Con il libro Cappella Pazzi. Brunelleschi il mito, Michelozzo l’autore, Marvin Trachtenberg, che dopo avere studiato con Wolfgang Lotz e Richard Krautheimer ha insegnato all’Institute of Fine Arts della New York University, mette in discussione la convenzione secondo la quale Cappella Pazzi, uno dei più celebrati capolavori dell’architettura del Rinascimento, è opera di Brunelleschi. La costruzione della Cappella iniziò nel complesso monumentale di Santa Croce a Firenze nel 1442, quattro anni prima della morte di Brunelleschi, e fu completata nel 1460. Il suo modello fu una delle massime espressioni dell’architettura occidentale, la Sagrestia Vecchia costruita da Brunelleschi nella chiesa di San Lorenzo tra il 1422 e il 1429, su incarico di Giovanni di Bicci de’ Medici. La sua somiglianza con la Sagrestia Vecchia, che anche Michelangelo riteneva inarrivabile, ha indotto a ritenere Cappella Pazzi opera di Brunelleschi. Ma un esame accurato, condotto con l’acribia con la quale Trachtenberg ne ha esaminato i dettagli e la logica costruttiva, dimostra che questa somiglianza è soltanto apparente. «La Cappella Pazzi», scrive Trachtenberg in pagine che contengono una dettagliata analisi della Sacrestia Vecchia, «non solo ne varia il modello, ma lo sovverte e lo contraddice; l’antitesi stilistica tra i due edifici coinvolge ogni aspetto del progetto e dell’esecuzione».
Il che però non toglie che la Cappella Pazzi è un’opera tanto straordinaria quanto coinvolgente. Ma paradossalmente, proprio per queste ragioni, la si è ritenuta frutto dell’ingegno di Brunelleschi, facendo di Michelozzo, l’architetto che la costruì, la prima vittima del mito che si è venuto consolidando intorno alla figura dell’architetto della Sagrestia Vecchia. Un esempio della mistica che, come Trachtenberg spiega, non di rado offusca le nostre interpretazioni dei massimi capolavori dell’architettura del Rinascimento. La Cappella Pazzi è ora attribuita a Michelozzo, l’artefice di non poche imprese edificatorie promosse dai Medici, che Trachtenberg prende opportunamente in considerazione per sostenere le sue originali conclusioni.
Nel libro, pubblicato nella nuova veste grafica della storica collana A&a – Architetti e architetture sono stati ripresi due saggi apparsi su «Casabella» nel giugno 1996 e nel febbraio 1997, Perché Cappella Pazzi non è di Brunelleschi e Perché Cappella Pazzi è di Michelozzo, che, proprio perché coinvolgenti la figura di Brunelleschi e un’opera mitica quale Cappella Pazzi, suscitarono numerose reazioni nel mondo accademico (Federico Zeri, Cristina Acidini, Achille Bonito Oliva, tra gli altri) e nella stampa, («New York Times», «Il Corriere della Sera», «Il Sole 24 ore», «La Nazione»). Nel libro gran parte delle fotografie riprodotte sono state scattate dallo stesso Marvin Trachtenberg, allo scopo di documentare visivamente ciascuno dei temi da lui affrontati nel saggio, il che offre ai lettori una singolare occasione per constatare come ogni passaggio del testo sia fondato sul riscontro di quanto nelle opere costruite è possibile vedere.
Il libro esce il 2 luglio 2024, anno che ricorda la data di inizio del cantiere di Santa Croce, che nel 1424, dopo l’incendio dell’anno precedente, comportò, tra l’altro, la costruzione di Cappella Pazzi.