaccia per la nostra peculiarità, l’umanità. Poi ha parlato del suo spettacolo, dell’immortalità che traspare in The Life, ribadendo che per lei è una promessa di eternità, una sorta di testamento visivo per intenderci.
The Life è un’opera che punta l’attenzione su tecnologia e azione artistica coinvolgendo lo spettatore proponendogli un eterno presente che va trascende la dimensione del tempo. Una sfida esistenziale propria dell’uomo di ogni epoca e latitudine.