«L'”ascolto generoso” è l’abilità che va oltre l’udire le parole: è l’ascolto con il cuore e con la mente, con l’intenzione di abbracciare l’apertura, il coraggio, la curiosità e la reattività». È la convinzione alla base della nascita e della missione della Vuslat Foundation, con sede principale a Istanbul, creata nel 2020 da Vuslat Doğan Sabancı, editrice e artista turca.
La messa a punto e l’approfondimento di un metodo per la pratica del Generous Listening hanno portato la fondazione a tessere collaborazioni con prestigiose università statunitensi e a lavorare alla costituzione di un campo di ricerca accademico dedicato all’ascolto.
La fondazione è approdata anche in Italia, come invitata alla Biennale Architettura del 2023, dove ha presentata un’opera di Giuseppe Penone all’Arsenale di Venezia.
Nell’intervista qui sotto Merve Çağlar, Direttrice della Vuslat Foundation, ci ha raccontato la metodologia di questa istituzione, i suoi tre pilastri operativi e i progetti per il futuro.
«La missione della Fondazione Vuslat – si legge nella presentazione dell’istituzione – è chiara: creare un mondo in cui l’ascolto generoso non sia solo un’abilità, ma uno stile di vita. […] In un mondo in rapida evoluzione e polarizzato, creare connessioni autentiche è diventato un compito complesso. Nell’era delle trasmissioni continue e dei social media, le nostre voci sono più forti che mai, ma un elemento cruciale di un dialogo significativo viene spesso trascurato.
Perché abbiamo bisogno di un ascolto generoso? Perché in mezzo a queste sfide, promuovere la comprensione, l’empatia e la connessione autentica è diventato più importante che mai. L’ascolto generoso implica l’uscita dalla zona di comfort, l’uscita dalle camere di risonanza e il coinvolgimento di opinioni, idee ed esperienze diverse. Grazie a questa abilità, scopriamo un terreno comune e sperimentiamo un profondo senso di ricongiungimento con noi stessi, gli altri e la natura».
Questa intervista è nata in occasione di una visita a “Emanet”, la mostra personale di Vuslat al Five Domes Hall del MSGSU Tophane-i Amire Cultural and Art Center di Istanbul (potete trovare l’intervista di approfondimento con la curatrice Ebru Yetiskin qui).
Come è nata la Vuslat Foundation?
Merve Çağlar: «Nel suo lavoro Vuslat Personal Journey Vuslat spiega molto bene che cosa ha significato la creazione della fondazione nel suo percorso personale e artistico. Come direttrice io sono qui fin dalla nascita dell’istituzione e posso raccontraverla dalla mia prospettiva: Vuslat è un editrice, attività storica della sua famiglia, che è stata alla guida dei maggori quotidiani della Turchia e anche di molte riviste nazionali e internazionali. Lavorando per anni in questo settore Vuslat si è resa conto della necessità di valorizzare l’ascolto tra persone. Uno dei suoi obiettivi è diventato quello di creare spazi per facilitare il fatto che le voci fossero ascoltate davvero, attraverso la creazione di contesti e piattaforme per l’espressione e la narrazione di storie con background molto vari. In particolare ha voluto garantire una forte apertura verso le storie di donne, realizzando anche workshop con focus speicifici sulla violenza sulle donne e sull’educazione dei più giovani.
Di base Vuslat ha come obettivo quello mettere a disposzione la forza che ha in qualità di edittice per la craezione di una piattaforma per la libertà di espressione e per la possibilità di un reale ascolto delle storie delle persone.
Dopo anni di esperienza lavorativa Vusalt, infatti, è arrivata alla conculsione che – sia a livello personale che sociale – essere in grado di esprimersi e avere la libertà di parola, di espressione o di raccontare storie altrui non è abbastanza. Il mondo in questo momento si trova ad affrontare temi di fondamentale importanza: dalla salute mentale alla polarizzazione, dal razzismo alla discriminazione fino all’emergenza climatica e molto altro, tutte problematiche legate al non essere in grado di ascoltare. L’abilità dell’ascolto viene data per scontata, si pensi ad esempio al fatto che ci siano dipartimenti universitari e costituzioni nazionali che proteggono la libertà di parola, ma l’ascolto è stato in qualche modo sottovalutato, perchè viene confuso con la capacità di udire.
Di fatto noi non abbiamo tempo di ascoltare, non creiamo lo spazio per farlo, c’è molta paura che ascoltando si possa scoprire un terreno comune, dei vissuti che possono accomunare, come ad esempio quelli di discriminazione, e spesso si prefeisce non ascoltare, evitare di venire a sapere qualcosa che potrebbe non piacerci o coinvolgerci.
Vuslat Foundation cerca di operare su questa lacuna attraverso la metodologia del “Generous Listening”, che può sembrare un concetto astratto, ma la fondazione è riuscita a portalo su un piano pratico ed è l’unica al mondo a esso dedicata».
Puoi spiegarci come si sviluppa il “Generous Listening”?
Merve Çağlar: «L’attività della fondazione e il “Generous Listening” si basano su tre pilastri: consapevolezza, conoscenza, pratica.
Al primo posto troviamo la necessità di incrementare la consapevolezza sul tema dell’ascolto, per esempio fare questa intervista ne è parte, così come scriverne apertamente, come nei due articoli che Vusalt ha scritto per importanti testate internazionali.
La fondazione, inoltre, cerca di essere presente a grandi eventi, come alla Biennale Architettura di Venezia del 2023, in cui siamo stati invitati da Lesley Lokko, curatrice della scorsa edizione, il cui tema era How we will live together?. Questo è uno dei grandii temi del futuro, perchè noi non sappiamo, di fatto, come costruire il futuro e architetti e designer, necessitano di creare spazi, oggetti, arredamenti e città pensando anche a come “ascoltare generosamente”. In quell’occasione, tra le varie iniziative, abbiamo invitato Giuseppe Penone a esporre l’opera The Listener con la curatela di Chus Martínez ed è stato il progetto più esteso che abbiamo fatto per aumentare la consapevolezza verso il “Generous Listening”.
Abbiamo dato vita anche a una serie di podcast – tutt’ora in corso – che ha ospitato ricercatori di Harvard e attivisti di Amnesty International e Greenpeace. Siamo poi molto presenti suoi social, in particolare su Instagram (@generouslistening)».
A questo segue la conoscenza, intesa come ricerca…
Merve Çağlar: «Il secondo pilastro è la conoscenza, quindi generare consapevolezza attorno al “Generous listening” in termini di sviluppo, prosecuzione e supporto alla ricerca. In particolare il nostro principale centro di ricerca di trova alla XXX/Tech College? dell’Università di Boston, l’unico college al mondo a occuparsi di Civic Life e in collaborazione con varie univerità. Per questi motivi per noi era particolarmente importante “insediarci” lì con la Vuslat Foundation Generous Listeing Iniziative: abbiamo creato un intero team che lavora per portare avanti la ricerca a livello scientifico, conduce attivamente la pratica dell’ascolto all’interno dell’università stessa e cerca di unire, anche attraverso simposi, ricercatori di tutto il mondo attivi su questo tema. Lo scopo è la creazione di un campo di ricerca accademica sull’ascolto».
Come si struttura, invece, la pratica?
Merve Çağlar: «La pratica costituisce il terzo pilastro del “Generous Listening”. Abbiamo provato – e lo stiamo ancora facendo – a unire differenti metodologie relative all’ascolto che già esistono nel mondo e, contemporanemate, ne abbiamo sviluppata una nostra, chiamata appunto “Generous Listening”, che rientra nella cosiddette Design Thinking Methodology, una pratica di pensiero strutturata che offre una metodologia di dialogo e interazione molto concreta e accessibile, che può essere adattata a contesti molto differenti.
Abbiamo sviluppato un programma di dodici settimane – al momento ne abbiamo anche uno di cinque – basato su indicazioni molto precise, in cui dei facilitatori formati secondo il nostro metodo seguono un gruppo di donne che si ritrova per un paio d’ore a settimana, attuano il “Generous Listening” e ne imparano il metodo. Una volta completato il percorso le partecipanti diventano “Generous Listner”, entrano a far parte della comunità delle persone che hanno appreso questo metodo, che possono applicare all’interno delle loro comunità. Un paio di volte al mese tutti i “Generous Listener” possono proseguire il programma e incontrasi. È importante che dopo la conclusione del percorso formativo i “Generous Listener” rimangano in contatto tra loro, possano sperimentare un senso di appartenenza e di fiducia verso gli altri “colleghi” per ampliare il senso del programma e portarlo avanti.
Organizzaimo workshops, ritiri e progetti con diverse comunità, ad esempio abbiamo applicato questo metodo dopo il grave terremoto in Turchia dello scorso febbraio, per supportare le donne colpite da questa tragedia e aiutarale a supportarsi a vicenda. Applichiamo il metodo anche all’interno delle università e con l’organizzazione AVPN Asian Venture Philanthropy Network, attiva soprattutto in Asia e nei Paesi del cosiddetto Global South».
Oltre alle situazioni d’emergenza, in quali contesti si tengono i workshop di Generous Listeing?
Merve Çağlar: «L’organizzazione AVPN crea in molti luoghi dei programmi pilota per gli imprenditori sociali del Sud del mondo. Il programma è sostenuto da Nippon Foundation, Bmw Foundation e Gates Foundation. Il primo evento pilota si è svolto a Istanbul e il workshop di Geneorous Listning è stato all’inizio del ritiro – un’esperienza collettiva per costruire la fiducia, un senso di comunità e consentire la vera e propria co-creazione. Il successo e l’impatto sono stati tali che è stato deciso di renderlo una parte permanente di questi ritiri con imprenditori sociali.
In ottobre, collaboreremo con un’altra organizzazione, la Synergos Foundation, per il suo ritiro europeo in Portogallo. Anche in questo caso, il workshop di Generous Listening sarà il primo giorno del ritiro, per settare il clima dei giorni successivi. Questo permette di costruire relazioni autentiche con i partecipanti, consentendo loro di condividere e co-creare.
Questo kit di strumenti per l'”ascolto generoso”, della durata di due ore, è accessibile, efficace, pratico e motiva realmente la creazione di comunità e sensibilizza sull’importanza dell’ascolto generoso mentre si pensa, si lavora e si crea insieme. Avvia una relazione genuina fondata sulla fiducia, un tipo di coinvolgimento che a volte non viene favorito da anni».
Quali sono gli obettivi per il futuro del “Generous Listening”?
Merve Çağlar: «Tra le nostre priorità ci sono il riconoscimento del “Generous Listening” come campo accademico, la prosecuzione del lavoro nei territori in cui è necessario e l’avvio di collaborazioni con altre organizzazioni.
Continuiamo a sperimentare per migliorare sempre più la capaità di adattare la nostra pratica ai diversi contesti, per poter affrontare i tanti disastri naturali e quelli causati dagli esseri umani.
Siamo anche sviluppando dei percorsi adatti alle realtà aziendali, per permettere ai lavoratori di creare connessioni più autentiche. Anche questi percorsi sono per noi importanti per diffondere una maggiore consapevolezza sul tema.
Con un team di San Francisco, inoltre, stiamo creando di misurare la variazione del livello di “Generous Listening” in una determinata realtà da quando iniziamo un progetto a quando viene concluso».