Palazzo Ducale di Genova presenta la grande mostra “Nostalgia. Modernità di un sentimento dal Rinascimento al contemporaneo”, aperta al pubblico fino al primo settembre 2024 nelle sale dell’Appartamento del Doge. L’esposizione, a cura di Matteo Fochessati in collaborazione con Anna Vyazemtseva, è prodotta e realizzata da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e rientra nell’ambito delle iniziative di Genova Capitale Italiana del Libro. Il curatore Matteo Fochessati ci accompagna alla scopera della mostra nell’intervista qui sotto.
Il progetto espositivo – ha spiegato l’istituzione – «coinvolge oltre centoventi opere che tracciano un itinerario tra le arti figurative dal Quattrocento al Contemporaneo, il cui filo conduttore è il sentimento della nostalgia declinato in diverse accezioni e modalità espressive. Tra i capolavori in mostra per l’occasione, provenienti da prestiti di prestigiosi musei e collezioni private italiane e internazionali, figurano opere di Albrecht Dürer, Luca Giordano, Jean Auguste Dominique Ingres, Francesco Hayez, Giovanni Boldini, Evelyn De Morgan, Giacomo Balla, Giorgio De Chirico, Florence Henri, Lucio Fontana, Yves Klein e Anish Kapoor».
Ilaria Bonacossa, direttrice di Palazzo Ducale, ha spiegato «La Nostalgia, e la sua dimensione ‘sentimentale’, sembrano oggi fuori moda; forse per il ritmo serrato della vita quotidiana soggetta a incessanti stimoli mediatici nella vertiginosa connessione digitale, oppure perché il valore del nuovo insieme alla necessità d’essere al passo con i tempi trasforma l’idea di guardare ‘indietro’ di aprirsi a spazi altri in una perdita di progresso. Siamo tutti all’inseguimento di nuove emozioni dimenticando il valore di quelle passate, per questo la scelta di Palazzo Ducale di presentare e produrre una mostra sulla Nostalgia nell’arte attraverso cinque secoli con la sua dimensione articolata e profonda diventa un segno importante, la volontà di dare spazio a un tempo del pensiero in una società incentrata solo sul cambiamento».
Come è nata la mostra “Nostalgia. Modernità di un sentimento dal Rinascimento al Contemporaneo” e come si inserisce nella programmazione del Palazzo Ducale di Genova?
Matteo Fochessati: «Potrei dire, richiamando Svetlana Boym, che la nostalgia ha assunto un aspetto epidemico nel XXI secolo. E citando Eugenio Borgna che ad essa «ciascuno di noi non può non andare incontro negli snodi infiniti della vita». Mi è sembrato quindi un argomento molto attuale entro cui riprendere alcune riflessioni già sviluppate nel corso di miei precedenti studi o progetti espositivi. Nostalgia. Modernità di un sentimento riprende inoltre la stessa formula a tema di una mostra, da me curata nel 2019 insieme a Gianni Franzone e ugualmente autoprodotta da Palazzo Ducale, che esplorava il clima di inquietudine e incertezza degli anni venti in Italia».
Nel comunicato stampa si legge che li percorso espositivo prende avvio dalla relativamente recente nascita del termine “nostalgia”, benché questo tipo di sentimento fosse già rappresentato fin dall’antichità e talvolta fosse definito come “melanconia”. Ci può parlare della nascita di questo termine?
«La nostalgia è un sentimento che ha attraversato tutta la storia dell’umanità sin dalle origini, ma in realtà il termine – formato dall’unione di due parole di origine greca: nóstos (ritorno) e algos (dolore) – è un’invenzione dell’epoca moderna che risale al 1688 quando uno studente di medicina alsaziano, Johannes Hofer, si laurea all’Università di Basilea con una tesi che diagnosticava per la prima volta una patologia che affliggeva in particolare i mercenari svizzeri, sofferenti per la lontananza da casa durante le campagne militari all’estero.
A lungo, dunque, la nostalgia fu considerata un disturbo clinico, sino a quando ci si rese conto che nessuna cura applicata all’epoca – neppure quella considerata più efficace: rimandare a casa chi ne soffriva – era risolutiva. E così a partire dal romanticismo la nostalgia viene identificata come un sentimento individuale e collettivo, ambivalente e contraddittorio, ma soprattutto distinto dalla condizione melanconica con cui spesso è confusa. La melanconia, cui è dedicata una piccola sezione, rappresenta infatti una condizione di tristezza patologica la cui definizione ha un’origine antica e una precisa corrispondenza astrologica con il pianeta Saturno, come raffigurato nella celebre ed ermetica incisione di Albrecht Dürer. Essa appare inoltre strettamente vincolata a una dimensione individuale, differenziandosi dalla nostalgia che si presenta come espressione di un sentimento sociale, collettivo e, si potrebbe dire, “democratico”».
Come si è evoluta, a grandi linee, la rappresentazione della nostalgia nelle arti figurative dal Rinascimento a oggi?
«Non esiste una vera propria iconografia della nostalgia. La mostra, tuttavia, propone un percorso dal Rinascimento ai giorni nostri, documentando archetipi e protagonisti e proponendo, come assonanza iconografica rispetto alla sua complessità polisemica, le diverse declinazioni e le molteplici trasformazioni di questo sentimento».
In particolare come viene trattato questo tema nelle arti figurative contemporanee?
«Le opere di arte contemporanea presenti in diverse sezioni sono prevalentemente concentrate nelle ultime sale della mostra dedicate alla nostalgia dell’infinito, a suggerire come la sensazione di perdita permanente, di incapacità di ritorno a una dimensione mitica e di estraneità dal senso di assoluto dell’universo, ha generato una moderna nostalgia in cui le espressioni artistiche contemporanee, confrontandosi con il senso del sublime ispirato nella pittura romantica dalla grandiosità e dal mistero degli struggenti paesaggi naturali, ci permettono – nella loro attitudine concettuale caratterizzata dalla progressiva riduzione dei mezzi espressivi (Yves Klein ed Ettore Spalletti), dall’incisiva essenzialità del gesto (Lucio Fontana) e dall’alchemica trasformazione della materia (Anish Kapoor) – di oltrepassare, attraverso un cambio di prospettiva rispetto alla nostra quotidiana percezione del mondo, i limiti spaziali terrestri».
Nel percorso espositivo sono presenti circa 120 opere, tra dipinti, sculture, arti decorative, grafica e volumi illustrati, divise in 12 sezioni tematiche. Da dove provengono?
«Le opere in mostra sono state concesse in prestito, prevalentemente, da musei e istituzioni pubbliche italiane ed europee (Francia, Germania, Spagna, Svizzera, Gran Bretagna). Diverse opere, in particolare quelle di arte decorativa o modelli e progetti di architettura, provengono inoltre dalla Wolfsoniana, la collezione di arti decorative e di propaganda del periodo 1875 -1950 gestita e valorizzata dal Palazzo Ducale di Genova, e dalla Wolfsonian di Miami Beach, la nostra istituzione gemella negli Stati Uniti».