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Saranno Marcela Guerrero e Drew Sawyer i curatori della Whitney Biennial 2026

Marcela Guerrero and Drew Sawyer. Photograph by Bryan Derballa
Marcela Guerrero and Drew Sawyer. Photograph by Bryan Derballa

A New York il Whitney Museum of American Art ha annunciato i curatori della prossima Whitney Biennial: Marcela Guerrero, nota per la sua specializzazione sull’arte latino-americana, e Drew Sawyer. Guerrero, specializzato in fotografia. L’ottentaduesima edizione della biennale aprirà al pubblica nella primavera del 2026

«Mentre la Biennale 2024 volge al termine, siamo lieti di passare il testimone a un altro ottimo team di curatori del Whitney, in vista dell’edizione del 2026», ha dichiarato Scott Rothkopf, Alice Pratt Brown Director. «La Biennale è una vetrina dei talenti artistici del momento, ma è anche una piattaforma per curatori visionari come Marcela e Drew. La Biennale viene inaugurata ogni due anni, ma al Whitney è “sempre attiva” e contribuisce a plasmare il modo in cui pensiamo al nostro programma artistico più ampio, alla nostra collezione, al nostro modo di lavorare con gli artisti e al nostro ruolo nella nostra comunità e oltre».

«Sono entusiasta di annunciare questa collaborazione curatoriale tra due eccezionali colleghi del Whitney», ha dichiarato Kim Conaty, Nancy and Steve Crown Family Chief Curator del Whitney Museum. «Nei loro anni di esperienza al Whitney e in altre importanti istituzioni, Marcela e Drew si sono affermati come voci curatoriali di spicco nel settore, creatori di mostre innovative e rigorose e collaboratori impegnati con gli artisti. Ognuno di loro è uno studioso rinomato che possiede la rara capacità di creare un ponte tra passato e futuro nel proprio lavoro, portando grande curiosità, attenzione e immaginazione nello spazio della pratica artistica di oggi. Non vediamo l’ora di vedere cosa creeranno insieme».

«Costellazione che unisce l’arte e le idee più rilevanti del nostro tempo, la Whitney Biennial è una vetrina di artisti contemporanei che lavorano attraverso i media e le discipline, rappresentando le nozioni in evoluzione dell’arte americana. Istituita dalla fondatrice del Museo, Gertrude Vanderbilt Whitney, nel 1932, la Biennale Whitney è la più longeva rassegna di arte americana.
Le prime edizioni sono erano organizzate per medium, con la pittura alternata alla scultura e alle opere su carta. A partire dal 1937, il museo è passato a mostre annuali chiamate Annuals. Il formato attuale, ovvero una rassegna di opere di tutti i medium con cadenza biennale, è stata inaugurata nel 1973. Ad oggi hanno partecipato più di 3.600 artisti, tra cui Jean-Michel Basquiat, Lynda Benglis, Louise Bourgeois, Frank Bowling, Mark Bradford, Alexander Calder, Theresa Hak Kyung Cha, Raven Chacon, Ellen Gallagher, Jeffrey Gibson, Nan Goldin, Renee Green, Wade Guyton, Rachel Harrison, Jenny Holzer, Edward Hopper, Madeleine Hunt-Ehrlich, Joan Jonas, Ellsworth Kelly, Mike Kelley, Willem de Kooning, Barbara Kruger, Pope. L, Jacob Lawrence, Carolyn Lazard, Zoe Leonard, Roy Lichtenstein, Glenn Ligon, Agnes Martin, Daniel Joseph Martinez, Julie Mehretu, Sarah Michelson, Joan Mitchell, Tiona Nekkia McClodden, Georgia O’Keeffe, Claes Oldenburg, Mary Lovelace O’Neal, Laura Owens, Jackson Pollock, Postcommodity, YvonneRainer, Robert Rauschenberg, Cindy Sherman, Lorna Simpson, Rose  B. Simpson, Martine Syms, Wu Tsang, Cy Twombly, Kara Walker, Andy Warhol e David Wojnarowicz», ha ricordato il museo.

I percorsi professionali dei curatori della Whitney Biennial 2026

Ecco qui sotto i curricula di Marcela Guerrero e Drew Sawyer diffusi dal museo.

«Marcela Guerrero è nata e cresciuta a Porto Rico e ora residente a Brooklyn. Guerrero ha conseguito un dottorato di ricerca in storia dell’arte presso l’Università del Wisconsin-Madison, lavora al Whitney da sette anni ed è stata la prima curatrice del museo a specializzarsi in arte latino-americana. Attualmente ricopre il ruolo di DeMartini Family Curator e ha curato mostre importanti come “no existe un mundo poshuracán: Puerto Rican Art in the Wake of Hurricane Maria”, nel 2022. Questa mostra ha esplorato l’impatto della devastante tempesta sull’arte portoricana contemporanea ed è stata la prima rassegna di arte portoricana in un grande museo d’arte statunitense in cinquant’anni. Guerrero ha anche co-curato “Ilana Savdie: Radical Contractions” (2023), ha fatto parte del team curatoriale che ha organizzato “Vida Americana: Mexican Muralists Remake American Art, 1925-1945” (2020) e ha curato “Pacha, Llaqta, Wasichay: Indigenous Space, Modern Architecture”, una mostra del 2018 che presentava il lavoro di sette artisti emergenti legato all’area centro e sud-americana.

Il primo novembre 2024 si aprirà al Whitney la mostra “Shifting Landscapes”, la più recente mostra di Guerrero, curata insieme a Jennie Goldstein, curatore associato della Collezione Jennifer Rubio, Roxanne Smith, assistente curatoriale senior, e Angelica Arbelaez, Rubio Butterfield Family Fellow. “Shifting Landscapes” esplora il modo in cui l’evoluzione delle questioni politiche, ecologiche e sociali motiva le rappresentazioni degli artisti del mondo che li circonda. Mentre il genere storico dell’arte del paesaggio è stato a lungo associato a panorami pittoreschi e a testimonianze documentarie del luogo, le opere raccolte in questa mostra suggeriscono un’interpretazione più ampia. Con 120 opere di oltre ottanta artisti, tratte dalla collezione del Whitney – tra cui Firelei Báez, Jean-Michel Basquiat, Jane Dickson, Gordon Matta-Clark, Amalia Mesa-Bains e Purvis Young – “Shifting Landscapes” ritrae gli effetti dell’industrializzazione sull’ambiente, affronta l’impatto dei confini geopolitici e dà forma a spazi immaginari come un modo per destabilizzare il concetto di mondo “naturale”.

Guerrero è responsabile di molte importanti acquisizioni di opere di importanti artisti legati all’area centro e sud-americana alla collezione del Whitney, tra cui Laura Aguilar, Patrick Martinez e Freddy Rodriguez. È stata inoltre determinante per le iniziative digitali e in loco in lingua spagnola del museo.
Prima del Whitney, Guerrero ha lavorato come Curatorial Fellow presso l’Hammer Museum di Los Angeles, dal 2014 al 2017. All’Hammer ha partecipato all’apprezzata mostra “Radical Women: Latin American Art, 1960-1985”, organizzata nell’ambito dell’iniziativa Pacific Standard Time della Getty Foundation: LA/LA e curata da Cecilia Fajardo-Hill e Andrea Giunta. Prima di entrare all’Hammer, ha lavorato nel dipartimento di arte latino-americana e latina del Museum of Fine Arts di Houston, dove ha ricoperto il ruolo di coordinatore della ricerca per l’International Center for the Arts of the Americas».

«Drew Sawyer Sawyer ha conseguito una laurea in Storia dell’arte e Economia presso l’Università del Wisconsin-Madison e un dottorato in Storia dell’arte presso la Columbia University. È entrato a far parte dello staff del Whitney Museum nel luglio 2023, in qualità di Curatore di Fotografia Sondra Gilman. Sawyer supervisiona la collezione di fotografia del museo ceh comprende opere dal 1900 a oggi e guida il comitato di acquisizione della fotografia.
Il 24 agosto 2024 aprirà al pubblico la prima mostra di Sawyer al Whitney, “Mark Armijo McKnight: Decreation”. Con nuove fotografie in bianco e nero, film e sculture di Mark Armijo McKnight (nato nel 1984 a Los Angeles, California; vive a New York), questa mostra, la prima personale dell’artista in un museo, si concentra sul suo lavoro in corso, Decreation. Partendo da un concetto della filosofa, attivista e mistica francese Simone Weil (1909-1943) che descrive un disfacimento intenzionale del sé, Armijo McKnight esplora questo concetto attraverso immagini di corpi e paesaggi in stati intermedi, come ad esempio figure anonime nude impegnate in giochi erotici in mezzo a un ambiente rigido. Queste fotografie trasmettono un senso di estasi e di afflizione.

Affermato curatore e storico dell’arte, nel corso della sua carriera Sawyer si è concentrato sulla fotografia degli anni Trenta e Settanta, nonché sulle storie dell’arte queer e sulle pratiche contemporanee negli Stati Uniti. Prima del Whitney, Sawyer è stato curatore di Phillip e Edith Leonian al Brooklyn Museum, dove ha organizzato mostre come “Copy Machine Manifestos: Artists Who Make Zines” (2023), la prima esplorazione approfondita dell’intersezione tra fanzine e pratiche artistiche contemporanee in Nord America.
Nel corso della sua carriera, Sawyer ha curato o co-curato mostre di rilievo, tra cui “Suneil Sanzgiri: Here the Earth Grows Gold” (2023); “Jimmy DeSana: Submission” (2022); “John Edmonds: A Sidelong Glance” (2020); “Garry Winogrand: Color” (2019); “Liz Johnson Artur: Dusha” (2019); “Art after Stonewall, 1969-1989” (2019); “Isaac Julien: Looking for Langston” (2018); “Allan Sekula: Aerospace Folktales and Other Stories” (2017); “Lucy Raven: Low Relief” (2016); e “‘Social Forces Visualized’: Photography and Scientific Charity, 1900-1920” (2011).

Sawyer ha insegnato anche alla Columbia University, alla Yale School of Art e all’Image Text Ithaca MFA Program e collabora regolarmente a volumi di studi, cataloghi di mostre, riviste e giornali. Ha organizzato e partecipato a conferenze con gli artisti Khalik Allah, John Edmonds, Liz Johnson Artur, Mark Armijo McKnight, Carlos Motta, Elle Perez, Sasha Phyars-Burgess, Laurie Simmons, Ming Smith e altri. Nel 2017 ha co-organizzato con la storica dell’arte Sarah Miller il simposio di due giorni “Reinventing Documentary Photography in the 1970s”, che ha visto il contributo di storici dell’arte, artisti e curatori».

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