Dedicata al mondo dell’arte WUF è pensata come un dispositivo contemporaneo di connessione tra giornalisti e protagonisti dello scenario artistico e ha debuttato con uno speciale appuntamento e due intense giornate di attività martedì 11 e mercoledì 12 giugno 2024. La nuova organizzazione WUF (We Understand the Future) è dedicata a connettere voci creative e valorizzare progetti artistici emergenti attraverso un approccio guidato dall’arte e dalla tecnologia. L’edizione inaugurale prende vita con un evento esclusivo per la stampa realizzato negli spazi dell’iconico Bar Rouge, con la partnership di ArtsLife e de La Lettura de Il Corriere della Sera.
La parola ai protagonisti: FOSCO VALENTINI
Io penso che la vera arte, come dicevamo prima, può esistere non quando è creata da ufficiali dirigenti e affidabili, da intelligenze auto-programmate, ma più che altro da ribelli, da eremiti, eretici, scettici e folli
Allora, Fosco Valentini stava cercando una definizione perché ce ne sono molteplici. Non vogliamo essere banali o retorici. Lo chiamiamo mentore, una figura importante nel secondo Novecento romano, dopo Schifano, Alighiero Boetti e fino ad oggi. La tua forza, la tua potenza, anche filosoficamente parlando, è quella di riuscire ad avere un bagaglio incredibile. Hai attinto a tutto il Novecento e piano piano ti stai adattando alle nuove forme, segni e dimensioni del contemporaneo, come il digitale, il video e l’intelligenza artificiale. Innanzitutto ti chiedo, come fai a conciliare tutto questo? Come fai ad aver attinto a tutta questa conoscenza partendo da Alighiero e Boetti?
Tutto è avvenuto in maniera molto naturale. Ho finito l’accademia e giravo disperato per la città, incontrando questi artisti. È stato spontaneo, ero già dentro a quel sistema come fatto biologico. Non lo trovo eccezionale, lo trovo normale per chi fa arte. Per un giovane che si pone il problema di essere un creatore, di essere un mago. È la forza di questa spontaneità.
Non è da tutti avere questa naturalezza. Come concili tutte le nuove forme di linguaggio contemporaneo?
Penso che la vera arte possa esistere non quando è creata da ufficiali dirigenti affidabili o da intelligenze programmate, ma più che altro da ribelli, eremiti, eretici, scettici e folli. È lì che può nascere la vera arte. Il resto sono forme di tecniche relative all’emozione, ma sempre relative. L’eretico folle deve sposarsi con l’iper-razionalità e l’iper-logica dell’intelligenza artificiale.
C’è molto da indagare. Il futuro ha sempre questo aspetto di pericolo, la tentazione di affidarsi troppo agli strumenti tecnologici. Ma è proprio questa incontrollabilità che è affascinante per i creatori. Bisogna fare molta attenzione all’automazione. Come l’arte può sfruttare queste nuove tecnologie in maniera empatica?
L’arte ci può far tornare sulla terra o mandarci in un mondo ancora più folle e incontrollabile. L’importante è capire l’unità della vita terrestre con tutto il cosmo. Se riusciamo a creare opere che ci danno questa comprensione, è un vero guadagno. L’arte deve sfruttare i nuovi linguaggi per tradurre empaticamente un mondo che può sembrare incontrollabile.
Hai menzionato Wim Wenders su Anselm Kiefer. Kiefer non vuole rinunciare all’oblio dei miti, della storia e degli archetipi. Come ti relazioni a questo nella tua arte?
Faccio lo stesso in modo diverso. Immergo miti e archetipi nella tecnologia avanzata di oggi per vedere cosa succede, quali nuove immagini si possono scoprire e quali istanze poetiche emergono.
L’archetipo può portare a un sentimento di angoscia se non è controllato. Questo ci porta a un cosmo dilatato che non si sa dove finisce. Cosa hai combinato qui dietro?
Questo è lo zodiaco dei 13 segni. Con la dilatazione dell’universo, è emerso un nuovo segno, Ofiuco. Ho inserito questo segno nello zodiaco tradizionale, dilatando anche l’idea dell’astrologia. L’astrologia è una cosa importante, non solo un gioco di carte. È un oracolo che deve essere confrontato con l’oracolo della tecnologia avanzata.
Hai menzionato segni, disegno e traccia. Come rientrano nella tua poetica?
L’individuo biologico è un costruttore di immagini. Siamo l’interfaccia metaforica con la tecnologia avanzata. È importante vigilare sull’automazione, ponendo l’individuo come interfaccia, il vero creatore di immagini. L’uomo è storicamente il dominatore della terra, ma non è un fatto assoluto o etico. Il futuro automa potrebbe essere di metallo o carne, non importa. L’importante è il controllo sull’automazione.
Boetti si divertirebbe con le nuove tecnologie.
Sì, lo reinventerebbe. Avrebbe trovato un modo per comunicare oltre il pellegrinaggio delle mostre. Il computer-aided poetry è un’idea affascinante, conciliare immagini biologiche con la tecnologia.
Hai un bagaglio esperienziale e poetico molto forte. Chi non ha questo percorso deve migliorare la qualità culturale di tutti. La domanda di ‘We Understand the Future’ è interessante e appassionante.
Sì, è importante aprirsi e migliorare la qualità culturale delle persone. Questo progetto mi appassiona molto.