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Due preziose mostre alla Fondazione Vedova di Venezia, con i dipinti di Angeli dedicati alla città e gli scatti di Amendola che immortalano i gesti di Burri, Nitsch e Vedova

Veduta della mostra "Eduard Angeli. Silentium", Fondazione Vedova, 2024. Photo credits: Michele Crosera
Veduta della mostra “Eduard Angeli. Silentium”, Fondazione Vedova, 2024. Photo credits: Michele Crosera

A Venezia, fino al 24 novembre 2024, la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova presenta due importanti mostre: “Silentium”, personale del pittore austriaco Eduard Angeli, a cura di Philip Rylands, allestita nello spazio del Magazzino del Sale alle Zattere, e “Amendola. Burri, Vedova, Nitsch: Azioni e gesti”, realizzata in collaborazione con Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, che porta nello Spazio Vedova gli scatti del noto fotografo pistoiese, che raccontano il lavoro di tre protagonisI assoluti dell’arte nel Novecento.

La Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, istituita dal Maestro e dalla moglie, «ha come scopo essenziale la valorizzazione dell’arte e del lavoro di Emilio Vedova e lo studio della sua figura nella vicenda artistica del XX secolo, attraverso una serie di iniziative culturali tra cui grande rilievo hanno le mostre. La Fondazione, infatti, segue fedelmente la volontà del grande pittore veneziano che sottolineava come la custodia e la conservazione delle sue opere non potessero essere disgiunte da iniziative che ne diffondessero la conoscenza, anche in rapporto con i maggiori musei e istituzioni culturali internazionali, sempre tenendo presente l’impegno di valorizzare le tematiche “pittura – spazio – tempo – storia” che costituiscono le coordinate di fondo della sua arte e del suo impegno», ha ricordato la Fondazione stessa..

Le mostre vengono allestite «in prossimità della sede della Fondazione alle Zattere, nei suoi due spazi espositivi. Il primo, è il Magazzino del Sale, realizzato su progetto di Renzo Piano con Alessandro Traldi e Maurizio Milan, per anni affidato alla curatela artistica e scientifica di Germano Celant e Fabrizio Gazzarri in qualità di Direttore della Collezione e dell’Archivio.
Da giugno 2010, inoltre, grazie al restauro dello Studio del Maestro – realizzato con la supervisione di Renzo Piano – la Fondazione dispone dello Spazio Vedova, sede multifunzionale in grado di accogliere eventi di carattere non solo espositivo».

Eduard Angeli, Nebbia, 2018, carboncino su tela, 190×300 cm. Ph. Nikolaus Korab, Wien

“Eduard Angeli. Silentium”

«Il 12 novembre 2019 Venezia viene colpita dalla più grave acqua alta registrata dagli anni Sessanta. In quei giorni l’acqua salata inonda anche lo studio al piano terreno della casa dove Eduard Angeli (Vienna, 1942) abita da quindici anni. L’avvenimento causa il danneggiamento e la distruzione delle sue opere e lo sconvolge al punto da fargli lasciare la città e rientrare a Vienna. Dopo il doloroso allontanamento, la mostra che la Fondazione Vedova dedica a Eduard Angeli ne segna il ritorno artistico in città», ha spiegato la Fondazione.

«La mostra espone un corpus di 14 opere, tra paesaggi notturni, diurni, interni e costruzioni caratterizzate da un’inquietante immobilità e dall’assenza di figure umane: composizioni dal silenzio assordante, di cui Venezia, per la predisposizione al surrealismo e al simbolismo, è naturale protagonista».

«Nel programma espositivo di Fondazione Vedova, spesso sono poste a confronto la produzione di Vedova e quella di diversi autori – sottolinea il Presidente della Fondazione, Alfredo Bianchini -. In questo caso, immaginando un dialogo-confronto Angeli-Vedova non sarebbe possibile, a mio modo di vedere, ipotizzare forzate coincidenze e/o sovrapposizioni fra i due artisti. Tuttavia, un dato di fondo li accomuna. Intendo riferirmi a un tema ricorrente in Vedova, cioè lo scontro di situazioni. Uno scontro di situazioni infinito nel percorso umano che, sintetizzato, esprime il contrasto fra il bene e il male, in tutte le accezioni e manifestazioni. In fondo il silenzio di Eduard Angeli sembra un grido-scontro incontenibile che raggiunga tutte le parti del mondo».

«Tra le opere in mostra, Il canale 7 (2007) può essere considerata quella che identifica il senso profondo dell’esposizione che, se da una parte racconta la poetica misterica di Angeli, dall’altra, in qualche modo, è il ponte che lo riporta in Laguna.
Altro dipinto dalla prospettiva vertiginosa è Nebbia (2018) con un punto di fuga centrale: la veduta potrebbe essere quella delle Zattere lungo il canale della Giudecca, con il Redentore in fondo, ma non è questo quello che conta, perché il vero soggetto è l’ignoto, rappresentato dalla nebbia, e l’ignoto più grande, l’al di là».

«Le opere selezionate dal curatore Philip Rylands gettano luce su molti aspetti del lavoro dell’artista, dalla scomparsa della figura umana alla tensione simbolista generata da atmosfere stranianti, figlie delle più ispirate opere di Giovanni Segantini o Caspar David Friedrich, come ne La Lanterna (2023)».

«Osservare un dipinto di Eduard Angeli è come entrare in un sogno – ha sottolineato Philip Rylands –.Ci pare di riconoscere il posto, ma qualcosa non torna. Che sia Venezia, San Pietroburgo o Istanbul, la topografia è talmente estraniata, l’atmosfera così rarefatta e la solitudine così oppressiva che è come essere trasportati in un mondo parallelo».

«Eduard Angeli, – ha ricordato la Fondazione – vive e lavora in Austria e a Venezia. È una figura di primo piano nel panorama artistico contemporaneo austriaco, ha studiato pittura e didattica dell’arte all’Akademie der Bildenden Künste di Vienna, con il professor Robin Christian Andersen, e Storia dell’Arte all’Università di Vienna. Nel 1965 ha conseguito la laurea e l’abilitazione all’insegnamento e si è trasferito a Istanbul, dove ha insegnato come professore presso l’Accademia di Arti Applicate fino al 1971. Ritornato nella sua città natale, presenta le sue opere in numerose mostre in tutta Europa.
Nel 2003 l’artista ha ricevuto l’Ordine d’Oro al Merito austriaco. Molti dei suoi dipinti sono esposti al pubblico in rinomate istituzioni austriache, come la Banca nazionale austriaca e l’Università di Salisburgo. L’Albertina di Vienna ha dedicato ad Angeli una grande mostra nel 2017».

© Aurelio Amendola, Combustion, 1976.
Alberto Burri al lavoro sulla “Grande Plastica” nel suo studio di Morra, Città di Castello

“Amendola. Burri, Vedova, Nitsch: Azioni e gesti”

«In oltre sessant’anni di carriera Aurelio Amendola (Pistoia, 1938) si è dedicato con passione ai ritratti degli artisti nei loro atelier; un’intuizione che lo ha guidato, in tempi e luoghi diversi, alla realizzazione delle fotografie dedicate ad Alberto Burri, Emilio Vedova e Hermann Nitsch che compongono questa esposizione, maturando l’idea di una mostra sulle loro azioni e sui loro gesti».

«Il rapporto tra Emilio Vedova e il fotografo Aurelio Amendola è documentato dalle sequenze dedicate all’artista e al suo lavoro nello studio; un dettaglio che crea un parIcolare effetto di “salto nel tempo” è che lo spazio espositivo, con le pareti di mattoni a vista pitturati di bianco, è lo stesso in cui si muoveva Vedova mentre Amendola scattava».

«Nelle foto di Amendola, la gestualità di Vedova si apre in una sconfinata varietà di intervenI, in cui solchi, incisioni, sovrapposizioni, schizzi e grumi di materia mantengono la tensione pittorica costante. Così come solo la luce del fotografo illumina Burri mentre opera la combusIone e ferma l’istante delle azioni di Nitsch con la sua dirompente volontà di liberazione del corpo e dello spirito».

«A Venezia la Fondazione Vedova completa l’esperienza espositiva realizzata in collaborazione con gli Ex Essicatoi del Tabacco di Città di Castello, città natale di Alberto Burri, e con il Museo Nitsch di Napoli, dove Hermann Nitsch ha lavorato a lungo, proseguendo il percorso tracciato dagli artisti anche nella loro costante frequentazione tra Roma, Venezia, altri luoghi e diverse manifestazioni», ha dichiarato il curatore, Bruno Corà.

«Prosegue Alfredo Bianchini, Presidente della Fondazione Vedova: «L’esposizione pone in evidenza le diverse modalità “operative” dei tre artisti e dei loro atteggiamenti espressivi e, al tempo stesso, fornisce al più vasto pubblico un ampio spettro di indagine delle caratteristiche di un grande fotografo italiano che con i tre Maestri stabilì una amicizia durevole, reciprocamente proficua».

“Amendola. Burri, Vedova, Nitsch: Azioni e gesti” è «una mostra emblemaIca dell’attvità di Amendola: attraverso le stampe fotografiche di grandi dimensioni, il fotografo entra in dialogo con le opere di Burri, Vedova e Nitsch. Il progetto esposiIvo restituisce la straordinaria capacità del fotografo di lasciare parlare, con le sue immagini, gli artisti e il loro lavoro».

«Fotografo d’arte italiano dalla carriera eccezionale, Aurelio Amendola è noto in tutto il mondo per le celebri fotografie sulle sculture del Rinascimento italiano e per quelle dedicate alla tradizione classica, ispirate da una visione tattile, emotiva, sensoriale.
Da sempre Amendola si dedica intensamente ai temi del contemporaneo, arrivando a raccogliere una vera e propria Galleria di Ritratti degli Uomini Illustri in cui ha documentato alcuni tra i più grandi maestri italiani come de Chirico, Pomodoro, Schifano, Lichtenstein, Warhol, ma anche Manzù, Fabbri, Ceroli, Vangi, Kounellis, Pistoletto, Parmiggiani, Paladino, Barni, Ruffi, Mainolfi e Marini».

© Aurelio Amendola. Hermann Nitsch mentre lavora alle sue opere nel Castello di
Prinzendorf, Vienna, 2012
© Aurelio Amendola.
Emilio Vedova al lavoro ai cicli dei Tondi e dei Non Dove nel suo studio di Venezia, 1987

 

 

 

 

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