Iniziamo oggi una nuova rubrica che ci accompagnerà, nel corso dei prossimi mesi, a conoscere le maggiori imprese internazionali che hanno scelto l’arte come territorio non solo per la propria promozione ma anche per dare vita a speciali progetti che resistono al tempo e che, ormai, fanno parte dell’immaginario
Quasi 300 anni e un’evoluzione senza interruzioni. La Maison Ruinart, la più antica nel panorama della produzione dello champagne francese, ha la sua pietra di fondazione nell’intuizione di un monaco benedettino, Dom Thierry Ruinart, vissuto all’epoca di Luigi XIV. Il nipote Nicolas Ruinart, incoraggiato dal geniale zio, comincia a commerciare il “vin de bulles” nel 1729. Da allora, l’ascesa della maison nell’olimpo di questo nettare, senza il quale nessuna celebrazione, incontro d’amore, cena o degustazione avrebbe la stessa voluttà, è stata inarrestabile. Radici saldamente affondate nel terreno marnoso calcareo della Champagne e progetti di inesausta effervescenza hanno nei secoli portato al successo l’azienda. Talento e lungimiranza: nel 1986 André Ruinart incarica Alphonse Mucha – giovane artista ceco appena arrivato a Parigi, futura figura di spicco dell’Art Nouveau – di creare un’opera d’arte destinata ad essere la prima pubblicità di una marca di champagne. Da allora, la Maison ha sempre intrattenuto rapporti con il mondo dell’arte. “Quando ho iniziato a lavorare con Ruinart l’approccio era più commerciale. Come altri marchi coinvolgevamo i designer, più che gli artisti, per collaborazioni sulle confezioni. Il legame si è successivamente e dagli anni Duemila si è passati a vere e proprie commissioni”, racconta Frédéric Dufour, Presidente e Amministratore Delegato di Ruinart (oggi nell’empireo LVMH).
Nel 2008 nasce il progetto Carte Blanche, con l’idea di commissionare ogni anno opere d’arte a un artista diverso, scelto tra i maggiori protagonisti del panorama contemporaneo. “L’artista viene a trovarci e decide in modo autonomo cosa vuole fare. Carta bianca, appunto, per un progetto che parla dei nostri valori, della nostra storia, ma in modo più simbolico. L’opera è sempre unica, pensata per noi, senza essere commerciale”. Negli anni il progetto si è evoluto sulla base dell’accresciuta sensibilità dell’azienda verso il cambiamento climatico in atto, coinvolgendo artisti impegnati a collegare l’uomo alla natura, contattati sulla base di un senso di affinità con la Maison, dal nostro Direttore Arte e Cultura Fabien Vallérian. “Il rispetto del pianeta per noi non è una scelta. Abbiamo questa responsabilità doppiamente perché siamo la maison più antica della Champagne”. Un tema essenziale per Ruinart, che ha già constatato l’impatto delle conseguenze sulla sua produzione. Con il cambiamento delle temperature nella regione Champagne e la conseguente accelerazione della maturazione delle uve, lo Chardonnay sta rivelando un carattere deciso e profili più aromatici, fruttati e speziati.
Una sfida enologica: il 18 giugno Lo Chef de Cave Frédéric Panaïotise i suoi collaboratori hanno presentato la nuova Cuvée Ruinart Blanc Singulier Édition 2019, realizzata con Chardonnay al 100%, per esplorare queste espressioni aromatiche uniche pur mantenendola freschezza tipica della Maison. “Conversations with nature” di Carte Blanche 2024 interpreta l’attualità e l’urgenza del tema. “Gli artisti hanno dimostrano di avere la capacità di raccontare delle storie con molta sensibilità. Sono i migliori ambasciatori per promuovere la conservazione della natura, essenziale per la Maison Ruinart. Li considero la punta di diamante della società. Hanno un linguaggio potente, capace di coinvolgere le nostre differenti audience”. Tra le vigne di Ruinart sono arrivati sei artisti internazionali, dai cinque continenti: Andrea Bowers, Marcus Coates, Thijs Biersteker, Pascale Marthine Tayou, Henrique Oliveira, Tomoko Sauvage, ognuno con la sua visione. A ottobre le loro opere saranno svelate nel Jardin des Artistes, nella sede Ruinart a Reims, insieme al Nicolas Ruinart Pavillon, il nuovo centro visitatori dedicato al fondatore, progettato dall’architetto giapponese Sou Fujimoto. Una costruzione leggera, luminosa e trasparente, che si confronta e riflette sulla sua facciata di vetro, l’edificio storico dell’azienda. Intanto, si sta già lavorando alle celebrazioni del trecentenario, che saranno fortemente incentrate sull’arte. Tre secoli di storia senza perdere di vista le sfide contemporanee, tra innovazione e cultura.