
Diciassettemila metri quadrati nel cuore di Firenze, un antico convento con la tomba della presunta Gioconda e un progetto che guarda al futuro: è il Museo Sant’Orsola, che sarà terminato nell’autunno 2026, ma è già attivo con mostre, residenze per artisti e numerose iniziative. Ce ne parla la direttrice, Morgane Lucquet Laforgue, nell’intervista qui sotto.
Ridare vita a un luogo significa ripensarne il senso e la funzione all’interno non solo del contesto in cui si trova, ma anche del tempo presente, con i suoi interrogativi, le sue urgenze e una proiezione verso il futuro. È questa l’operazione che sta compiendo Morgane Lucquet Laforgue, Direttrice del Museo di Sant’Orsola Firenze, che dal 2022 è alla guida delle operazioni di riqualificazione dell’antico complesso di Sant’Orsola, a pochi miniuti a piedi da Santa Maria del Fiore. Il museo, grazie al bando vinto dal gruppo francese Artea, diventerà un centro per l’arte contemporanea e, privo di colelzione storica, ne costruirà una di arte contemporanea.
Il complesso sarà inaugurato nell’autunno del 2026, mentre sono in corso il restauro e la ristrutturazione, il luogo è già attivo con mostre, residenze d’artista e progetti con i residenti del quartiere. In questa progettualità è appena stata inauguarta la seconda edizione di “mostre in fase di cantiere”: la doppia personale “Rivelazioni”, con opere site specific di Juliette Minchin e Marta Roberti.
Morgane Lucquet Laforgue ha maturato la sua visione di museo attarverso un’ampia formazione, iniziata come storica dell’arte e curatrice. Ha lavorato come responsabile di collezioni di arazzi antichi e dipinti presso il Mobilier national a Parigi. Si è specilizzata in storia e politica dei musei e del patrimonio artistico all’Università Panthéon Sorbonne, ha studiato storia dell’arte moderna all’Università Roma Tre e ha conseguito un master in management degli eventi artistici e culturali presso l’Istituto per l’arte e il restauro di Palazzo Spinelli a Firenze.
Morgane Lucquet Laforgue, direttrice, e Philippe Baudry, presidente della fondazione Artea, alla conferenza stampa della mostra “Rivelazioni”. Courtesy Museo Sant’Orsola
Come è nato il progetto di riqualificazione e riapertura del Museo San’Orsola? In questo momento state presentando il progetto e gli spazi, mentre l’apertura definitivamente avverrà nel 2026. Da quanto tempo state lavorando al museo e quali sono stati i maggiori interventi che avete realizzato?
Morgane Lucquet Laforgue: «Nel 2020 il gruppo francese Artea ha vinto il bando per la riqualifica del complesso di Sant’Orsola lanciato dalla Città metropolitana di Firenze, proprietaria dell’edificio. Il progetto di ristrutturazione ideato da Artea, che pone l’arte e la cultura al centro del futuro complesso di Sant’Orsola, si basa su un primo programma della metrocittà che prevedeva tra l’altro la creazione di uno spazio museale attorno allo scavo archeologico con la tomba di Lisa Gherardini, la presunta Monna Lisa.
Dall’inizio del 2022 sono stata impiegata da Artea proprio per immaginare e concepire un vero progetto scientifico per questo nascente museo. Poteva essere solo uno spazio dedicato alla Monna Lisa dove vedere lo scavo, adesso ovviamente lo scavo sarà fruibile e si evocherà la Monna Lisa ma il museo non sarà solo questo..
Il mio compito è anche stato sin dall’inizio quello di pensare a dei progetti artistici e culturali per aprire Sant’Orsola al pubblico anche durante questa fase transitoria, di permettere alla cittadinanza di scoprire, riappropriarsi un patrimonio a lungo rimasto inaccessibile e di coinvolgerla nel processo di riqualificazione dell’edificio e di creazione del museo. Per questo l’anno scorso è stata aperta la prima mostra del futuro museo, in maniera totalmente gratuita.
Da due anni stiamo anche documentando tutta questa fase di trasformazione, attraverso campagne fotografiche, ma anche con filmati e interviste, che nel 2026 faranno parte di un documentario sulla rinascita dell’antico convento. Abbiamo documentato anche i lavori di restauro del monumento storico da parte della città metropolitana di Firenze e della soprintendenza, sono diversi le professionalità e gli attori che hanno preso o prenderanno parte alla riapertura di Sant’Orsola».

Museo Sant’Orsola sarà una “nuova realtà culturale fiorentina, concepita come un crocevia tra un museo storico, archeologico, di belle arti e un centro d’arte contemporanea con una propria collezione di opere del XXI secolo”, si legge nel comunicato stampa. Qual è la mission di questo progetto? Come si inserisce nel contesto fiorentino?
«L’obiettivo principale del museo è valorizzare la memoria del luogo attraverso diverse forme, tra cui l’arte contemporanea. Proporre qualcosa di diverso, di complementare alla straordinaria offerta culturale fiorentina già esistente.
Il complesso di Sant’Orsola che fu convento femminile per circa 500 anni, poi trasformato in manifattura tabacchi, in centro ex profughi istriani e sfrattati, ecc…è un luogo legato alla storia di Firenze, e non solo. Evocare i diversi momenti della storia di Sant’Orsola permette di affrontare tematiche più ampie: la condizione femminile all’interno dei conventi, le spogliazioni napoleoniche, i primi movimenti di sciopero femminile delle operaie della manifattura, l’accoglienza di ex profughi…e di aprire il discorso sull’oggi.
Accanto al valorizzare quello che è rimasto in situ, che in realtà è poco, cioè lo scavo archeologico e le tombe ritrovate, il frammento di affresco, alcuni elementi architettonici, l’idea è di provare a far “tornare a casa” il patrimonio artistico superstite conservato in musei, depositi, chiese a Firenze o nei dintorni richiedendo prestiti o depositi. Le opere d’arte ormai storicizzate da tempo in altri musei fiorentini potranno comunque essere valorizzate anche dal Museo Sant’Orsola con altri tipi di dispositivi e con delle collaborazioni con i musei custodi.
Di solito un nuovo museo viene costruito attorno a una collezione da preservare, valorizzare e fare conoscere al pubblico. Museo Sant’Orsola nasce attorno a un luogo. Uno scrigno storico ma trascurato, deturpato e quasi vuoto da riempire per presentare al pubblico un racconto, delle narrazioni che hanno come punto di partenza il luogo e la sua storia ma che aprono il discorso alla contemporaneità. Nel futuro percorso permanente del museo ci sarà sempre un dialogo passato-presente. Per questo la collezione propria di Museo Sant’Orsola sarà principalmente una collezione d’arte contemporanea. La stiamo già costituendo perché alla fine di ciascuna mostra vengono acquistate delle opere che sono state appositamente create per il luogo».

Il progetto è interamente sostenuto dal gruppo francese Artea, che nel 2020 ha vinto il bando per la riqualificazione. Come si inserisce questo progetto nella mission di Artea?
«Il complesso di Sant’Orsola è adesso in gestione per i prossimi 50 anni da parte di Artea attraverso la sua filiale culturale e di ospitalità STORIA. STORIA ha diversi altri progetti in Europa, principalmente in Francia, ma anche in Lussemburgo e ora in Italia. Ciascun progetto STORIA è unico e legato alla storia dell’edificio e alla città dove si trova, il punto comune di tutti i progetti è la riqualificazione di edifici a valore storico ma dismessi, abbandonati da tempo. Ad esempio a Lille nel nord della Francia, Artea/STORIA sta riqualificando una vecchia fabbrica per trasformarla in uno spazio di coworking, un albergo, un ristorante e un grande hall che potrà ospitare mostre e diversi altri tipi di eventi artistici e culturali. Una commissione artistica sarà affidata a uno degli artisti della prima mostra di Museo Sant’Orsola: su uno dei vecchi muri di mattone in pessimo stato di conservazione sarà realizzato un murales (molto discreto e delicato) per evocare gli operai che hanno lavorato in quel posto un centinaio di anni fa. Prima si farà un lavoro con l’archivio comunale che conserva delle foto d’epoca sulle quali l’artista potrà basarsi per dipingere questo ricordo contemporaneo.
Per Sant’Orsola il progetto STORIA è ancora più unico perché si è anche deciso di creare una fondazione senza scopo di lucro, la fondazione Artea per permettere al Museo Sant’Orsola di godere di un’autonomia gestionale rispetto al resto del complesso e poter partecipare a bandi, richieste di sovvenzioni per diversi progetti sociali o culturali (per finanziare il restauro di antiche pale d’altare appartenenti allo stato ma provenienti di Sant’Orsola ecc..). Inoltre la fondazione Artea è stata creata anche per sostenere la creazione artistica odierna in maniera generale. L’idea, nel futuro, è che grazie alla fondazione, artisti del programma di residenza del museo Sant’Orsola potessero andare, in base ai progetti sviluppati, a svolgere un periodo di ricerca e creazione in altri luoghi STORIA».

Nei mesi in cui proseguiranno i lavori di recupero dell’area, il Museo Sant’Orsola offrirà ai visitatori una serie di mostre. La seconda, con le opere delle artiste Juliette Minchin e Marta Roberti, sarà visitabile dal 28 giugno. Come scegliete le artiste e gli artisti che inviterete nei mesi? Che tipo di indicazioni date per la realizzazione del lavoro?
«Per il momento gli artisti sono stati direttamente individuati e contattati dal museo. Ad esempio, ho scoperto il lavoro di Juliette Minchin e quello di Marta Roberti circa un anno e mezzo fa. Mi sono molto informata sulla pratica e il lavoro di ciascuna, sulle loro ricerche e riflessioni artistiche, mi sembrava davvero in sintonia con la linea che stava prendendo il museo e mi avevano davvero colpito alcune loro opere e ho intuito che il loro incontro con questo luogo avrebbe potuto generare qualcosa di speciale…
Le ho contattate, ci siamo scritto e poi incontrate. Ho incontrata Juliette Minchin prima nel suo atelier a Parigi e poi è venuta a vedere la prima mostra del museo e gli spazi. Anche Marta Roberti è subito venuta a Sant’Orsola, a vedere la mostra procedente, scoprire gli spazi, sapere di più sull’antico convento e il futuro museo. Prima di tutto quindi c’è stato l’incontro con il luogo e con le persone. Abbiamo avuto uno scambio molto esteso, loro hanno avuto subito delle idee, che hanno condiviso con me e poi sono divenutee più precise, sono state un po’ modificate fino a una proposta artistica finale che ho presentato al presidente di Artea e della futura fondazione ed è stata approvata, insieme all’idea della mostra che si stava costruendo.
Marta e Juliette hanno cominciato a lavorare alle loro opere alla fine dell’anno scorso. È magico secondo me come ciascuna, nella propria tecnica, con i suoi mezzi di predilezione e con i suoi temi di riflessione, sia riuscita a interagire con gli spazi e con gli elementi della storia del convento pur facendoci entrare nel loro mondo.
È questa la premessa a ogni intervento artistico per Sant’Orsola, essere in grado di entrare in dialogo con il luogo, di creare delle opere d’arte in legame con elementi del suo passato (e quindi anche essere capace di dialogare con la curatrice, con il personale scientifico del museo, con eventuali studiosi..). Le nuove creazioni però ovviamente non fanno solo riferimento al passato, sono ancorate alla nostra epoca, parlano del mondo nel quale evolviamo, ci fanno riflettere anche sull’oggi…
Dall’anno scorso riceviamo anche delle candidature spontanee, delle proposte di collaborazione, anche da parte di altri musei. Tutte queste proposte sono considerate, valutate.
Un volta che la fondazione sarà effettivamente attiva e che avrà il suo consiglio d’amministrazione (tra le personalità qualificate ci sono curatori italiani e francesi, ad esempio c’è il responsabile delle pitture italiane del Quattrocento del Louvre che ne farà parte) i progetti saranno sottoposti al consiglio, per alcuni progetti elaborati insieme a dei futuri gruppi di lavoro (ad esempio si sta creando il gruppo di lavoro “Sant’Orsola centro ex profughi”) si potranno lanciare dei “call for project” e dei “call for residence” per trovare artisti con cui lavorare a progetti specifici».

Può darci qualche anticipazione sulle attività del Museo Sant’Orsola da oggi all’apertura completa nel 2026?
«Di sicuro proveremo ad aprire Sant’Orsola al pubblico nel 2025, speriamo con una mostra d’arte contemporanea, speriamo sempre con più artisti, e/o almeno per altre collaborazioni con realtà culturali del territorio. Da maggio a fine giugno scorso museo Sant’Orsola ha ospitato la sua seconda residenza artistica, era una coppia di artisti, lei, Cécile Davidovici, è ricamatrice e lui, David Ctiborsky, è digital artist, lavorano insieme. Il loro progetto per Sant’Orsola è solo in fase di progettazione, di sicuro l’idea è che almeno una serie di opere loro sia pronta per l’apertura del museo in 2026, ma sarebbe sicuramente bello potere presentare di più del loro lavoro in una mostra, anche con altri artisti. Per il momento però non abbiamo un calendario concreto, perchè dobbiamo coordinare la programmazione con i lavori di riqualificazione edilizia dell’edificio.
Quest’anno l’Istituto francese di Firenze e l’Associazione France Odéon sono stati i nostri partner culturali per la mostra “Tour de France. Promessa e supplizio. I campioni italiani della Grande Boucle” a cura di Valeria d’Ambrosio, in un’area del complesso di Sant’Orsola, e aperta gratuitamente al pubblico fino al 21 luglio (data di conclusione del Tour de France). Questa mostra ad esempio è un progetto realizzato attraverso il museo sant’Orsola ma satellite alla serie di mostre annunciatrici – come “Rivelazioni” – di quello che sarà l’identità propria di Museo Sant’Orsola. Era sensato, nella cornice di Sant’Orsola, fare questo tipo di mostra, che rende omaggio ai 7 vincitori italiani del Tour de France (che il 29 giugno scorso per la prima volta della sua storia è partito da Firenze) con fotografie d’epoca, filmati d’archivio inediti e prestiti di oggetti d’epocaa. Rappresenta un’iniziativa del rinascente complesso di Sant’Orsola, che, anche al di là del futuro spazio museale, diventerà un vero e proprio centro fiorentino-francese di cultura e di attività.
Fino all’8 di settembre il complesso di Sant’Orsola, sempre attraverso il museo, accoglie “Cinema nel chiostro”, iniziativa di Spazio Alfieri, nuovi partner culturali del museo.
A settembre, dentro il percorso della mostra “Rivelazioni”, ci saranno anche dei concerti, probabilmente uno spettacolo di danza, tutti questi realizzati in collaborazione con associazioni e compagnie teatrali di Firenze.
Oltre a tutto questo il grande progetto principale: il nascente museo Sant’Orsola e la sua serie di “mostre in fase di cantiere”. Speriamo di poterne realizzare una terza importante, prima dell’apertura ufficiale del museo e dell’intero complesso. Poi a fianco e in sintonia con quel che si sta preparando per Sant’Orsola, ci saranno varie aperture a diverse forme di arte e di cultura, di collaborazioni e coinvolgimenti, che ovviamente proseguiranno anche dopo l’apertura officiale del complesso».


