La mostra “Fabio De Poli. On the road. Opere inedite 1982-2002”, a cura di Fabio Gori, visibile fino a fine agosto a Radicondoli (Siena), è stata organizzata nell’ambito del Radicondoli Festival diretto da Massimo Luconi
Il bagaglio culturale di Fabio De Poli è profondamente intriso dalla “storia dell’arte” del passato ma anche da un repertorio di immagini visive radicate tra la fine dell’Ottocento e l’Avanguardia novecentesca e tra queste c’è anche il cinema.
“Quando, a Radicondoli, – ha detto l’artista in margine alla mostra – sono entrato per la prima volta nella sala che avrebbe dovuto accogliere la mia esposizione, ho subito notato da una parte un vecchio proiettore cinematografico e da lì mi è venuto in mente di esporre questa serie di quadri raffiguranti le auto”.
Le strade su cui Fabio De Poli immagina di far viaggiare le sue auto sono quelle delle città statunitensi degli anni Quaranta e Cinquanta: auto di grossa cilindrata, dalle forme sinuose e ammiccanti, nere, bianche, gialle, rosse. Hanno enormi fari abbaglianti che proiettano grandi coni di luce gialla nel buio della notte e si lasciano dietro dense nuvole di fumo colorato.
Le silhouette di queste auto sono tratte da fotogrammi di grandi capolavori del cinema americano degli anni Quaranta e Cinquanta come Giunga d’asfalto (1940) e Intrigo internazionale (1959).
Il mondo della celluloide del XX secolo è sempre stato per l’artista una passione e molto spesso è stato, quindi, a servizio della sua pittura in quanto fonte d’ispirazione per le sue opere. I soggetti, le atmosfere, i particolari e i personaggi dei suoi dipinti nascono dalle pellicole in bianco e nero per essere poi attualizzati in contesti più contemporanei e coloristicamente vivaci. In questo caso ha tracciato i semplici contorni di queste auto – a partire da fotografie scattate allo schermo TV – con colori acrilici decontestualizzandole dal loro habitat naturale, la strada, per essere inserite su sfondi neutri, asettici, senza tempo.
Sono opere che abbracciano un arco temporale piuttosto lungo – dal 1982 al 2002 – per lo più inedite o comunque poco conosciute, dipinte su spessi cartoni oppure su legno sagomato. Sono, quindi, immagini che provengono da un mondo lontano – gli anni Quaranta – ma che nel loro passaggio verso i giorni nostri sono state “contaminate” da mondi diversi come quello di Walt Disney e della Pop Art americana; si avverte dunque un passaggio da una dimensione in bianco e nero a una dimensione colorata e moderna dove il colore è steso con campiture piatte e vibranti, gli elementi urbanistici di contorno sono scomparsi e l’auto assume quasi il ruolo di “monumento”, pura “essenza” che sin dall’epoca futurista ha coinciso con il simbolo di modernità.
Tutta la pratica pittorica di De Poli, come accennato, affonda le proprie radici nella cultura del passato in modo molto evidente, in questo caso dal passato arrivano addirittura forme molto precise (le auto) che vengono proiettate nel loro presente (il momento in cui sono state create) senza una caratterizzazione puntuale ma esclusivamente come evocazione di un altro tempo.
Sala Mostre “Sergio Pacini” via Tiberio Gazzei 24 Radicondoli – orario 10-18 escluso il martedì