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La Memoria e La Speranza: la Memotopography di Carlos Garaicoa. Intervista a Carlo Orsini

Las Raíces del Mundo 2018 inox steel buildings, knives 118 x 200 x 50 cm 46,45 x 78,74 x 19,68 in unique work
Louis Vuitton voyage avec Karl Marx et nous voyageons
avec Louis Vuitton
2009
Louis Vitton suitcase, book, Plexiglas, wooden base
120 x 30 x 25 cm
Ed. 3

Partiamo dal titolo scelto per la mostra “MEMOTOPOGRAPHY”, una sorta di sintesi del lavoro di Garaicoa, perché?

La mostra MEMOTOPOGRAPHY di Carlos Garaicoa a Villa Marigola è associata al Lerici Music Festival 2024 il cui tema è La Memoria e La Speranza, sviluppata attraverso la rappresentazione di composizioni musicali fortemente collegate a questi temi.

Il titolo della mostra sintetizza il lavoro visivo e sonoro di Carlos Garaicoa: immagini e suoni che si legano in modo stratificato a luoghi della sua memoria di vita e che incorporano un pensiero di riflessione sullo spazio architettonico della città come luogo di accadimenti che formano l’intreccio mnemonico intimo dell’artista.

Come si inserisce la presenza di Carlos Garaicoa nell’ambito del Lerici Music Festival?

Garaicoa ha sviluppato un dialogo tra arte e spazio urbano attraverso il quale indaga la struttura sociale delle nostre città in termini di architettura. Utilizza un approccio intermediale per affrontare questioni di cultura e politica, in particolare cubane, attraverso lo studio dell’architettura, dell’urbanistica e della storia. Il suo soggetto principale è sempre stata la città dell’Avana. Giocando con sculture, disegni, video e fotografie incentrati sull’ironia e sulla disperazione, Garaicoa ha trovato nelle sue installazioni, per le quali utilizza spesso un’ampia varietà di materiali, un modo per criticare l’architettura utopica modernista e il crollo delle ideologie del XX secolo, approfondendo il concetto di città come spazio simbolico. Ogni lavoro di Garaicoa può essere interpretato come un ricordo sovrascritto dallo spazio che l’ha generato.Le immagini dei suoi lavori sono frammenti di memoria incarnati nello spazio urbano, nello spazio architettonico.

Columnata Monte y San Joaquín, La Habana
2012
print on gelatine film mounted on bone
12 x 15 cm
4,72 x 5,90 in
Ed. 3 + 2 AP

Di cosa parla l’opera video Abismo?

Nel 1941 Olivier Messiaen compone e per la prima volta suona il Quatuor Pour La Fin du Temps, nel campo di concentramento Stalag VIII-A a Görlitz. Nello stesso anno Monaco di Baviera viene dichiarata città ripulita dagli ebrei. Il progetto parte dalla rappresentazione teatrale dei discorsi di Hitler e dalla sua ossessione per la musica classica. Su uno sfondo bianco due mani gesticolano, sono disegnate come fossero studi anatomici rinascimentali, a metà strada tra la conduzione di un’orchestra e l’enfatizzazione di un discorso pubblico.

Il background musicale è il terzo movimento del famoso compositore francese. Garaicoa usa la tipica gestualità della propaganda nazista rimuovendola dal suo contesto originale, creando per cui una nuova narrazione. L’effetto è quello di scompaginare le carte della storia e rinforzare il messaggio di Messiaen che l’orrore, per quanto grande, non può soffocare la forza del pensiero libero e creativo. Un reale e potente corto circuito storico-antropologico.Lo stesso video sarà presentato all’interno della mostra su schermo TV.

Partitura
2021
12′ vinyl, score book graphite on paper; usb pendrive
with video animation with sound, vinyl audio track 17
minutes, video animation 17 ’20”
box dimensions: 33 x 34,5 cm | 12.99 x 13.74 in
Ed. 100 + 20 AP

Nel campo di lavoro Stalag VIII-A di Görlitz, dove nel maggio 1940 viene internato dopo essere stato fatto prigioniero a Verdun (nell’esercito francese come ausiliario medico, visto che era stato scartato per il combattimento a causa dei suoi problemi di vista) Messiaen conosce un clarinettista, per il quale scrive l’AbîmedesOiseaux (Abisso degli uccelli), poi un violinista e un violoncellista e per questo trio “anomalo” comincia a scrivere alcuni brani. Il materiale viene poi integrato nel celeberrimo Quatuor pour la fin du temps, eseguito nello stesso campo il 15 gennaio del 1941. L’introspezione forzata e la meditazione sulla vita nelle atroci condizioni di un campo di lavoro hanno avuto incredibilmente come frutto uno dei capolavori della musica classica del XX secolo. Il riferimento alla “fine del tempo” nel titolo, non allude solo all’Apocalisse, a cui la composizione è palesemente dedicata, ma anche all’uso che Messiaen fa del tempo musicale, ritenendo che la tradizionale struttura, ingabbiata in battute e organizzata per accenti fissi a seconda del metro notato, fosse decisamente insufficiente alle sue necessità espressive.“AbîmedesOiseaux (Abisso degli uccelli): Clarinetto solo. L’Abisso è il tempo, con le sue tristezze, i suoi scoramenti. L’uccello è il contrario del tempo: è il nostro desiderio di luce, di altezze, di arcobaleni, di canti gioiosi!” (dalle note alla composizione)

Una melodia sostenuta, quale simbolo dell’abisso dei tempi con le sue tenebre in cui vi è incorporata una parte ispirata al canto degli uccelli, immagine sonora del desiderio umano di luce, di stelle e di vocalizzi esultanti.Messiaen cerca una musica cangiante e priva di punti di riferimento proprio per rendere udibile paradossalmente – l’inesprimibile.

Las Raíces del Mundo
2018
inox steel buildings, knives
118 x 200 x 50 cm
46,45 x 78,74 x 19,68 in
unique work

Nel concepire la selezione in mostra, quanto è stato determinante il fatto di trovarsi in un ambiente storico come Villa Marigola e quanto dell’architettura?

Determinante diventa il luogo in cui questa mostra è ospitata: Villa Marigola, il cui primo edificio risale alla seconda metà del XVIII secolo come luogo di villeggiatura, con unampio parco romantico con percorsi che conducono a vedute scenografiche su Lerici, San Terenzo, Porto Venere, la Palmaria e le altre isole dell’arcipelago Spezzino; un paesaggio che entra  nella composizione della mostra, che diventa dispositivo di coagulo, insieme ai saloni  della villa che presentano gli stilemi decorativi della rappresentazione della ricchezza e del potere con marmi policromi, stucchi decorativi e tappezzerie in tessuto; un apparato visuale che necessariamente diventa determinante nella relazione con i lavori di Carlos Garaicoa.

Apporre  lavori in cui viene usata la capacità morfologica della carta per costruire micro frammenti di città,  per creare uno spazio visivo che suggerisce sia un potenziale che mondi utopistici; o lavori in cui in cui si combinano fotografie documentarie delle rovine dell’Avana sovrapposte ad architetture europee in forma di puzzle, prevedendo lo stato di precarietà e degrado del tessuto urbano come il taccuino di un archeologo, sui pannelli da tappezzeria in damasco; oppure posizionare una collezione di coltelli il cui negativo è uno skyline metropolitano, installazione che rivela una violenza contenuta e condensa la tensione tra costruzione e distruzione; oppure esporre la consistente presenza di un dispositivo che trasferisce in modo tridimensionale fotografie urbane su polistirene creando una nuova percezione dell’architettura nell’idea di rovina e fragilità del tessuto urbano, disposti su pavimenti in marmo policromo intarsiato, insieme alle loro matrici fotografiche stampate a gelatina su ossa di mucca, diventa una azione che rende evidente le infinite contraddizioni interne al mondo dell’arte e al suo mercato, all’exploitation della sensibilità dell’artista da parte del mercato dell’arte e alla irriducibilità di queste contraddizioni.

Avenida del Puerto y Luz, La Habana
2012
print on gelatine film mounted on bone
12 x 15 cm
Ed. 3 + 2 AP

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