La galleria 10 & zero uno ospita la personale di Baseera Khan che si pone idealmente in dialogo con i temi proposti da Adriano Pedrosa per la 60. Esposizione Internazionale d’Arte, sentirsi “stranieri ovunque” implica infatti una decostruzione dello sguardo dominante e una continua ridefinizione dell’identità; si tratta certamente di una sensazione sperimentata da un’artista queer, musulmana e di origini indo-afgane ma a ben vedere per nulla estranea a un’ampia fascia di popolazione, dopotutto è un perenne stadio dello specchio quello che ci offre la società globalizzata, un complesso confronto tra corpo e immagine.
L’autrice texana rivela il suo eclettismo presentando a Venezia una serie di opere che attraversano vari media: dalla pittura alla fotografia, dal video all’installazione, fino a un’opera scultorea creata ad hoc, grazie alla collaborazione con il maestro vetraio Marco Giuman, che interroga la relazione tra desiderio e commercio.
The Safety game è un titolo attuale ed eloquente riferito alla dicotomia tra sicurezza e libertà che interessa sia gli individui che i territori, i due ambiti si riflettono l’un l’altro nel video proiettato in galleria negli stessi giorni in cui Julian Assange si pronunciava colpevole per la pubblicazione di documenti riservati. L’artista mette in scena una ribellione silenziosa i cui veri protagonisti sono gli oggetti in quanto metafore dei nostri corpi o piuttosto come corpi essi stessi: “io sono un corpo” è l’autodichiarazione di uno dei suoi tappeti per preghiera, così Khan esplora spazi liminali tra umano e extra-umano e allude alla complessa storia del linguaggio materiale che rivela apporti da culture differenti.
Nella serie che dà il titolo alla mostra una sfilata di dipinti monocromi su tavola ritraggono con una pittura corposa oggetti contemporanei e utensili conservati in importanti musei occidentali, quasi fossero pietre divinatorie in una rielaborazione di tradizioni meditative. I musei sono istituzioni chiave nel “gioco della sicurezza”, custodiscono il patrimonio esercitando il controllo sul sapere, sono i “nostri specchi colossali” come li definisce l’antropologa Giulia Grechi in Decolonizzare il museo sottolineando come nascano nell’opposizione io-altro. Questa riflessione viene ulteriormente esplorata nell’opera Acoustic Sound Blanket, dove una coperta fonoassorbente con un decoro orientale dorato riecheggia il tema della protezione e le dinamiche di inclusione ed esclusione.
Tent Square Pink è parte di una serie di fotografie in dialogo con le collezioni islamiche del Brooklyn Museum, un tappeto per preghiera iraniano risalente al diciassettesimo secolo cela l’identità dell’artista nella forma di una tenda, rivendicando la funzione intima e domestica del manufatto e la necessità di riconoscere i residui del colonialismo e cambiare le regole del gioco.
Baseera Khan. Il gioco della sicurezza / The safety game
A cura di Chiara Boscolo
Testo critico di Gabriele Romeo
Date: 05/06/2024 – 21/07/2024
Sede espositiva: 10 & zero uno, Castello 1830, via Garibaldi, Venezia, Italia
Orari: dal lunedì al sabato apertura pomeridiana o su appuntamento
Sito web: www.10zerouno.com
Contatti: c.boscolo@10zerouno.com